Il Vangelo secondo Antonio: “Gesù è un bel personaggio”
L’ANTICIPAZIONE Oggi esce il saggio di Spadaro su Cristo raccontato dai Vangeli: un “disadattato”, come dice il Papa, che torna protagonista al cinema con Scorsese
Anticipiamo uno stralcio dell’introduzione di Antonio Spadaro al suo ultimo libro, “Gesù in cinque sensi”, in libreria da oggi con Marsilio.
Il Cristo è un “personaggio in cerca d’autore”. Gesù è “uno, nessuno, centomila”, molto più che Vitangelo Moscarda. E con lui si capisce meglio perché in realtà il protagonista di ogni storia possa fermarsi all’improvviso, sfondare la “quarta parete”, voltarsi verso di noi e chiederci: “E voi chi dite che io sia?”...
Gesù si può intendere in molti sensi, ma che c’è sempre bisogno di avere i sensi aperti per coglierli. Gesù ha il potere di “stappare” i sensi. Per guarire un sordomuto non si rivolge a lui dicendogli: “Guarisci” o “Sii guarito”. Dice “Apriti!”. Ed ecco che subito, nel racconto, sentiamo il fragore della barriera del suono che si infrange. Sentiamo il “nodo” della lingua sciogliersi e ascoltiamo le prime parole corrette. Il guarito, infatti, non blatera più parole disarticolate, come faceva prima, ma parla con proprietà di linguaggio. Ed è solamente un esempio. Ma il “senso” è inteso anche come direzione, orientamento del cammino, dei passi – Gesù cammina tanto nel racconto dei Vangeli – e della vita, dei pensieri: convertirsi in greco si dice metanoein, alla lettera “cambiare mentalità”. E anche il senso inteso come significato, valore: ciò che rende una vita degna di essere vissuta, ad esempio.
Il diario della mia prima tappa del viaggio nella vita di Gesù ha avuto il dono della prefazione di papa Francesco. C’è un punto, in particolare, in cui il pontefice coglie un aspetto inaudito: “Per i suoi contemporanei Gesù sarebbe potuto rientrare nel paradigma dell’inadaptado, della persona che non si adatta, disadattata, che non si conforma a ciò che è ovvio”. Ha ragione Francesco, che ci fa notare poi che i suoi uscirono per andare a prenderlo, perché la gente diceva di lui: “È fuori di sé”. E alcuni dichiaravano apertamente: “È un mangione e un beone, un amico di pubblicani e di peccatori”. A volte Gesù ha reazioni dure, indignate, come quando getta per aria i banchi dei mercanti nel tempio. Non si adatta, non si conforma. Ma soprattutto viene frainteso. E montando su tutte le furie per essere stato frainteso, appunto, arriva a chiamare “Satana” quello stesso Pietro che di lì a poco identificherà come “Pietra” su cui edificare la sua Chiesa. Nella stessa prefazione il pontefice lanciava un appello agli artisti: “Abbiamo bisogno della genialità di un linguaggio nuovo, di storie e immagini potenti, di scrittori, poeti, artisti capaci di gridare al mondo il messaggio evangelico, di farci vedere Gesù”. Ho inviato quella prefazione a Martin Scorsese e lui ha sentito che doveva rispondere. Non con un saggio, ma da regista, con una sceneggiatura, “qualcosa che catturi l’occhio e la mente in modo inaspettato”. Ricordo che sono rimasto sconvolto da questo gesto: “È la base per un film” su Gesù, ha aggiunto...
Lavorando a quel film, Scorsese deve fare i conti anche con la libertà di Gesù. Nel suo L’ultima tentazione di Cristo (1988), tratto dal romanzo di Nikos Kazantzakis, il figlio di Dio è tentato non dal potere o da qualcosa di diabolico, ma dalla “normalità” della vita. Io ho fatto i miei conti con la libertà di Gesù: un Cristo re che muore crocifisso come uno schiavo. Ma questo è il punto. Nel Vangelo si gioca la libertà. Chi ha scritto i quattro Vangeli ha dovuto confrontarsi con la libertà di Gesù. Il Figlio di Dio, il Maestro non è un replicante divino paracadutato sulla terra per essere il portavoce dell’eterno per orecchie umane. È Dio ed è uomo. E la sua storia è una trama che non avrebbe senso senza la libertà. Non basta la carne per essere umano.
Ci vuole la libertà. Matteo, Marco, Luca e Giovanni non sono solamente grandi scrittori, bensì eroi che hanno saputo mostrare la libertà di Dio che viene cosparso di olio profumato da Maria di Betania, che guarisce un cieco impastando il fango con la saliva, che domanda ai suoi di essere gustosi come il sale, che chiede l’ascolto della buona notizia del Vangelo, che tocca e sana. In cinque sensi, dunque... Chi ancora avesse difficoltà a capirlo, basta che guardi Il Vangelo secondo Matteo di Pier Paolo Pasolini. Lì c’è tutto: c’è l’“immediatezza” di Gesù, per usare un termine che ho capito essere molto caro a Scorsese. Anch’io ammetto la fascinazione per questa immediatezza di Gesù che ancora cerco. “Voi chi dite che io sia?”, appunto. Una domanda del genere può porla solo un uomo libero, o un mitomane. E per uomo libero intendo uno che crede non solo nella propria libertà, ma anche in quella di chi gli sta accanto, che deve essere libero di credergli o meno. Per questo continuo a scrivere su Gesù: ho bisogno di seguire con la mia penna l’azione libera di Dio, e di farlo, da miope quale sono, con gli occhi attaccati al mio personaggio preferito.
DI CARNE IL MESSIA PUÒ “STAPPARE” I SENSI A NOI CIECHI&SORDI