Le ibride in prestito per 2 anni Le autoblu gratuite ai ministri: 7 Volvo in regalo dai cinesi
Chissà se, fermi al semaforo, capiterà anche a loro di vedere il faccione di Matteo Salvini che li guarda dal manifesto elettorale “a difesa della casa e delle auto degli italiani”. Quattro ministri, da qualche settimana, girano a bordo di XC40 nuove di zecca. Sono auto mild hybrid, ovvero ibride “leggere”, dotate di un motore benzina o diesel di piccola cilindrata che assiste la modalità elettrica della vettura nelle fasi di maggior dispendio energetico, come la partenza o il sorpasso.
Un’auto a basse emissioni, ça va sans dire. Perché Volvo, come molte altre case automobilistiche, è da un pezzo che ha deciso di investire sui modelli elettrificati e soltanto due giorni fa festeggiava un aumento del 53 per cento sul 2023 della vendita di veicoli a trazione completamente elettrica o ibrida plug-in.
Non proprio un segnale confortante per la campagna – della Lega e non solo – in difesa dell’automotive tradizionale contro la riconversione green che l’europa ci impone. E a cui Palazzo Chigi ha prontamente aderito, tra l’altro senza gli sforzi richiesti ai comuni consumatori: Volvo, i sette Suv, li ha consegnati gratis.
EBBENE SÌ: dovendo rinnovare una parte del parco auto in dote alla Presidenza del Consiglio, Palazzo Chigi ha aperto un bando per la fornitura in comodato d’uso gratuito. Tra i partecipanti, che pare non abbiano abbondato, hanno scelto Volvo. E pazienza, si sono detti Meloni e i ministri, se il colosso della Svezia è diventato cinese: dal 2010 Volvo è entrato nel gruppo Geely, che è ormai azionista di maggioranza di svariati marchi. Quando si tratta di accettare regali, non c’è da fare troppo gli schizzinosi: la premier che ha chiuso la Via della Seta perché “inefficace” e a bassa “reciprocità”, deve aver valutato che 7 Suv da oltre 30 mila euro l’uno possano essere una buona base di ragionamento per far ripartire i rapporti con Pechino.
canto suo, Volvo Italia ne fa una questione che non è solo di immagine. “Si tratta di un allineamento alla policy di Volvo – spiegano dalla divisione italiana dell’azienda – , che in Svezia fornisce abitualmente auto a settori pubblici come polizia e ospedali”.
D’altronde è come se da noi lo facesse l’ex Fiat, per capirci. Invece non è la prima volta che ci rivolgiamo agli eredi cinesi di Göteborg: Volvo in passato ha già fornito vetture alla nostra polizia di Stato.
Ora ci hanno pensato anche i ministri, che di solito acquistavano vetture sotto forma di leasing. Stavolta invece il comodato d’uso è gratuito e avrà una durata di due anni al termine dei quali le auto dovranno essere restituite.
QUATTRO,
dicevamo, accompagneranno i ministri che le hanno avute in dotazione. Nel dettaglio: il ministro per i Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani, la ministra per le Disabilità Alessandra Locatelli, quella della Famiglia Eugenia Roccella e infine il titolare dello Sport Andrea Abodi. Raccontano che una delle ministre abbia rinunciato, preferendo mantenere la vecchia auto, ma di questa ribellione pauperistica non è dato trovare conferme. Altre tre auto, per il momento, resteranno invece a disposizione dell’autoparco di Palazzo Chigi, per le esigenze di servizio degli staff della Presidenza del Consiglio o per eventuali trasporti di emergenza.
A guidarle, ovviamente, gli autisti. Che hanno già mostrato una certa insofferenza per la tecnologia delle vetture e per le procedure necessarie all’accensione. Volvo non la vede così complicata: “Noi abbiamo fornito le vetture così come da standard di fabbrica. Qualora ci fossero altri sistemi, sono stati installati successivamente alla fornitura delle auto”.
Al di là dei borbottii degli autisti, per la società automobilistica, la collaborazione con palazzo Chigi è codal munque un’ottima occasione di visibilità. Tanto più che siamo la casa del G7 e i rappresentanti dei governi delle maggiori potenze mondiali saranno in giro per l’italia. Un paradosso per il governo Meloni: alle riunioni del G7 infatti saranno discusse anche le contromisure da prendere di fronte all’espansionismo cinese e il ruolo di Pechino nel sostegno – anche se indiretto – alla guerra in Ucraina. I ministri dell’esecutivo italiano si presenteranno con auto proprio di provenienza cinese alla vigilia di una possibile guerra commerciale con Pechino.
UN’ULTERIORE contraddizione per il governo di Giorgia Meloni che, a pochi giorni dall’insediamento, aveva dato dimostrazione chiara di quanto tenesse all’italianità delle macchine a disposizione di Palazzo Chigi. Abbandonate le Volkswagen lasciate in dotazione dal suo predecessore Mario Draghi, il giorno dell’incarico al Colle, la premier si era presentata con una 500 X bianca (Fca) ed era uscita dal Quirinale con una Audi. Il giorno dell’insediamento e del passaggio della campanella con l’ex banchiere centrale, però, Meloni era entrata a Palazzo Chigi con un’alfa Romeo Giulia grigia: in bella vista, la bandierina tricolore.
Comodato d’uso Palazzo Chigi sceglie l’ex colosso svedese (oggi di Pechino) per la fornitura di 7 vetture Altro che via della Seta...