SELF HELP E FRECCIATINE: AL CONCERTONE C’È QUASI TUTTO, TRANNE IL LAVORO
BOCCIATI LAVORATORIIII.
Morgan che parla di sé, Dargen che lancia frecciatine alla Rai desertificata, Ermal Meta che risponde a Vannacci, Big Mama in versione self-help. Sarà che ormai del lavoro posto a fondamento della Repubblica è completamente fuori dal radar dei politici, però è grave che al Concertone del Primo maggio di lavoro si sia parlato il minimo indispensabile. Anzi nemmeno (si è parlato assai più di pioggia, Che concertone che fa). Qualche accenno qui e lì, senza dar fastidio a nessuno (Noemi sfiora il gender gap salariale, la lavoratrice trans parla di discriminazioni). Di lavoro nero, povero, precario nemmeno l’ombra. Fino a che Stefano Massini, meritoriamente, prende in mano il microfono alle dieci e mezza di sera per parlare di morti sul lavoro, prima di eseguire, in coppia con Paolino Jannacci, L’uomo lampo, canzone che racconta la storia di un papà morto sul lavoro: “Siete in 60mila, esattamente quanto sono gli italiani morti sul lavoro, una media di mille l’anno. Ogni volta che uno muore sul lavoro è una catastrofe, uno sfascio. E io sono contro questo sfascio, sono antisfascista, si può dire antisfascista? C’è una ‘s’, non ho detto antifascista perché oggi se dici antifascista ti identifica la Digos. Allora vorrei dire: identificateli tutti questi 60mila”. A forza di politiche di svuotamento del diritto al lavoro, non se ne parla nemmeno sul palco dei sindacati. L’anno prossimo chiameranno a condurre Tommaso Paradiso (che tanto la classe operaia non ci va).
QUI NON SI PARLA DI POLITICA. Ci informa un lancio dell’ansa che le bandiere palestinesi non potranno entrare nella Malmo Arena dove tra domani e sabato si svolgeranno le semi-finali e la finalissima dell'eurovision song contest. L’unione europea di radiodiffusione (Ebu), che organizza l'evento, ha specificato che qualsiasi oggetto che “possa disturbare il successo dell'evento” non sarà permesso, riferisce il quotidiano svedese Goteborgs Posten. Saranno ammesse solo le bandiere dei Paesi partecipanti all'evento, dunque anche quella d'israele, che è in gara con Eden Golan e la canzone “Hurricane” (una prima versione, dal titolo “October Rain” è stata modificata perché faceva riferimento alle vittime dell’attacco di Hamas del 7 ottobre e il regolamento della manifestazione canora vieta riferimenti politici). Apprendiamo che sono previste manifestazioni di protesta da parte di gruppi filo-palestinesi, che tanto non vedremo perché come detto non si può disturbare l’evento. Bei tempi quando all’eurovision partecipava la Spagna franchista.
PROMOSSI A MEZZANOTTE SAI.
In un’intervista al Corriere della Sera Carlo Conti riaccende il dibattito sul toto Sanremo. L’abbronzatissimo presentatore (che sarebbe, com’è ovvio, la primissima scelta per la Rai) si schermisce, come sta facendo da settimane: “Non so se ho ancora l’orecchio musicale giusto”. Ma sembra dare qualche piccolo spiraglio di apertura, nonostante in privato neghi ogni interesse. Però, rispondendo alla domanda che ci facciamo tutti (“Non è che la spaventa quel 74,1 per cento di share monstre raggiunto da Amadeus?”) dice: “Ma io non potrei mai replicarlo, non arriverei alle 2 di notte (ride, ndr )! Amadeus ha fatto un grande lavoro, ma non si può ragionare sui precedenti, altrimenti dopo Baudo non lo avrebbe dovuto fare più nessuno. Il Festival è tornato ai vecchi fasti. Qualcuno dice che sono stati i miei a farlo ripartire. Io questi meriti non me li prendo: l’unico è aver avuto la fortuna di trovare tra le nuove proposte Mahmood, Irama, Gabbani e Ermal Meta, Nigiotti, Caccamo”. Bisogna tifare il principe azzurro Carlo Conti, che mandava a letto l’italia appena dopo la mezzanotte di Cenerentola. Forza Carlo, qualcuno deve pur farlo e sono stati i Migliori anni di Sanremo...