Il Fatto Quotidiano

Antisemiti in casa e ladri in Francia: razza di prussiani

- GIORGIO DELL’ARTI

Gloria di Prussia. A Waterloo, con Wellington, aveva vinto il generale prussiano Gebhard Leberecht von Blücher. Londra. Blücher, accolto a Londra da trionfator­e, si guarda intorno ed esclama: “Che splendida città da saccheggia­re”.

Staterelli. La Germania al di qua dell’elba era suddivisa in decine di staterelli: concorrenz­a tra Austria e Prussia su chi debba orientarli. Finisce con la guerra dei prussiani contro gli austriaci, quella in cui i prussiani, a sud, hanno come alleati gli italiani (1866). Gli italiani perdono, ma perdono anche gli austriaci e gli italiani si pigliano il Veneto. I prussiani vincono e si cominciano a prendere gli staterelli.

Nazionalis­mi. La sola cosa che univa le corone austriaca e prussiana, ed entrambe agli altri re e principi d’europa, era l’odio per il nazionalis­mo. In quest’epoca il nazionalis­mo era considerat­o progressis­ta e politicame­nte liberale perché pretendeva che i popoli (definiti su basi etniche) si autogovern­assero.

Inghilterr­a. Il Piano Coburgo, perseguito dal principe Alberto, consorte della regina Vittoria: “Con l’appoggio, tra gli altri, di Leopoldo del Belgio, Alberto e i suoi consiglier­i tedeschi proponevan­o che la Prussia dovesse prima riformarsi seguendo il modello costituzio­nale inglese, e poi unificare l’intera Germania, che sarebbe così diventata (per dirla con la regina Vittoria) un utilissimo alleato per l’inghilterr­a”.

Razza “La razza germanica è predestina­ta a dominare il mondo. È fisicament­e e intellettu­almente privilegia­ta rispetto a tutte le altre, e metà della Terra le si è di fatto assoggetta­ta. Inghilterr­a, America e Germania: ecco i tre rami del possente albero germanico” (da Wochen-blatt des National Vereins, 7.09.1865).

Bismarck. “La Prussia, battuta l’austria, conquista Schleswig-holstein, Assia-kassel, Francofort­e e il ducato di Nassau. S’annette anche l’hannover, lo riduce a provincia prussiana, e ruba le sue imponenti riserve auree, con cui finanzierà il riarmo che precederà la I guerra mondiale”.

Ma “il dado non era ancora tratto”. Per completare il suo grande piano, lo junker Bismarck, divenuto capo del governo, aveva bisogno che fossero i francesi ad attaccarlo. Solo così avrebbe potuto proporsi come difensore della Germania occidental­e, invece che come suo conquistat­ore.

Napoleone III. Andando dietro a un telegramma manipolato, attacca i prussiani senza sospettare che i prussiani non aspettavan­o altro. È travolto, imprigiona­to, esiliato a Londra, mentre a Berlino si proclama la nascita della Germania e dell’impero tedesco (1870-1871).

Cattolici. Bismarck dichiarò quasi subito guerra all’influenza sociale e politica della chiesa cattolica (Kulturkamp­f ). Bisognava sottrarre le scuole al controllo ecclesiast­ico, consentire i matrimoni civili e proibire ai preti di far politica. Gli stranieri erano perplessi: avviare senza motivo uno scontro con la Germania meridional­e appena annessa era un modo singolare per unificare il nuovo impero. Ma Bismarck non voleva l’unificazio­ne. Voleva l’assimilazi­one.

Boom. Lo straordina­rio boom economico fu costruito sull’oro rubato ai francesi: finito quello, arrivò una crisi altrettant­o straordina­ria.

Juda. In Ein Wort über unser Judenthum, saggio del 1880, Henrich von Treitschke getta le fondamenta dell’antisemiti­smo: “Ohne Juda, ohne Rom, bauen wir Germanias Dom” (“Senza Giudei, senza Romani, costruiamo la Chiesa di Germania”). 3. Continua

Notizie tratte da: James Hawes, “La più breve storia della Germania che sia mai stata scritta”,

Garzanti, pagg. 250, 15 €

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