Livorno e l’assurdo restyling del pavimento di via Grande
Via Ferdinanda, via Napoleone, via Vittorio Emanuele e infine via Grande: il nome del rettilineo che spacca la Livorno disegnata da Bernardo Buontalenti è mutato secondo il cambio dei regimi politici, mentre il suo aspetto cambiava secondo il movimento del gusto, o subendo le conseguenze della guerra. Oggi il rischio è che il prossimo nome sia “via dell’arroganza”, o “via del cattivo gusto” o perfino “via del malgoverno”. L’attuale amministrazione (a guida Pd: una delle ultime tre nei capoluoghi della Toscana…) ha infatti deciso di rifare tutta la pavimentazione dei portici che dal dopoguerra ornano Via Grande, cancellando le palladiane originali e sostituendole arbitrariamente con dei remake in travertino di assai dubbio gusto, partoriti da uno studio fiorentino e soprattutto del tutto inconferenti al contesto architettonico.
È un vizio nazionale: in un Paese che ha ancora strade primitive e pericolose, treni regionali indecenti, scuole cadenti, ospedali fatiscenti le amministrazioni pubbliche si dedicano a rifare ciò non andrebbe toccato, gettando i soldi pubblici (5 milioni di euro, in questo caso…) in imprese non solo inutili, ma dannose. Perché? Perché come disse, con folgorante penetrazione psicologico-politica, Leo Longanesi, “gli italiani alla manutenzione preferiscono l’inaugurazione”. È proprio questo il caso: i pavimenti di Via Grande sono proprietà privata dei condomini che vi si susseguono, e per legge il Comune dovrebbe intervenire solo appunto per la loro manutenzione, non certo per un rifacimento. Così, per giustificare l’ingiustificabile, il Comune ha definito l’intermente vento un “restauro non filologico”: un curioso ossimoro, che suona come, non so, “fraternità non casta” per definire un incesto, o “richiamo non verbale” un ceffone. Si tratta di fatto di una ristrutturazione: inaccettabile sul piano storico, indebita su quello giuridico, probabilmente illecita su quello della tutela del patrimonio culturale. Circostanza aggravante, il rappresentante della cordata di imprese che realizzerà l’infausta opera ha dichiarato che il motivo per cui si è scartata l’ovvia strada della manutenzione dei pavimenti storici è la fretta: “Riprodurla così com’è non è possibile per mancanza di tempi tecnici. Quella che faremo noi è pur sempre una palladiana che viene realizzata fuori opera e posizionata all’interno del cantiere per minimizzare l’impatto degli interventi per cittadinanza e commercianti”. E da dove deriva tutta questa fretta? Un buon indizio si trova nelle parole del sindaco, uscente e ricandidato, Luca Salvetti: “Magari a qualcuno può dare noia il fatto che riusciremo a far partire i cantieri prima della fine del mandato, ma il nostro obiettivo è sempre stato quello di rendere Livorno migliore”. Ecco il punto: la tutela deve cedere alla politica, e sono dunque i tempi elettorali a dettar legge, trasformando un restauro in una cancellazione.
UN GRUPPO
di professionisti amanti della propria città e solleciti del bene comune ha presentato un esposto alla Procura della Repubblica di Livorno, alla Corte dei Conti toscana nonché alla Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le Province di Pisa e Livorno e al superiore ministero, ricordando opportunacome “la Cassazione abbia fatto riferimento al costante orientamento della giustizia amministrativa secondo cui ‘le pubbliche piazze, vie, strade e altri spazi urbani, laddove rientranti nell’ambito dei centri storici’, come scritto nel Codice, ‘sono qualificabili come beni culturali indipendentemente dall’adozione di una dichiarazione di interesse storico -artistico’”; oppure un altro documento fondamentale del Restauro architettonico quale la Carta di Cracovia del 2000 inerente i “principi per la conservazione e il restauro del patrimonio costruito”, nella quale un passaggio appare fondamentale alla comprensione della nostra vicenda ovvero quello nel quale si specifica che “gli edifici nelle aree storiche”, e quella del Pentagono Buontalentiano e tale anche se ricostruita nel periodo postbellico, “possono anche non avere un elevato valore architettonico in se stessi, ma devono essere salvaguardati [...] per le loro connotazioni [...] decorative e cromatiche che li caratterizzano come parti connettive, insostituibili”. L’intervento della Soprintendenza non appare dunque soltanto necessario, ma addirittura obbligatorio, nell’ottica della piu rigorosa salvaguardia di quegli scenari tradizionali che definiscono l’identita livornese. Un’identita “sentita propria” e amata dalla comunita urbana, cosi tanto da indurla a una autentica ribellione sui social-media per difenderla dallo scempio che si prospetta”.
Dopo questo esposto, la ‘ribellione’ non è stata solo virtuale, ma si è concretizzata in manifestazioni e sit-in proprio sotto i portici di Via Grande e sulle palladiane medesime, che non sono affatto così ammalorate da dover essere sostituite, ma semmai appunto solo manutenute.
Sotto i portici Il Pd locale ha deciso di cancellare le palladiane originali sostituendole arbitrariamente con dei remake in travertino di assai dubbio gusto