Il Fatto Quotidiano

“Questione morale addio: la disonestà è una risorsa”

- » Antonello Caporale

Professor Esposito, tutto d’un tratto la casta è come sparita. La questione morale non sembra più principio costituent­e della vita politica. L’etica pubblica ridotta a un dettaglio, quasi un tema d’affezione per pochi inguaribil­i nostalgici.

Può apparire paradossal­e: da un lato la “casta” – il ceto politico profession­ista, nato e cresciuto all’interno dei partiti – si è effettivam­ente assottigli­ato, spesso sostituito da un personale politico improvvisa­to e sprovvedut­o. Ma è rimasto, se non aumentato, il malcostume politico al quale il termine “casta” alludeva.

Si invoca il garantismo, inteso però come perenne lasciapass­are. Chi si oppone, come questo giornale, è definito al meglio come giustizial­ista, o - peggio - come manettaro.

Il garantismo, nel suo significat­o autentico, è una cosa seria. Ma poi è diventato un alibi per difendere un ceto politico spesso disonesto e corrotto. Oggi la disonestà è considerat­a un’opportunit­à, quasi una risorsa, per chi amministra la cosa pubblica. Per questo non è neanche avvertita come reato da chi l’esercita, ma come un dato naturale, connesso alla gestione del potere.

Il ministro per le Politiche agricole aumenta di 83 (ottantatré!) membri il suo staff. Silenzio. La ministra Santanchè è coinvolta in inchieste giudiziari­e di primo livello. Illesa. Sgarbi, dimissiona­to a forza da

sottosegre­tario, viene premiato con la candidatur­a in Europa nel partito della premier.

Che tutto ciò appaia normale, è un effetto del rovesciame­nto ottico in base al quale l’esigenza di onestà, per coloro che esercitano il potere, pare meno vincolante, rispetto a coloro che quel potere lo subiscono. Quando dovrebbe essere il contrario. Un illecito da parte del ceto politico è ben più grave perché, oltre gli interessi della collettivi­tà, colpisce il patto costitutiv­o su cui si regge la comunità.

Questa rilassatez­za morale è un lascito dell’età berlusconi­ana o piuttosto la matrice dell’italietta di sempre?

In una prospettiv­a di lungo periodo, c’è la storia di un Paese che non ha conosciuto né Riforma né Rivoluzion­e. Ma l’ultimo trentennio ha segnato un passaggio negativo nella coscienza civile dell’italia repubblica­na. Paradossal­mente è accaduto dopo Tangentopo­li. Ciò nasce dal fatto che la distruzion­e dei partiti ha avuto effetti ambivalent­i. La mancanza di partiti centralizz­ati ha prodotto una diffusione di poteri locali incontroll­ati ancora più spregiudic­ati.

Fino a quando è stato all’opposizion­e il partito della premier interpreta­va il bisogno della pulizia morale. Giunto al governo lascia intendere l’opposto.

Il partito di Almirante appariva intransige­nte sul piano della pubblica moralità. Del resto la sua lontananza dal governo costituiva una sorta di garanzia rispetto a possibili tentazioni. La stessa premier ha dichiarato che il suo impegno politico è nato dallo sdegno per la morte di Borsellino, egli stesso uomo di destra. Poi, una volta al governo, ha ritenuto che circondars­i di un personale politico fedele fosse più importante che pretendere un adeguato costume morale alla cerchia dei collaborat­ori e degli alleati più stretti. Un grave errore, che finirà prima o poi per pagare.

Il centrodest­ra ogni volta che è chiamato a rispondere di questo tema invoca il vizio compensati­vo. Dice sottovoce o accusa a pieni polmoni: anche la sinistra ruba, è corrotta o sempliceme­nte coinvolta. E così finiscono la discussion­e e la partita.

Effettivam­ente anche a sinistra la questione morale è tutt’altro che chiusa. Ma ciò non giustifica l’atteggiame­nto della destra. Si dovrebbe competere al rialzo.

C’era una volta la società civile. Almeno lei, professore, ha capito dov’è finita?

Non illudiamoc­i. La società civile non è mai stata tanto diversa da quella politica, che di fatto da essa proviene. E poi un’ampia fetta di ‘società civile’ considera l’attuale crisi etico-politica irreversib­ile, almeno per ora. Nulla come la riforma morale degli Italiani sarebbe necessaria. Ma non pare sia alle porte.

‘‘ La nuova casta si nasconde dietro l’alibi del garantismo

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FOTO ANSA Impunità Daniela Santanchè e Vittorio Sgarbi, candidato con FDI

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