IL CURIOSO NELLA BOTOLA, LA CARITÀ CRISTIANA E LE GAMBE DELLE DAME
Da un racconto apocrifo di Gustave Flaubert. Il suggeritore di teatro è come un signore del piano di sotto che, tra l’amore al pettegolezzo, la naturale disposizione all’arte del minatore e la smania di ficcare tanto più il naso negli affari altrui quanto meno lo riguardano, abbia praticato nottetempo un buco quadrangolare nel soffitto della sua camera di scapolo, venendo a sbucare nel salone che si vede sul palcoscenico. Per darsi un contegno e crearsi all’occasione un alibi morale, finge di essere un bibliofilo appassionato e tiene ostentatamente tra le mani uno scartafaccio nella lettura del quale ha tutta l’aria di essere immerso profondamente. C’è da credere che il giorno in cui verrà scoperto da qualche personaggio meno distratto degli altri si scuserà affermando di essere bibliotecario: condizione che trae con sé l’obbligo di vivere in cima a una scaletta toccante il soffitto, con un catalogo di libri sempre pronto a essere consultato. “Mio caro signore e stimato vicino” dirà egli con accento pieno di innocente buona fede “io stesso non so comprendere come mai la metà superiore del mio corpo venga a trovarsi nel suo rispettabile appartamento. Procedendo induttivamente, ho diritto di supporre che, in un momento di distrazione causata dal profondo interesse che metto nella lettura di questo raro incunabolo, ho dato di testa contro il soffitto della biblioteca, rompendolo e passandoci attraverso senza accorgermene. Avvenimento che serve più che altro a provare la friabilità delle costruzioni moderne e che mi offre inoltre il destro di fare la sua personale conoscenza”. Ma difficilmente queste spiegazioni verranno mai fornite. Si può stare sicuri, fondandosi sull’esperienza del passato, che il signore del piano di sotto non verrà mai scoperto né interrogato da nessuno circa la sua presenza in casa altrui in ore e posizioni indebite. A volte l’appartamento superiore non è altro che una sala di tabarin, dove convengono giovanotti e signorine del bel mondo: i quali volta a volta parlano in prosa e cantano in versi, dando prova di una spensieratezza più che singolare. Le loro canzoni si concludono spesso con danze, a dire il vero alquanto ardite e scollacciate. È in queste congiunture che il nostro bibliofilo dà prova di una correttezza morale che rasenta la santità; poiché, per quanto belle siano le gambe delle damigelle che vengono esposte e agitate senza paura sul palcoscenico, l’imperturbabile signore seguita a leggere il suo libercolo, non degnandole neppure di uno sguardo. L’umanità e la carità cristiana fanno altresì difetto al curiosone del piano di sotto. Succede in qualche caso che egli si trovi ad assistere a scene veramente drammatiche e pietose: risse, bastonature, tumulti, aggressioni, ribellioni. Chiunque altro, davanti a spettacoli simili, si sentirebbe in dovere di intervenire, con la parola e l’azione: di fare opera tranquillizzante, persuadendo gli energumeni alla pace e alla sopportazione: di muoversi insomma in qualche modo. Mentre invece, dando esempio di un cinismo sfacciato, egli rimane immobile nella sua buca, eterno lettore, con le gambe in camera sua, e dalla cintola in su in casa d’altri: la parte del paciere evidentemente non fa per lui e la sua politica è quella di non impicciarsi. Qualora si tratti di un uomo infelice che si vendica dell’esistenza grama assistendo impavido allo svolgimento di quella altrui, è facile figurarsi la sua frenesia al momento in cui, non rimanendo da forare che una lievissima crosta di soffitto, egli pensa che fra un attimo saprà finalmente il luogo che si offrirà alla sua esplorazione. Non si è mai saputo, infine, cosa abbia da borbottare ininterrottamente: lo convince a questo, forse, la lunga consuetudine della vita solitaria, come succede ai vecchi scapoli.