Comunali Firenze, sfuma l’accordo PD-M5S Veto di Azione, Funaro vuole i voti di Renzi
Dopo settimane e settimane di trattative, alla fine l’accordo tra Pd e M5S a Firenze è sfumato. Per il veto messo in extremis da Azione, dopo essere rimasta fuori dalla coalizione in appoggio a Massimo Zedda a Cagliari. Ma anche perché alcuni pezzi del mondo riformista in appoggio alla candidata voluta da Dario Nardella, Sara Funaro, temono il bombardamento di Matteo Renzi che, rimasto fuori dalla coalizione, ha tutte le intenzioni di fare l’ago della bilancia al ballottaggio. Funaro sarà dunque appoggiata dai dem, Sinistra italiana, Azione e lista Bonino. Per mesi, i responsabili Organizzazione Pd e M5S, Igor Taruffi e Paola Taverna hanno fatto riunioni nel tentativo di giungere a una quadra. Ma all’ultimo, Azione ha posto il veto in base a un accordo, voluto proprio da SI: per aggiungere un nuovo alleato alla coalizione ci sarebbe voluta l’unanimità. Un cavillo in chiave anti-renzi, che ha giocato in chiave anti-m5s. Fino all’ultimo, la candidata sindaca continuava a esprimere dubbi sull’accordo con M5S, proprio per evitare il veto nei confronti di Renzi i cui voti sono determinanti e pesano di più numericamente di quelli del M5S. Ma il Nazareno, a partire da Elly Schlein, ci ha provato in tutti i modi a portare a casa l’alleanza impossibile tra Renzi e Giuseppe Conte, nonostante le resistenze – soprattutto a livello locale – dei 5S. La stessa segretaria in questi mesi ha parlato più volte con il leader di Iv, così come a cercare di convincere Conte sono stati in molti, a partire da Nicola Fratoianni. Ma mentre mercoledì arrivava il sì ufficiale del M5S a Funaro, c’è stato il no di Azione. Per tutta la giornata di ieri – con la Schlein in Toscana – sono andati avanti contatti e riunioni. Non risolutivi. Salvo colpi di scena, la strada è tracciata. Nel quartier generale di Funaro si ri-tarano le strategie: al secondo turno la candidata sindaca è pronta a chiedere l’appoggio di tutti, 5S compresi. Renzi si prepara ad alzare il prezzo e a decidere solo alla fine a chi porterà il suo consenso, tra l’ex assessora e il candidato del centrodestra, Schmidt. Molto dipenderà dal risultato delle Europee: se il Pd dovesse andare molto bene, lui dovesse essere eletto e Calenda non dovesse superare il 4%, potrebbe dire che in quota centristi un posto nel campo largo “nazionale” spetta a lui. Il suo pezzo di potere a Firenze e l’inimicizia con Nardella dovrebbero farlo pendere per l’ex direttore degli Uffizi, con il quale ha ottimi rapporti.