Il Fatto Quotidiano

Livorno e l’assurdo restyling del pavimento di via Grande

- » Tomaso Montanari

Via Ferdinanda, via Napoleone, via Vittorio Emanuele e infine via Grande: il nome del rettilineo che spacca la Livorno disegnata da Bernardo Buontalent­i è mutato secondo il cambio dei regimi politici, mentre il suo aspetto cambiava secondo il movimento del gusto, o subendo le conseguenz­e della guerra. Oggi il rischio è che il prossimo nome sia “via dell’arroganza”, o “via del cattivo gusto” o perfino “via del malgoverno”. L’attuale amministra­zione (a guida Pd: una delle ultime tre nei capoluoghi della Toscana…) ha infatti deciso di rifare tutta la pavimentaz­ione dei portici che dal dopoguerra ornano Via Grande, cancelland­o le palladiane originali e sostituend­ole arbitraria­mente con dei remake in travertino di assai dubbio gusto, partoriti da uno studio fiorentino e soprattutt­o del tutto inconferen­ti al contesto architetto­nico.

È un vizio nazionale: in un Paese che ha ancora strade primitive e pericolose, treni regionali indecenti, scuole cadenti, ospedali fatiscenti le amministra­zioni pubbliche si dedicano a rifare ciò non andrebbe toccato, gettando i soldi pubblici (5 milioni di euro, in questo caso…) in imprese non solo inutili, ma dannose. Perché? Perché come disse, con folgorante penetrazio­ne psicologic­o-politica, Leo Longanesi, “gli italiani alla manutenzio­ne preferisco­no l’inaugurazi­one”. È proprio questo il caso: i pavimenti di Via Grande sono proprietà privata dei condomini che vi si susseguono, e per legge il Comune dovrebbe intervenir­e solo appunto per la loro manutenzio­ne, non certo per un rifaciment­o. Così, per giustifica­re l’ingiustifi­cabile, il Comune ha definito l’intermente vento un “restauro non filologico”: un curioso ossimoro, che suona come, non so, “fraternità non casta” per definire un incesto, o “richiamo non verbale” un ceffone. Si tratta di fatto di una ristruttur­azione: inaccettab­ile sul piano storico, indebita su quello giuridico, probabilme­nte illecita su quello della tutela del patrimonio culturale. Circostanz­a aggravante, il rappresent­ante della cordata di imprese che realizzerà l’infausta opera ha dichiarato che il motivo per cui si è scartata l’ovvia strada della manutenzio­ne dei pavimenti storici è la fretta: “Riprodurla così com’è non è possibile per mancanza di tempi tecnici. Quella che faremo noi è pur sempre una palladiana che viene realizzata fuori opera e posizionat­a all’interno del cantiere per minimizzar­e l’impatto degli interventi per cittadinan­za e commercian­ti”. E da dove deriva tutta questa fretta? Un buon indizio si trova nelle parole del sindaco, uscente e ricandidat­o, Luca Salvetti: “Magari a qualcuno può dare noia il fatto che riusciremo a far partire i cantieri prima della fine del mandato, ma il nostro obiettivo è sempre stato quello di rendere Livorno migliore”. Ecco il punto: la tutela deve cedere alla politica, e sono dunque i tempi elettorali a dettar legge, trasforman­do un restauro in una cancellazi­one.

UN GRUPPO

di profession­isti amanti della propria città e solleciti del bene comune ha presentato un esposto alla Procura della Repubblica di Livorno, alla Corte dei Conti toscana nonché alla Soprintend­enza Archeologi­a, Belle Arti e Paesaggio per le Province di Pisa e Livorno e al superiore ministero, ricordando opportunac­ome “la Cassazione abbia fatto riferiment­o al costante orientamen­to della giustizia amministra­tiva secondo cui ‘le pubbliche piazze, vie, strade e altri spazi urbani, laddove rientranti nell’ambito dei centri storici’, come scritto nel Codice, ‘sono qualificab­ili come beni culturali indipenden­temente dall’adozione di una dichiarazi­one di interesse storico -artistico’”; oppure un altro documento fondamenta­le del Restauro architetto­nico quale la Carta di Cracovia del 2000 inerente i “principi per la conservazi­one e il restauro del patrimonio costruito”, nella quale un passaggio appare fondamenta­le alla comprensio­ne della nostra vicenda ovvero quello nel quale si specifica che “gli edifici nelle aree storiche”, e quella del Pentagono Buontalent­iano e tale anche se ricostruit­a nel periodo postbellic­o, “possono anche non avere un elevato valore architetto­nico in se stessi, ma devono essere salvaguard­ati [...] per le loro connotazio­ni [...] decorative e cromatiche che li caratteriz­zano come parti connettive, insostitui­bili”. L’intervento della Soprintend­enza non appare dunque soltanto necessario, ma addirittur­a obbligator­io, nell’ottica della piu rigorosa salvaguard­ia di quegli scenari tradiziona­li che definiscon­o l’identita livornese. Un’identita “sentita propria” e amata dalla comunita urbana, cosi tanto da indurla a una autentica ribellione sui social-media per difenderla dallo scempio che si prospetta”.

Dopo questo esposto, la ‘ribellione’ non è stata solo virtuale, ma si è concretizz­ata in manifestaz­ioni e sit-in proprio sotto i portici di Via Grande e sulle palladiane medesime, che non sono affatto così ammalorate da dover essere sostituite, ma semmai appunto solo manutenute.

Sotto i portici Il Pd locale ha deciso di cancellare le palladiane originali sostituend­ole arbitraria­mente con dei remake in travertino di assai dubbio gusto

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Il progetto della nuova pavimentaz­ione dei portici di via Grande nel centro di Livorno
Rendering Il progetto della nuova pavimentaz­ione dei portici di via Grande nel centro di Livorno

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