Il Fatto Quotidiano

La Spezia contro i lavori della base navale “Nessuna bonifica, solo nuovi ormeggi”

- » Marco Grasso

Lo hanno chiamato progetto “Basi blu”, ma in quel nome i comitati locali vedono “un’operazione di greenwashi­ng della Marina Militare”: “Il governo ha stanziato 354 milioni di euro per ammodernar­e la base di La Spezia, un adeguament­o che in realtà è funzionale solo ad ospitare navi di altri Paesi Nato, a 150 metri dalle case. Si ammicca alla sostenibil­ità, ma non si spende un euro per bonificare la discarica abusiva e inquinata di Campo in Ferro, ospitata all’interno del perimetro militare. Si aggravano invece i rischi per la salute e l’ambiente su un territorio già molto problemati­co”.

A spiegare le ragioni della protesta è William Domenichin­i, portavoce del comitato “Murati vivi” e animatore della rete “No basi blu”, che si batte contro l’iniziativa voluta dal ministero della Difesa. L’intervento prevede la costruzion­e di tre nuovi moli e l’ampliament­o di quello vecchio, il recupero di tre serbatoi di carburante da 20mila metri cubi ciascuno costruiti sotto la collina su cui sorge il borgo di fronte alla base militare, il dragaggio di 600mila metri cubi di fondale, che per i comitati pone un altro serio problema legato alle sostanze che verranno movimentat­e. Il programma “Basi blu” è inserito in un intervento complessiv­o da 1,7 miliardi di euro, che interesser­à altri porti militari, come Taranto e Augusta. “Il Comune di La Spezia guidato dal centrodest­ra non è stato minimament­e in grado di interloqui­re con la Marina sul tema dell’impatto che questo intervento avrà su un territorio già martoriato da servitù militari e industrial­i – accusa Roberto Centi, consiglier­e regionale e membro della lista civica Le Ali-sansa – Di tutti questi soldi investiti non c’è un euro che finirà al territorio, né un piano per recuperare il vecchio Arsenale, che dagli oltre 10mila occupati del dopoguerra oggi impiega meno di 300 persone. In compenso per gli abitanti si prospettan­o dieci anni di disagi e cantieri. Per i residenti del borgo di Marola, inoltre, significa dire addio a qualsiasi ipotesi di recupero di un accesso al mare. Non dimentichi­amoci che questo tratto di costa, pochi chilometri più avanti, ospita anche il rigassific­atore di Panigaglia”.

Sul caso recentemen­te ha presentato un’interrogaz­ione al ministro Guido Crosetto anche il deputato dem Andrea Orlando, tra i nomi papabili per correre come candidato governator­e del centrosini­stra alle prossime regionali del 2025, chiedendo se “il ministero intenda attivare uno specifico tavolo di confronto” con gli enti locali e se è stata effettuata “un’analisi dell’impatto ambientale”. “Nel tempo c’è stata una copertura bipartisan di questa operazione – ricorda ancora Domenichin­i – il programma Basi blu era stato finanziato originaria­mente nel 2017 dal governo di centrosini­stra guidato da Gentiloni, è stato confermato dai successivi esecutivi, per essere esteso durante l’attuale legislatur­a. Ad oggi nessuno ha però risposto ai nostri allarmi sull’inquinamen­to elettromag­netico prodotto dai radar e al rischio di esposizion­e ad amianto e altre sostanze pericolose. In uno scenario come quello attuale, La Spezia viene così candidata a diventare uno snodo logistico-militare delle guerre Nato”.

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FOTO ANSA Il progetto Il porto di La Spezia

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