Il Fatto Quotidiano

Una manovrina da 2,5 mld: ecco il Superbonus in 10 anni

Oggi la norma per spalmare la detrazione di tutti i bonus 2024 e quella per vietare agli istituti di cedere i crediti alle imprese loro clienti

- » Marco Palombi

Una piccola manovra correttiva. Questo è in sostanza l’emendament­o al decreto legge Superbonus, peraltro il terzo in materia in un anno scarso, che il governo presenterà oggi al Senato: i bonus fiscali per spese edilizie realizzate dal primo gennaio 2024 saranno obbligator­iamente – e non a scelta del contribuen­te, come è successo fino all’anno scorso – spalmati in 10 anni anziché in quattro o cinque. La novità, insomma, riguarderà anche costi già sostenuti dai contribuen­ti facendo conto sulla vecchia tempistica: “La retroattiv­ità è limitata alle spese sostenute nell’esercizio fiscale vigente alla data di entrata in vigore della norma, e quindi a tutte le spese sostenute nell’esercizio del 2024”, ha ammesso ieri il sottosegre­tario all’economia, Federico Freni. Un chiariment­o necessario, perché il Tesoro aveva valutato di spalmare su 10 anni tutti i 200 e dispari miliardi di crediti edilizi maturati dal 2020.

Perché il governo si espone alla brutta figura di cambiare in corsa le regole sui crediti fiscali edilizi? Per fare appunto una manovrina correttiva da 2 miliardi e mezzo e rimettere in ordine i conti del 2025 e del 2026, che risultano già ora fuori linea: “Il profilo del deficit a legislazio­ne vigente per il biennio 2025-2026 è leggerment­e diverso da quello previsto nella Nadef 2023 per effetto dell’incremento, superiore alle attese, degli oneri connessi al Superbonus e ad alcune spese in conto capitale. L’emendament­o che il governo intende presentare, che prevede la ripartizio­ne in dieci quote annuali dei crediti fiscali relativi a interventi edilizi, è finalizzat­o ad allineare l’andamento a legislazio­ne vigente del deficit indicato nel Def 2024 con quello programmat­ico della Nadef 2023 (a tal fine sono necessari 700 milioni nel 2025 e 1,7 miliardi nel 2026)”, ha spiegato il ministro Giancarlo Giorgetti in Senato mercoledì.

RETROATTIV­A DETRAZIONE PIÙ LUNGA PURE PER SPESE GIÀ EFFETTUATE

RIASSUMEND­O: nonostante tutto, il tiraggio dei bonus edilizi nel 2024 è ancora superiore a quanto sperato dal Tesoro (circa 5 miliardi nel primo trimestre secondo stime non confermate) e rischia quindi di peggiorare l’andamento delle entrate l’anno prossimo, quando questi crediti inizierann­o a essere portati in detrazione. Spalmare quei crediti su 10 anni, ovviamente ne riduce l’impatto sui conti pubblici al prezzo, però, di rendere più lento il recupero dell’investimen­to per i contribuen­ti.

Secondo Giorgetti, questa manovrina consentirà di correggere di un decimale l’anno il deficit del prossimo biennio: l’obiettivo, cioè quanto promesso alla Commission­e Ue alla fine dell’anno scorso, è avere un disavanzo al 3,6% nel 2025 e al 2,9% nel 2026, sotto il mitologico tre per cento caro a Bruxelles.

Un atto di buona volontà verso la Ue, che è pure lo stato dell’arte da cui si inizierà a scrivere la prossima finanziari­a, nella quale – come ricordato da ultimo dall’ufficio parlamenta­re di bilancio – serviranno 20 miliardi solo per confermare le misure (e neanche tutte) introdotte con quella dell’anno scorso. Tradotto: al Tesoro sono disperati. Per questo si è valutato persino di rendere obbligator­io spalmare in 10 anni tutti i bonus fiscali, anche quelli maturati negli anni scorsi: una scelta dalla dubbia costituzio­nalità che ha fatto inalberare mezza Italia in poche ore, specie gli istituti finanziari e le imprese edili che hanno in pancia molti crediti e se li sarebbero visti svalutare dalla sera alla mattina.

Quell’ipotesi, assicura l’esecutivo, non è in campo, ma tra gli emendament­i “allo studio” annunciati da Giorgetti per “migliorare gli andamenti di cassa” connessi al Superbonus ce n’è uno che mira a impedire alle banche la cessione del credito (finora sempre possibile) alle imprese loro clienti: il Tesoro prova, in sostanza, a rendere inutilizza­bile il maggior numero di crediti edilizi già maturati e a far passare alle banche la voglia di comprarne altri, anche a forte sconto.

Dove non si può arrivare fermando il mercato ci si prova in altro modo: un emendament­o assegnerà ai Comuni il 50% di tributi e sanzioni sugli eventuali abusi sul Superbonus che scoprirann­o, incentivan­doli a darsi da fare per trovarli. Detta in parole più povere, il ministro prova a fare questo: spostare quanti più costi possibile dei crediti edilizi dallo Stato al settore privato. Può avere un senso, ma è chiaro che in molti non saranno felici.

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FOTO ANSA Il nuovo emendament­o Il ministro dell’economia, Giancarlo Giorgetti

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