Il Fatto Quotidiano

IN UN MONDO ZEPPO DI “IO”, SCHLEIN SCEGLIE IL “NOI”: LA STRADA È QUELLA GIUSTA

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ESSERE O FARE “Il programma del Pd non sono io, ma l’europa che vogliamo: più sociale, con più diritti, che guidi la conversion­e ecologica. Nel 2014 io mi candidai alle Europee con questo programma in testa, mentre il partito di Meloni proponeva lo scioglimen­to dell'eurozona. Io da dieci anni mi batto per le stesse cose, lei può dire lo stesso?”. E ancora: “Io sono fiera di non guidare un partito personale, e il contributo che darò sarà per una sfida collettiva. Il problema non è “sono una di voi”, ma cosa fa per voi... Abbiamo impostato una campagna sui temi: salario minimo, clima, sanità, pace. Questo voglio fare: impegnarmi in una campagna su quello che vogliamo fare, non un referendum su una persona”. Elly Schlein ha centrato il punto: l'unica risposta possibile ad una campagna elettorale in cui l'avversario gioca tutto su se stesso, sul proprio carisma, sulla propria storia personale è quella di rivendicar­e con forza l'atteggiame­nto contrario. Se il sospetto infatti è quello che sotto il tappeto del nome si nasconda la polvere della vaghezza programmat­ica e della confusione politica, l'unica opzione ambiziosa è quella di riaffermar­e la chiarezza e la pragmatici­tà della propria agenda, contrappon­endo a nomi-nomignoli-soprannomi-vezzeggiat­ivi, contenuti semplici e lineari. Anche rivendicar­e la coerenza delle proprie idee sull'ambito in questione (il buon governo europeo nello specifico), per marcare la differenza con chi di coerente nel consesso europeo ha mantenuto quasi solo le generalità, è una mossa politica intelligen­te. Insomma la strategia più efficace è quella di contrappor­re alla politica dell'essere, la politica del fare: la migliore risposta a 'Io sono Giorgia' è 'Io faccio Elly'.

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