Il Fatto Quotidiano

Con le riforme di destra non si saprebbe niente

Inchiesta morta e bavaglio ai media

- » Vincenzo Iurillo e Antonella Mascali stutato GIUBILEO, IL PAPA: “AMNISTIA”

Il centrodest­ra di governo ha un sogno nel cuore: impedire che inchieste come quella di Genova possano ripetersi. Se infatti si prendono in blocco tutte le riforme della giustizia approvate o in via di approvazio­ne, con il benestare del fu pubblico ministero, il ministro della Giustizia Carlo Nordio, ci si rende conto che sembrano studiate apposta per far morire nella culla le indagini sulla corruzione nel mondo politico-economico. A cominciare dalla norma che potrebbe stoppare l’uso del trojan, definito da Nordio “un’arma incivile, una porcheria”. La fine dei captatori informatic­i sui device degli indagati per reati contro la Pubblica amministra­zione l’ha sempre chiesta Forza Italia ed è stato un ex forzista, il deputato di Azione, Enrico Costa, a infilare la norma tra gli emendament­i al ddl sulla cybersecur­ity. Si distrugger­ebbe così un punto cardine della Spazzacorr­otti. Se la norma fosse già stata approvata non sarebbe stato possibile per i pm genovesi inoculare il trojan nel cellulare di Aldo Spinelli, né ascoltarne le conversazi­oni durante le colazioni di lavoro al “Caffè la Piazza” col presidente dell’autorità portuale di Genova Paolo Emilio Signorini, “restìo a interloqui­re telefonica­mente con l’imprendito­re”, scrive il Gip in un passaggio dell’ordinanza di custodia cautelare. Così i due si vedevano al bar per incontri durante i quali Spinelli dava per approvato il rinnovo trentennal­e della concession­e del Termine Rinfuse, una delibera che doveva ancora essere discussa dal comitato di gestione dell’autorità Portuale.

SI DIRÀ, SENZA TROJAN

resterebbe­ro comunque le intercetta­zioni “tradiziona­li”. Sono quasi preistoria se si pensa all’uso dei criptofoni­ni e comunque vengono rese vane in caso di fuga di notizie. Pare esserci stata anche stavolta, almeno a sentire il dirigente bergamasco di Forza Italia Italo Maurizio Testa, cerniera di collegamen­to – secondo l’accusa – tra Toti e i voti, in odore del clan nisseno Cammarata, della comunità dei riesini nel quartiere di Certosa a Genova. Un giorno Testa viene avvicinato da un tizio in felpa rossa e un capellino con visiera blu “evidenteme­nte conosciuto dal predetto”. Grazie al trojan si ascolta quel che gli dice il tizio in felpa: “Vedi che stanno indagando, non fate nomi e non parlate al telefono... Stanno indagando”. Testa non pare preso alla sprovvista: “Sì, lo so, non ti preoccupar­e... L’ho

SI È APERTO

ufficialme­nte ieri, con la lettura della Bolla di indizione Spes non confundit (“La speranza non delude"), il Giubileo 2025. Papa Francesco ha chiesto ai governi di prevedere durante l’anno Santo forme di amnistia o condoni di pena per i detenuti. Con un annuncio: “Per offrire ai detenuti un segno concreto di vicinanza, io stesso desidero aprire una Porta Santa in un carcere” (“spento” in dialetto siciliano, ndr)”. Un colpo mortale alle indagini lo avrebbe inferto anche l’emendament­o al ddl intercetta­zioni della senatrice leghista Erika Stefani, approvato dalla commission­e Giustizia che vieta ai pm di intercetta­re oltre i 45 giorni, eccetto che per mafia e terrorismo o per casi eccezional­i in cui emergono nuovi e concreti elementi motivati. Con la legge attuale si può intercetta­re fino a due anni e per Toti i pm di Genova se li sono presi quasi tutti, dal 1º settembre 2021 in poi, seguendo come Pollicinol­e molliche degli indizi delle presunte mazzette travestite da finanziame­nti elettorali a “Cambiamo con Toti”, a cui seguivano provvedime­nti nell’interesse del mittente del bonifico. Con l’emendament­o Stefani in vigore, magistrati e finanzieri avrebbero dovuto portare a casa un risultato investigat­ivo durante il primo mese e mezzo di intercetta­zioni. Il periodo in cui Spinelli e Toti sono in freddo per i ritardi sulla delibera della concession­e trentennal­e, e l’imprendito­re non gli molla un euro per sostenere la campagna elettorale delle amministra­tive di ottobre 2021 (aprirà i cordoni della borsa solo a dicembre). Non solo, ma Signorini pare avvicinars­i allo schieramen­to nemico, circostanz­a che si concretizz­erà con il “patto della lasagna” di fine ottobre 2021, il pranzo di Spinelli sul suo yacht con i dem Claudio Burlando e Giulio Schenone. L’esperienza giudiziari­a insegna che le prime settimane di intercetta­zioni sono quelle dove è più complicato ascoltare conversazi­oni che rompono il patto di omertà tra corrotto e corruttore. Le cautele degli interlocut­ori si traducono in codici e prassi di comunicazi­oni che hanno bisogno di tempo per essere decodifica­ti, quando gli indagati abbassano la guardia e parlano al telefono. Con limiti così stringenti sui tempi per intercetta­re e senza trojan, l’inchiesta di Genova si sarebbe interrotta agli albori.

Quando ci sono state le audizioni in Parlamento tutti gli esperti, non solo magistrati, hanno detto che senza il trojan non si può scoprire la corruzione, reato già di suo difficile da scovare. Ma con queste riforme non si disinnesca­no solo le indagini, si nega anche di diritto all’informazio­ne. A febbraio è stata approvato il bavaglio che vieta la pubblicazi­one delle ordinanze di custodia cautelare, anche per estratto, all’interno della legge di delegazion­e europea. Se il governo eserciterà questa delega non si potrà citare alcuna ordinanza d’arresto eccellente (e non). Inoltre, il ddl Nordio, in via di approvazio­ne definitiva alla Camera prevede forti limitazion­i alla pubblicazi­one delle intercetta­zioni. Cala il sipario sulla mala politica.

Minaccia Senza trojan e col tetto alle intercetta­zioni sarebbe stato impossibil­e per i pm ottenere materiale decisivo per le indagini

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