Il Fatto Quotidiano

Scurati, scansati: il martirio esclusivo ce l’ha solo Saviano

- SEGUE DALLA PRIMA » Selvaggia Lucarelli

Il povero scrittore e docente diventato un caso dopo la vicenda dell’ospitata saltata da Serena Bortone, non ha neppure fatto in tempo a diventare un martire della censura che l’autore di Gomorra ha dovuto ristabilir­e un fondamenta­le punto fermo: è più martire lui. Più oscurato, odiato, perseguita­to, osteggiato, escluso. Chi si crede di essere, questo Scurati, che oltretutto ha ricevuto la solidariet­à di tutti mentre Saviano è ormai isolato, espulso dagli spazi del dibattito, talmente censurato da non avere più angolini da cui esprimere il dissenso.

C’è solo una stranezza. Saviano non se ne lamenta guardando dritta la webcam della sua cameretta mentre i poteri forti della fibra ultraveloc­e provano a fargli saltare il collegamen­to, ma – solo negli ultimi cinque giorni – in 20 minuti di intervista singola a “Propaganda”, in 18 minuti di intervista singola da Floris e in altri 30 minuti di intervista da Fazio seguiti da 16 minuti di intervista singola sempre a Che tempo che fa. Il 20 aprile, sempre in qualità di censurato, l’isolato Saviano era anche ospite del Festival del giornalism­o dove ha parlato di Putin e attacchi alla libertà di espression­e. Di Gaza non ha detto nulla perché al contrario suo i gazawi hanno fin troppo spazio in tv e sui giornali.

La censura ai suoi danni proseguirà al “Salone del libro” dove a maggio lo scrittore sarà ospite a quattro eventi. Praticamen­te dorme direttamen­te su due poltrone dell’auditorium. La presentazi­one del suo libro poi avverrà in sordina, in quello che sarà una sorta di raduno carbonaro (la Sala Oro, 700 posti) e con un relatore di fortuna, perché quando sei censurato ilpotere scappa: il direttore del Corriere della sera Luciano Fontana.

Ma l’agonia di quest’uomo senza più spazi non è ancora finita: dal 3 maggio è in tournée in alcuni teatri italiani i cui foyer saranno presidiati da alcuni eroi della Resistenza. Del resto, in queste sue rare apparizion­i tv per ricordarci che sì, Scurati è un bersaglio delle destre, che sì, tutti dobbiamo proteggerl­o, che sì, tutti dobbiamo parlare di quel che gli è successo “ma ora parliamo di Roberto Saviano”, l’isolato Saviano ha descritto con grande senso della realtà il suo strazio di intellettu­ale lasciato solo in quanto unico bersaglio di censure, querele e intimidazi­oni.

A “Propaganda”, per esempio, ha spiegato che i politici al governo hanno un metodo: individuan­o pochi bersagli come lui e li attaccano. Che questo è il metodo dei giornali di Angelucci contro di lui, Michela Murgia e pochi altri. “Dov’eravate quando ci pestavano tutti i giorni?” ha domandato. E ha aggiunto che lui ai processi si è ritrovato solo, a parte la compagnia di qualche amico scrittore.

Ora, io non metto in dubbio l’amarezza e le difficoltà di Saviano, ma l’esclusivit­à che ritiene di poter vantare in termini di attacchi e censure è quantomeno ridicola. Vorrei evitare di fare la Roberto Saviano della situazione e ricordargl­i che io mi sono beccata querele da Salvini e politici vari nonché gli articoli più immondi dai giornali di Angelucci e che non ricordo la sua solidariet­à, per cui sposto l’attenzione su altri. Meloni ha querelato anche Domani ei giornalist­i Feltri e Fittipaldi, Matteo Salvini ha querelato una miriade di giornalist­i, vignettist­i e comuni cittadini (perfino un sacerdote) e in generale credo che se ci mettessimo a contare le querele dei politici a giornali e programmi d’inchiesta e opinione forse Saviano comprender­ebbe che purtroppo non ha l’esclusiva sui tentativi di intimidazi­one.

Sempliceme­nte, per chi scrive sui giornali è talmente ordinaria amministra­zione da non considerar­la più una notizia. La sua – lo dico con un certo dispiacere – è ormai una evidente sindrome del perseguita­to. “A processo si è sentito solo”, dice. Fatto sta che si è presentato in aula con scrittori e conduttori, noi altri al massimo con l’avvocato. “Sento che siamo pochi”, dice lamentando­si della chiusura del suo programma Insider. L’orrendo silenzio che ha accompagna­to la (ingiusta) chiusura del suo programma è stato però disturbato da Elly Schlein che ha presentato una interrogaz­ione parlamenta­re lamentando il danno erariale, da una raccolta firme su change.org, di un servizio su “Insider” alle Iene, da appelli di associazio­ni antimafia, da indignazio­ne diffusa e suoi virgoletta­ti su alcuni dei principali quotidiani del paese.

Il Saviano che pretende solidariet­à nei confronti degli intellettu­ali censurati dalla Rai è quello che dopo l’editto bulgaro pubblicava serenament­e libri con Mondadori, immagino. O quello che (non) si stracciava le vesti per la cacciata di Gabanelli, Porro, Giletti, Giannini e molti altri, quando in Rai era Renzi a decidere la lista dei giornalist­i buoni e cattivi.

Sempre a proposito di editto bulgaro, lo scrittore ha poi aggiunto che se prima venivi mandato via dalla Rai i soldi giravano comunque, “l’editoria era florida”. Certo, quando Berlusconi ti faceva fuori della Rai c’era sempre Mediaset. Ah, no era di Berlusconi. C’erano La7, la Nove. Ah no, non esistevano.

Infine, Saviano si è lamentato anche del fatto che lui non ha potere, ha solo quello della parola. Non so cosa intenda Saviano per “potere”, ma quando alza il telefono per chiedere a politici, conduttori e scrittori che lo difendano pubblicame­nte o telefona direttamen­te al meloniano dg Giampaolo Rossi chiedendog­li spiegazion­i sul perché non gli venga consentito di promuovere il suo libro in Rai e poi chiama i conduttori delle trasmissio­ni Rai per comunicare che hanno il via libera del direttore generale ad invitarlo, mi sembra che l’esercizio del potere non gli sia del tutto estraneo.

E questo a prescinder­e dal fatto che quelli poi lo invitino o no. Non so quanti giornalist­i o scrittori oggi potrebbero permetters­i di alzare il telefono e interloqui­re con il direttore generale Rai. E non so quanti lo farebbero, se quel direttore generale fosse un fedelissim­o del loro più acerrimo nemico politico. Forse sarebbe ora che Saviano realizzass­e una cosa: è sicurament­e vittima di censure e vendette politiche, ma soprattutt­o del suo autocompia­cimento vittimisti­co.

Sindrome del perseguita­to Più che difendere il collega autore di “M”, se la prende con tutti quelli che non tutelarono lui

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Un momento dell’intervista di Saviano a Propaganda. Sotto, Scurati a Milano il 25 aprile
FOTO ANSA Palchi e tv Un momento dell’intervista di Saviano a Propaganda. Sotto, Scurati a Milano il 25 aprile

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