Voti in vendita a 30 euro: gli affari sporchi di clan e politica nella provincia di Napoli
Così fan tutti al quartiere popolare Caravita di Cercola (Napoli), dove i voti si acquistano a 30 euro, una signora esulta alla notizia che alle Amministrative del maggio 2023 si va al ballottaggio “allora abbiamo altre 30 euro”, per la verità il clan per il secondo turno ne offre soltanto 20, “è venuto uno per un voto 40 euro voleva”. Fuori mercato.
“La democrazia all’asta”, in un luogo dove “la compravendita dei voti in occasione di ogni tornata elettorale è prassi a tal punto avvertita come necessaria da parte dei protagonisti politici, oltre che accettata dagli elettori, diffusa e trasversale a tutti gli schieramenti”, scrive il Gip di Napoli Marco Carbone in un’ordinanza zeppa di intercettazioni che fanno rabbrividire. Nelle quali a un certo punto nemmeno si capisce chi stia comprando i voti e a chi siano destinati. Ce n’è una relativa a un presunto finanziamento di 20 mila euro, che secondo l’accusa pareva la pistola fumante contro il candidato sindaco del Pd Antonio Silvano (indagato), ma secondo il Gip parrebbe invece dimostrare che i voti acquistati andavano al candidato sindaco vincitore del M5S Biagio Rossi (non indagato), che al ballottaggio nei seggi di Caravita è andato molto meglio che al primo turno.
Inchiesta per associazione a delinquere e voto di scambio politico mafioso condotta dai carabinieri e coordinata dai pm antimafia Woodcock e Capuano e dal procuratore Gratteri, sei arresti in carcere e uno ai domiciliari. Le 240 pagine dell’ordinanza raccontano come esponenti vicini ai clan De Micco-di Martino e Fusco-ponticelli appoggiarono la candidatura in Europa Verde di Giusy De Micco (arrestata) detta Caf (perché, per l’appunto, gestiva un Caf ), attraverso l’acquisto di un pacchetto di 60 voti finanziato coi 1.800 euro procurati dal fratello Sabino De Micco (arrestato), consigliere di Fratelli d’italia in una municipalità di Napoli. Il sodalizio, se si accorgeva di non aver ricevuto la preferenza, reclamava i soldi per certificati di competenza Caf che altrimenti avrebbe elargito gratis. Ne faceva parte Antonietta Ponticelli (arrestata), figlia di un boss ergastolano, condannata per camorra e quindi interdetta ai pubblici uffici, ma nominata rappresentante di lista di Europa Verde. In un’intercettazione già pensa alle Europee. A un uomo non identificato dice: “Ti posso tenere in considerazione anche per votare a Salvini”.