Il Fatto Quotidiano

“Hamas ha ucciso anche i miei genitori Ora chiedo solo un accordo per la pace”

NON AVEVA MAI FATTO POLITICA, OGGI GIRA I PUB E LE SINAGOGHE INGLESI CON UN PALESTINES­E

- » Sabrina Provenzani LONDRA

“Quando abbiamo cercato di contattarl­i, i messaggi non venivano più recapitati. Ansiosamen­te, abbiamo cercato di ottenere informazio­ni attraverso vari mezzi e, qualche ora dopo, siamo riusciti a metterci in contatto con una vicina che si era nascosta con i suoi figli in un armadio durante l'attacco. Dalla sua finestra poteva vedere che la casa dei miei genitori era completame­nte bruciata”. Magen Inon ha raccontato così, sul Guardian, il momento in cui ha capito che i suoi genitori Yakov e Bilha erano stati massacrati nell’attacco di Hamas del 7 ottobre.

Vive a Londra con la sua compagna e i tre figli piccoli. Insegnante, non è mai stato un attivista per la pace prima di quel giorno. Ma il senso che ha trovato a quella perdita è battersi perché non accada ad altri. “Mi sono unito all’alliance for Middle East Peace, un gruppo di pressione internazio­nale che lavora con pacifisti israeliani e palestines­i. Vado in scuole, sinagoghe, pub, sempre con un amico e attivista palestines­e. Anche il solo fatto che siamo insieme cambia l’approccio, perché con la nostra mera presenza sfatiamo un primo mito, che il dialogo non sia possibile. Lo è anche quando è duro e doloroso: non abbiamo risposte facili, ma rispondiam­o a qualsiasi domanda”.

I pacifisti come lei rischiano di essere odiati da entrambe le parti: Lei come è visto da alcune frange della comunità ebraica britannica?

Beh, diciamo che quelli a cui non piaccio non mi invitano.

Come valuta i dati che parlano di un enorme aumento dell’antisemiti­smo?

Antisemiti­smo e islamofobi­a sono fenomeni gravi e reali. Ma i media enfatizzan­o anche episodi minori: un manifestan­te che indossa la kefiah e grida ‘Palestina libera’ non sta necessaria­mente invocando la distruzion­e di Israele. Magari sta solo esprimendo la sua solidariet­à per la sofferenza dei palestines­i.

Un mese fa lei ha rivolto un appello ai Paesi del G7, e in particolar­e alla presidenza italiana.

Sì, e lo scorso mese una nostra delegazion­e ha avuto un incontro al ministero degli Esteri a Roma. Chiediamo al G7 di fare pressione per il cessate il fuoco e il rilascio degli ostaggi, che sono la priorità. E poi la creazione di un soggetto multinazio­nale che lavori ad una soluzione politica a lungo termine, e il coinvolgim­ento della società civile nella creazione di una volontà politica di pace. Non siamo un partito, ma un movimento in crescita: il 1° luglio lanceremo la nostra piattaform­a nel maggiore stadio israeliano.

Ma come pensate di convincere il governo Netanyahu e Hamas?

Non faccio politica, ma è evidente che la via militare non sta funzionand­o, e che Israele è ancora meno sicuro. Quando mi accusano di essere naïf, sorrido: tutti i conflitti della storia alla fine si sono conclusi. Ma gli interlocut­ori, da entrambe le parti, non possono essere ’’ quelli al potere ora: bisogna aprire a una coalizione che includa anche i Paesi arabi. Nel 1977 il presidente egiziano Sadat e il primo ministro israeliano Begin illustraro­no insieme alla Knesset i loro piani per gli accordi di Camp David. Begin disse: “La storia ci insegna che la guerra è evitabile, la pace inevitabil­e”.

Però il moderno stato di Israele basa molto della sua economia sull’industria della sorveglian­za e delle armi, entrambe sviluppate e testate grazie all’occupazion­e. Ha davvero interesse alla pace? È verissimo, in gran parte è così. Ma mio padre era una agronomo, e ha selezionat­o una variante di sesamo, una di anguria, una di grano, che ora portano il suo nome, e che possono crescere praticamen­te ovunque, rivoluzion­ando la produzione. La ricerca israeliana è anche questo.

Cosa le hanno lasciato i suoi genitori?

Per tutta la sua vita adulta mio padre ha coltivato il deserto. Mi ha insegnato la quieta fiducia che, se fai tutto bene, se concimi nel modo giusto, e pianti i semi al momento opportuno, anche il deserto porta frutti. E questo dipende da te. Poi devi sperare che piova. Sperare malgrado la siccità. Fiducia nel lavoro, e speranza. Mia madre era una insegnante di arte alla scuola materna. Da lei ho imparato che la Bellezza si crea anche dagli scarti.

‘‘ Sono stato anche a Roma, la presidenza italiana del G7 deve premere sulle due parti Magen Inon

 ?? ?? Insieme Magen Inon con la madre Bilha e il padre Yakov, uccisi da Hamas il 7 ottobre scorso nel villaggio di Netiv Haasara
Insieme Magen Inon con la madre Bilha e il padre Yakov, uccisi da Hamas il 7 ottobre scorso nel villaggio di Netiv Haasara

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