Bentornato Parma Vent’anni dopo Tanzi Nuovo inizio di una protagonista anni 90
Il Parma che torna in Serie A con la proprietà americana di Kyle Krause (che con la Krause Group governa una diversificata serie di business che vanno dall’immobiliare all’agricoltura, dal turismo al vino, dalla logistica allo sport) riporta alla memoria il decennio di gloria vissuto dal club a fine Millennio negli anni d’oro dell’era Tanzi che si sarebbe drammaticamente conclusa nel 2003 col crac Parmalat e la condanna del patron Calisto Tanzi a 18 anni per bancarotta fraudolenta. Se la fine di Tanzi e lo scandalo che l’accompagnò furono spaventosi, il decennio che il Parma visse dal 1991 al 2000 dopo che Tanzi, alla morte del presidente Ernesto Ceresini (il 4 febbraio 1990 alla vigilia della prima promozione in serie A del club con Nevio Scala allenatore), rilevò la società che già sponsorizzava col marchio Parmalat dal 1986, fu un decennio sportivo di assoluto splendore.
Per sommi capi. Già al primo anno di A, grazie agli acquisti di Taffarel, Grun e Brolin, il Parma ottiene un 6° posto che lo qualifica alla Coppa Uefa. L’anno dopo, mentre la campagna di rafforzamento
procede con Benarrivo e Di Chiara, il Parma conquista il primo trofeo della sua storia a spese della Juventus di Trapattoni: sconfitto 1-0 a Torino, il Parma vince 2-0 il match di ritorno (con gol di Melli e Osio) e conquista la Coppa Italia.
L’inatteso trionfo mette le ali al club. Tanzi, già impegnato a nascondere a tutti le difficoltà finanziarie del proprio impero, non bada a spese, ingaggia il bomber colombiano Asprilla e nel 1992-93 porta il Parma in Coppa delle Coppe a Wembley (3-1 all’anversa, gol di Minotti, Melli e Cuoghi). Il Parma è ormai a tutti gli effetti un club di prima grandezza non solo del calcio italiano. Indossarne la maglia è motivo di prestigio, nelle stagioni seguenti il club arruola Zola, Dino Baggio, Couto e Sensini e nell’inverno del ’94 arriva il secondo trofeo europeo con la Supercoppa Uefa strappata al Milan di Capello battuto 2-0 a San Siro con gol di Sensini e Crippa. E a fine stagione altra finale di Coppa delle Coppe a Copenaghen contro l’arsenal di Seaman, Adams e Campbell, questa volta persa (1-0).
Il calcio italiano domina l’europa. Lo dimostra la finale di Coppa Uefa che l’anno dopo vede affrontarsi in doppia sfida Juventus e Parma. È la Juve di Vialli e Del Piero, Roberto Baggio e Ravanelli, la Juve di Lippi che il Parma sottomette vincendo 1-0 all’andata con gol di Dino Baggio e impattando 1-1 al ritorno sempre con Dino Baggio goleador. Coppa Uefa in bacheca. L’arrivo di campioni procede a getto continuo: il Pallone d’oro Stoichkov e poi Thuram, Chiesa e Crespo. Dopo una stagione non esaltante, nell’estate del ’96 Scala se ne va e a prenderne il posto è Ancelotti. Due stagioni senza trofei gli costano però la panchina a favore di Alberto Malesani, tecnico rampante ex Chievo e Fiorentina, che arriva a Parma assieme a Veron, Boghossian e Fuser e subito realizza il double: Coppa Uefa (3-0 al Marsiglia in finale a Mosca) e Coppa Italia a spese della Fiorentina. Malesani fa sua anche la Supercoppa italiana superando 2-1 il Milan di Zaccheroni, ma l’impero Parmalat ha ormai iniziato ad andare in pezzi e il grande crac è in arrivo. La fine, preannunciata dalle cessioni di Veron, Chiesa, Crespo, Buffon e Thuram, la ricordate tutti.
Oggi a un quarto di secolo di distanza il Parma prova ancora a tornare grande. A Kyle Krause l’augurio di vincere come Tanzi ma senza fare la fine di Tanzi. Perché vincere è importante, sì, ma non è la sola cosa che conta.