Il Fatto Quotidiano

Bruxelles, 4 miliardi di Mosca per comprare armi all’ucraina

- » Cosimo Caridi

L’Unione europea è arrivata a un accordo per confiscare i profitti derivanti dai beni russi bloccati dalle sanzioni. Gli ambasciato­ri degli Stati membri hanno concordato che questi fondi – si parla di una cifra tra i 3 e i 4.4 miliardi di euro per il 2023 –, verranno usati al 90% per l’acquisto di armi da inviare a Kiev, il restante 10% sarà investito in aiuti umanitari. “Non potrebbe esserci simbolo più forte e utilizzo migliore per quei soldi – ha twittato la presidente della Commission­e europea Ursula von der Leyen – che rende l’ucraina e tutta l’europa un posto più sicuro in cui vivere”.

DALL’INVASIONE

russa, i Paesi del G7 hanno congelato asset finanziari russi per un valore di circa 300 miliardi di euro. Di questi 260 sono fondi della Banca centrale russa. Sono circa 191 miliardi dell’istituto finanziari­o di Mosca bloccati in Belgio da Euroclear, società con sede a Bruxelles che si occupa (anche) di custodia di titoli. Washington fa pressione da mesi perché l’ue permetta all’ucraina di usare i fondi russi congelati come garanzia per ottenere prestiti sul mercato. Le istituzion­i europee sono però molto caute, l’utilizzo di questi soldi potrebbe portare a una valanga di azioni legali russe e a una pericolosa destabiliz­zazione dei mercati. I fondi congelati non sono liquidi, sono titoli che hanno un rendimento legato al mercato e in questi mesi stanno andando bene. Quindi i soldi russi stanno generando importanti profitti. A febbraio Euroclear ha registrato interessi positivi su questi fondi per 4.4 miliardi di euro. Il Belgio ha già calcolato che 1,1 miliardi gli devono essere versati in tasse. Il calcolo definitivo sarà pronto solo all’inizio dell’estate. Ai profitti va poi dedotta la commission­e applicata da Euroclear 3%, circa 130 milioni. Berlino fa forte pressione sul Belgio perché accettasse di ridurre imposte e commission­i.

Secondo fonti diplomatic­he riportate da Politico.eu il governo belga è “pronto a prendere in consideraz­ione” un piano volontario per trasferire le tasse riscosse all’ucraina a partire dal 2025. Fino a oggi Belgio ha utilizzato queste tasse, o meglio parte di esse, sui profitti per comprare armi da inviare a Kiev. La lamentela degli altri Paesi è basata sul fatto che queste tasse non sono dovute al Belgio, ma alla stessa Ucraina. Nelle negoziazio­ni dei giorni scorsi, gli ambasciato­ri Ue hanno anche chiesto, e sembra ottenuto, una riduzione delle commission­i di Euroclear: dal 3 allo 0,3%. La scelta di usare il 90% di questi fondi per l’acquisto di armi è stata motivata dal fatto che diversi Paesi (Austria, Irlanda, Malta, Ungheria) non possono o non vogliono finanziare direttamen­te gli aiuti militari. Così anche gli Stati neutrali comprerann­o armi da mandare al fronte.

DA BERLINO E PARIGI

guardano con attenzione alla reazione russa, ma soprattutt­o a quella dei mercati. L’UE sta aumentando gli stanziamen­ti per l’ucraina, ma gli Stati membri non sono disposti a coprire lo scoperto lasciato dagli Usa. Quindi l’utilizzo dei fondi russi congelati potrebbe essere solo rimandato, ma il tempo per imporre un cambio di passo è molto limitato. A luglio inizierà il semestre ungherese di presidenza dell’ue, difficilme­nte il premier magiaro Viktor Orbán permetterà altri strappi in avanti del bilancio europeo a favore di Kiev.

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FOTO LAPRESSE Sul fronte Soldati del 148° reparto ucraino di artiglieri­a sparano con un Howitzer nel Donetsk

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