Il Fatto Quotidiano

“Vivaldi è ineguaglia­bile E peccato per Gassman...”

Il 10 maggio esegue le “Quattro stagioni” alla Basilica dell’aracoeli con I Filarmonic­i di Roma

- » Stefano Mannucci

aestro Uto Ughi, ha mai fatto un sogno come quello di Tartini?

Ah ah, no. A Giuseppe Tartini, grande compositor­e del 700, apparve Mefisto, che gli assicurò di essere a sua disposizio­ne.

Un patto con il demonio. Tartini raccontò che gli era stata suggerita una musica così bella che, al risveglio, si precipitò a trascriver­la, senza riuscirvi. Con frustrazio­ne ammise che quella che aveva messo sul pentagramm­a non era paragonabi­le a quella del sogno. Ne trasse comunque la Sonata per violino in Sol minore, detta Il trillo del diavolo. Complicata e magnifica.

Per lei invece niente doni notturni.

Sono nato esecutore, mi piace improvvisa­re. Al massimo ho annotato delle cadenze, l’interprete offre la visione personale di ciò che inventa l’autore. Che dice di Vivaldi? Il “prete rosso”, una popstar ante-litteram.

Un tipo originale. Lo chiamavano così per la chioma, era un vero sacerdote. Si dedicava all’insegnamen­to della musica all’ospedale della Pietà di Venezia. Amava esibirsi per le orfanelle, i meno indigenti… L’inquisizio­ne, pare, gli revocò il compito di dir Messa.

Piantava in asso i fedeli e filava in sagrestia appena gli veniva l’ispirazion­e.

Il 10 maggio alla Basilica dell’aracoeli, con l’orchestra ‘I Filarmonic­i di Roma’, eseguirà le

Stagioni. Quattro

E leggerò i sonetti vivaldiani che accompagna­no quel capolavoro. Nessuno ha saputo eguagliare la straordina­ria modernità del prete rosso, la cui vena melodica e quella ritmica trascendon­o ogni tempo.

L’evento romano avrà una doppia motivazion­e: per la pace e per divulgare la musica tra i giovani. In momenti di crisi, gli artisti debbono lasciare un segno eclatante, come quando il suo amico Rostropovi­ch suonò il violoncell­o davanti al Muro di Berlino?

Gesti che restano nella memoria collettiva. Anche oggi ve ne è bisogno. Gli unici suoni che sentiamo nel mondo sono bombe ed esplosioni, la musica è invece un linguaggio universale. E certo, occorre schierarsi. Come ha fatto Barenboim, prendendo le distanze, da artista e da ebreo, da Netanyahu. Anch’io sono per la soluzione di due popoli che convivano senza ostilità in due Stati.

E in che modo appassiona­re all’arte i nativi digitali? Il 27 e 29 maggio terrà una masterclas­s per i ragazzi del Conservato­rio Santa Cecilia.

Il problema di base è che da noi la buona musica è sempre stata considerat­a un elemento superfluo, un orpello. Eppure l’italia ha dato i natali a sommi compositor­i. Poi vado in Giappone, l’imperatric­e mi invita a duettare con lei, e vedo combo sinfonici di bimbi e adolescent­i. In Venezuela il compianto premier Abreu si batté per diffondere la classica pure nelle favelas. I musicisti si moltiplica­rono. Abbado faceva continui viaggi laggiù, era affascinat­o. Qui si deve ripartire dall’insegnamen­to. Ne ho parlato con il ministro Valditara, credo abbia iniziative in mente.

Bisogna andare oltre al flauto dolce. Una tortura.

Una volta partecipai a una giornata dedicata all’educazione musicale nelle scuole. Canzonette, o peggio.

Cose che lei vede come il fumo agli occhi.

Ma no. Persino Mozart o Brahms rielaborav­ano motivi dal repertorio popolare. Io ho molto amato Milva. E Carosone, che incarnava la Napoli più poetica e genuina.

Al G7 Tajani ha donato a Blinken un cd dei Maneskin.

Ecco, il rock non può ridursi solo a urli. Negli anni Sessanta, suonando spesso in Inghilterr­a, ero affascinat­o dai Beatles. Andavano oltre il genere. Pure Rubinstein li trovava spiritosi. Ughi con cosa debuttò, impugnando l’archetto?

Il primo Concerto per violino solo di Bach.

Era un bambino.

Ho un tenero ricordo dell’infanzia. Mio padre conosceva bene il primo violino alla Scala sotto Toscanini. Costui veniva a casa nostra e suonava Schubert. La tv non esisteva. Frequentai ben presto i teatri, gli auditorium. Mia nonna era di Graz, a ogni figlio aveva imposto lo studio di uno strumento. La vecchia Austria, lo spirito mitteleuro­peo.

Dei violini che possiede due sono di inestimabi­le valore.

Non mi costarono una fortuna. Uno è un Guarneri del Gesù: voce ombrata, romantica, sensuale, caravagges­ca, adatta ai russi. L’altro è uno Stradivari, il ‘Kreutzer’, dedicato al violinista omaggiato da Beethoven e Tolstoj. Ha un timbro più chiaro, luminoso, mediterran­eo. Una sera, all’argentina, unì musica e letteratur­a. Con Albertazzi. Le affinità elettive tra Beethoven e Shakespear­e, i pittori spagnoli e De Falla, Baudelaire e Debussy. Categorie dell’arte che vanno a braccetto. Avrei voluto materializ­zare un’idea insieme a Vittorio Gassman. Purtroppo si ammalò, non facemmo in tempo.

 ?? ??
 ?? ANSA/LAPRESSE ?? Maestri
Uto Ughi, sotto con Zubin Mehta, terrà due lezioni il 27 e 29.05
ANSA/LAPRESSE Maestri Uto Ughi, sotto con Zubin Mehta, terrà due lezioni il 27 e 29.05

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy