Putin, parata con il nucleare Tusk: “Soldati Nato già a Kiev”
Nel 79° Giorno della Vittoria in Russia ci sono le forze nucleari in allerta e i carri armati sovietici nella piazza Rossa. Novemila soldati sfilano in berretti verdi e medaglie dorate, al passo dell’oca marciano mano alla fronte sull’attenti: all’unisono pronunciano l’urrà a Putin. È la tradizionale parata nella piazza Rossa, questa volta c’è la neve e c’è il sole. C’è Putin seduto, nastro di San Giorgio al petto, tra due veterani. Nel 79° anniversario della sconfitta della Germania nazista, sui palchi c’è il presidente bielorusso, quello kazako e quello kirgiso, quello tagiko e uzbeko a onorare una Russia isolata, che vira sempre più a est. Ma c’è anche Miguel Diaz Canel, presidente cubano.
È nello stesso giorno che il premier polacco Donald Tusk ammette la presenza di soldati occidentali in Ucraina (“Ci sono alcune truppe della Nato lì: soldati, osservatori e ingegneri”), che il ministero degli Esteri lituano propone di formare una coalizione per inviare militari Ue in battaglia, che nell’altra capitale di guerra si festeggia il Giorno dell’europa con Roberta Metsola.
L’EUROPA COMINCIA
in Ucraina, che presto sarà parte dell’ue, ha promesso la presidente del Parlamento europeo in visita a Kiev. Zelensky le ha ricordato che serve “tempestiva assistenza alla difesa per contrastare la vendetta russa” e, come Putin nella sua piazza, ha ricordato il nazismo: “79 anni dopo, la nostra Europa è diventata di nuovo un campo di battaglia”. Mentre il presidente russo accusava in piazza l’ovest per “politiche coloniali basate su bugie e ipocrisia”, di fomentare nuovi conflitti regionali, il viceministro degli Esteri Ryabkov rafforzava misure di deterrenza nucleare. Putin ha promesso pubblicamente “risultati” per i “droni che volano come mosche sulle teste dei russi”, ma proprio ieri alcuni velivoli dello Sbu, servizi di sicurezza ucraini, hanno colpito una raffineria petrolifera nelle retrovie, più di mille chilometri oltre confine. Nel terzo anno di guerra, Mosca può rivendicare l’avanzata sul campo di guerra ma non è il Giorno della Vittoria per tutti: nessuna celebrazione nelle regioni a rischio attentato, a Kursk e Pskov. La parata nella piazza Rossa è stata trasmessa pure sugli schermi di Kiev (opera di beffardi hacker russi) mentre continuava la pioggia di missili sull’ucraina. A Mosca hanno festeggiato come sempre, facendo svettare gigantesca la parola pobeda, vittoria, con l’esclamativo finale. Vittoria: quella di ieri, 1945, o quella che anela Putin nel 2024.
Quella vittoria che scorre nelle vene della storia russa, che “è nel nostro sangue”, ha detto il presidente che sa confondere passato e presente in poche frasi. “Chiniamo la testa alla memoria dei civili uccisi nei barbari bombardamenti e atti terroristici dei neonazisti”, l’ovest distorce la storia, “vuole cancellare la nostra lotta al nazismo”, Mosca farà di tutto “per prevenire lo scontro globale” ma “non permetteremo a nessuno di minacciarci”. È la guerra santa di Putin e potrebbe essere solo appena cominciata.