Antisemiti in casa e ladri in Francia: razza di prussiani
Gloria di Prussia. A Waterloo, con Wellington, aveva vinto il generale prussiano Gebhard Leberecht von Blücher. Londra. Blücher, accolto a Londra da trionfatore, si guarda intorno ed esclama: “Che splendida città da saccheggiare”.
Staterelli. La Germania al di qua dell’elba era suddivisa in decine di staterelli: concorrenza tra Austria e Prussia su chi debba orientarli. Finisce con la guerra dei prussiani contro gli austriaci, quella in cui i prussiani, a sud, hanno come alleati gli italiani (1866). Gli italiani perdono, ma perdono anche gli austriaci e gli italiani si pigliano il Veneto. I prussiani vincono e si cominciano a prendere gli staterelli.
Nazionalismi. La sola cosa che univa le corone austriaca e prussiana, ed entrambe agli altri re e principi d’europa, era l’odio per il nazionalismo. In quest’epoca il nazionalismo era considerato progressista e politicamente liberale perché pretendeva che i popoli (definiti su basi etniche) si autogovernassero.
Inghilterra. Il Piano Coburgo, perseguito dal principe Alberto, consorte della regina Vittoria: “Con l’appoggio, tra gli altri, di Leopoldo del Belgio, Alberto e i suoi consiglieri tedeschi proponevano che la Prussia dovesse prima riformarsi seguendo il modello costituzionale inglese, e poi unificare l’intera Germania, che sarebbe così diventata (per dirla con la regina Vittoria) un utilissimo alleato per l’inghilterra”.
Razza “La razza germanica è predestinata a dominare il mondo. È fisicamente e intellettualmente privilegiata rispetto a tutte le altre, e metà della Terra le si è di fatto assoggettata. Inghilterra, America e Germania: ecco i tre rami del possente albero germanico” (da Wochen-blatt des National Vereins, 7.09.1865).
Bismarck. “La Prussia, battuta l’austria, conquista Schleswig-holstein, Assia-kassel, Francoforte e il ducato di Nassau. S’annette anche l’hannover, lo riduce a provincia prussiana, e ruba le sue imponenti riserve auree, con cui finanzierà il riarmo che precederà la I guerra mondiale”.
Ma “il dado non era ancora tratto”. Per completare il suo grande piano, lo junker Bismarck, divenuto capo del governo, aveva bisogno che fossero i francesi ad attaccarlo. Solo così avrebbe potuto proporsi come difensore della Germania occidentale, invece che come suo conquistatore.
Napoleone III. Andando dietro a un telegramma manipolato, attacca i prussiani senza sospettare che i prussiani non aspettavano altro. È travolto, imprigionato, esiliato a Londra, mentre a Berlino si proclama la nascita della Germania e dell’impero tedesco (1870-1871).
Cattolici. Bismarck dichiarò quasi subito guerra all’influenza sociale e politica della chiesa cattolica (Kulturkampf ). Bisognava sottrarre le scuole al controllo ecclesiastico, consentire i matrimoni civili e proibire ai preti di far politica. Gli stranieri erano perplessi: avviare senza motivo uno scontro con la Germania meridionale appena annessa era un modo singolare per unificare il nuovo impero. Ma Bismarck non voleva l’unificazione. Voleva l’assimilazione.
Boom. Lo straordinario boom economico fu costruito sull’oro rubato ai francesi: finito quello, arrivò una crisi altrettanto straordinaria.
Juda. In Ein Wort über unser Judenthum, saggio del 1880, Henrich von Treitschke getta le fondamenta dell’antisemitismo: “Ohne Juda, ohne Rom, bauen wir Germanias Dom” (“Senza Giudei, senza Romani, costruiamo la Chiesa di Germania”). 3. Continua
Notizie tratte da: James Hawes, “La più breve storia della Germania che sia mai stata scritta”,
Garzanti, pagg. 250, 15 €