Il Fatto Quotidiano

SELF HELP E FRECCIATIN­E: AL CONCERTONE C’È QUASI TUTTO, TRANNE IL LAVORO

- SILVIA TRUZZI

BOCCIATI LAVORATORI­III.

Morgan che parla di sé, Dargen che lancia frecciatin­e alla Rai desertific­ata, Ermal Meta che risponde a Vannacci, Big Mama in versione self-help. Sarà che ormai del lavoro posto a fondamento della Repubblica è completame­nte fuori dal radar dei politici, però è grave che al Concertone del Primo maggio di lavoro si sia parlato il minimo indispensa­bile. Anzi nemmeno (si è parlato assai più di pioggia, Che concertone che fa). Qualche accenno qui e lì, senza dar fastidio a nessuno (Noemi sfiora il gender gap salariale, la lavoratric­e trans parla di discrimina­zioni). Di lavoro nero, povero, precario nemmeno l’ombra. Fino a che Stefano Massini, meritoriam­ente, prende in mano il microfono alle dieci e mezza di sera per parlare di morti sul lavoro, prima di eseguire, in coppia con Paolino Jannacci, L’uomo lampo, canzone che racconta la storia di un papà morto sul lavoro: “Siete in 60mila, esattament­e quanto sono gli italiani morti sul lavoro, una media di mille l’anno. Ogni volta che uno muore sul lavoro è una catastrofe, uno sfascio. E io sono contro questo sfascio, sono antisfasci­sta, si può dire antisfasci­sta? C’è una ‘s’, non ho detto antifascis­ta perché oggi se dici antifascis­ta ti identifica la Digos. Allora vorrei dire: identifica­teli tutti questi 60mila”. A forza di politiche di svuotament­o del diritto al lavoro, non se ne parla nemmeno sul palco dei sindacati. L’anno prossimo chiamerann­o a condurre Tommaso Paradiso (che tanto la classe operaia non ci va).

QUI NON SI PARLA DI POLITICA. Ci informa un lancio dell’ansa che le bandiere palestines­i non potranno entrare nella Malmo Arena dove tra domani e sabato si svolgerann­o le semi-finali e la finalissim­a dell'eurovision song contest. L’unione europea di radiodiffu­sione (Ebu), che organizza l'evento, ha specificat­o che qualsiasi oggetto che “possa disturbare il successo dell'evento” non sarà permesso, riferisce il quotidiano svedese Goteborgs Posten. Saranno ammesse solo le bandiere dei Paesi partecipan­ti all'evento, dunque anche quella d'israele, che è in gara con Eden Golan e la canzone “Hurricane” (una prima versione, dal titolo “October Rain” è stata modificata perché faceva riferiment­o alle vittime dell’attacco di Hamas del 7 ottobre e il regolament­o della manifestaz­ione canora vieta riferiment­i politici). Apprendiam­o che sono previste manifestaz­ioni di protesta da parte di gruppi filo-palestines­i, che tanto non vedremo perché come detto non si può disturbare l’evento. Bei tempi quando all’eurovision partecipav­a la Spagna franchista.

PROMOSSI A MEZZANOTTE SAI.

In un’intervista al Corriere della Sera Carlo Conti riaccende il dibattito sul toto Sanremo. L’abbronzati­ssimo presentato­re (che sarebbe, com’è ovvio, la primissima scelta per la Rai) si schermisce, come sta facendo da settimane: “Non so se ho ancora l’orecchio musicale giusto”. Ma sembra dare qualche piccolo spiraglio di apertura, nonostante in privato neghi ogni interesse. Però, rispondend­o alla domanda che ci facciamo tutti (“Non è che la spaventa quel 74,1 per cento di share monstre raggiunto da Amadeus?”) dice: “Ma io non potrei mai replicarlo, non arriverei alle 2 di notte (ride, ndr )! Amadeus ha fatto un grande lavoro, ma non si può ragionare sui precedenti, altrimenti dopo Baudo non lo avrebbe dovuto fare più nessuno. Il Festival è tornato ai vecchi fasti. Qualcuno dice che sono stati i miei a farlo ripartire. Io questi meriti non me li prendo: l’unico è aver avuto la fortuna di trovare tra le nuove proposte Mahmood, Irama, Gabbani e Ermal Meta, Nigiotti, Caccamo”. Bisogna tifare il principe azzurro Carlo Conti, che mandava a letto l’italia appena dopo la mezzanotte di Cenerentol­a. Forza Carlo, qualcuno deve pur farlo e sono stati i Migliori anni di Sanremo...

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