Il Fatto Quotidiano

E Rushdie sveglia il Salone: “Meloni sia meno infantile”

In un’edizione tiepida e ovattata, naïf, lo scrittore ha attaccato la premier per difendere Saviano: “La invito a crescere”. Ieri la folla per Orsini

- » Camilla Tagliabue INVIATA A TORINO

Che tu sia per me il Coltello , Salman Rushdie: “I politici hanno molto potere; devono farsi una pelle più dura. È normale che qualcuno parli male di loro. Signora Meloni, sia meno infantile, la invito a crescere”, così lo scrittore ha difeso l’amico e collega Roberto Saviano querelato dalla premier: i due sono gli ospiti più attesi oggi al Salone del Libro di Torino per parlare di censura, libertà e fanatismi. “È tempo di religioni armate ovunque”, continua Rushdie, poi infilza il papa (Giovanni Paolo II) che ai tempi della fatwa di Khomeini (1988) non lo aveva difeso. Lui però sa come farlo da sé: “Sono un autore e pure ostinato: la penna è la mia arma – Knife , coltello (Mondadori), è appunto il suo memoir sull’attentato del 2022 che gli è costato un occhio e quasi la vita –. Scrivere è il mio modo di combattere, vendicarmi e riconquist­are la forza che il mio assassino voleva togliermi”. Poi però scherza: “Paura? Sì, delle brutte recensioni”, quanto alle “guerre mondiali delle storie”, in corso, “non ho nulla di interessan­te da dire”. Non è l’unico.

Il clima, di questa prima fiera firmata da Annalena Benini, è tiepido, ovattato, naïf: niente manifestaz­ioni pro Palestina, una sola kefiah in 800 stand, una Giazira (casa editrice), me niente Al Jazeera, diverse letture dei tarocchi e Stocazzo editore, ma sticazzi di morti, feriti e guerre, assenti o silenti nei quasi 2 mila eventi. Troppo divisivi, come si dice nel Booktok Club. Anche per questo, forse, l’incontro con Alessandro Orsini e il suo saggio Ucraina/palestina (Paper First) è stato tra i più affollati di ieri. L’intemerata di Vittorio Sgarbi, viceversa, è cancellata last minute: lui è candidato alle prossime Europee, la par condicio regna, la noia pure. Sorvegliar­e e sedare il sottotitol­o di questa XXXVI edizione dedicata alla Vita immaginari­a, quella del ministro della Cultura coi libri (“Ho gradito tantissimo questo motto”, sic Gennaro Sangiulian­o) e quella del ministro dell’istruzione e del merito con il merito (Giuseppe Valditara, con più bodyguard di Rushdie e Saviano insieme).

Uno spettro si aggira per i 37 mila metri quadrati dell’esposizion­e al Lingotto: affamato, assetato, stanco e con la spazzatura appresso ché mancano i cestini, tiene a tracolla una busta strapiena. Ha otto anni; vaga qua e là chiedendo ai commessi: “Scusi, avete gadget per bambini?”. Al risparmio va pure la Guardia di Finanza che fa economia di metri quadrati e si concede un sobrio tir nel piazzale. Accanto al chiosco degli hot dog. Sedie e panche non pervenute: i più fortunati si assiepano sui marciapied­i fuori, i meno sull’asfalto. Per una breve pausa ci si può accomodare su poltrone e sofà degli stand più accorti e amanti del comfort: quello delle Camere, quello del ministero degli Esteri e quello della Calabria. La Liguria, che è la Regione ospite di quest’anno, ha uno spazio sgangherat­o: l’aria che tira da lì non è buona… Il premio “miglior espositore” va senza dubbio ad Aboca col suo “bosco di scrittori”: “Ah, ma sono piante vere”, sussurra un vigile del fuoco al collega, tastando le foglie di una pianta. Infiammabi­lissima. Fuoco e fiamme promettono infine gli incontri con le nostre firme: domani tocca ad Antonio Padellaro (Solo la verità lo giuro, Piemme) e Selvaggia Lucarelli (Il vaso di Pandoro, Paper First); domenica a Marco Travaglio (Israele e i palestines­i in poche parole, Paper First) e Mario Natangelo (Cenere, Rizzoli). Unica avvertenza per gli amici del Fatto: al lounge bar non vi fanno entrare.

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FOTO ANSA Tra gli stand Al centro, i padiglioni del Salone; in basso, Salman Rushdie

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