Plebiscito sociale: “Pedro resta!” Sanchez si rafforza
Pedro resta!”, “No pasaràn”, “Presidente siamo con te!”. Migliaia i militanti socialisti che ieri hanno voluto far sentire il proprio sostegno al premier spagnolo, Pedro Sanchez. La sede del Partido socialista obrero espanol (Psoe) di Madrid in via Ferraz si è riempita di elettori arrivati da tutto il paese in pullman, commossi, uniti, increduli sul futuro che potrebbe attenderli lunedì, qualora il presidente dovesse decidere – dopo 5 giorni di riflessione – di lasciare la guida del governo per quella che ha definito “persecuzione personale reiterata” della destra che per mano del sindacato di ultradestra Manos Limpias ha denunciato sua moglie, Begona Gomez per corruzione e traffico di influenze. Denuncia seguita a una “campagna mediatica orchestrata dai siti di ultradestra” su questioni “già più volte smentite”, ha scritto Sanchez nella lettera ai cittadini. Ma che ha portato il giudice di Madrid a aprire un’indagine, che la Procura ha già chiesto di archiviare perché basata su ritagli di giornale. A stringersi intorno al premier tutta la direzione del Psoe: i soci di governo, da Sumar di Yolanda Diaz ai catalani. Persino l’esule indipendentista Carles Puigdemont gli ha dato solidarietà. Ha pianto a leggere la sua lettera l’altro Pedro nazionale, il regista Almodovar, autore di un editoriale sul tema per il quotidiano el diario. “Mi chiedo anche io se ne valga la pena – ha risposto alla domanda posta da Sanchez uno dei ministri a lui più vicini, Oscar Puente – e mi rispondo con la storia di mio nonno Antonio, arrestato nel 1939 per essere fucilato (dai franchisti, ndr). Si salvò, ma visse in miseria… Quando penso alla mia sofferenza, mi consolo al pensiero della sua”. Che Sanchez decida di dimettersi andando alle elezioni o rimettendo il mandato nelle mani del re, o che resti chiedendo la fiducia, la cosa certa è che ha compiuto un altro dei capolavori comunicativi che dal 2016 lo tiene al governo.