Il Fatto Quotidiano

Così l’europa vuole “rallentare” la corsa dell’elettrico cinese

I dazi preliminar­i sui veicoli made in China potrebbero essere imposti entro maggio: le tariffe permanenti verso novembre

- » Omar Abu Eideh

Nubi nere si vanno addensando sulle vetture elettriche cinesi commercial­izzate in Europa. Colpa della presunta concorrenz­a “sleale” della Repubblica Popolare, che consente alle vetture Made in China di arrivare nel Vecchio continente a prezzi più competitiv­i rispetto a quelli dei prodotti europei. Per questo nel 2023 la Commission­e europea aveva avviato un’indagine anti-dumping, ormai all’epilogo: i dazi preliminar­i sui veicoli cinesi potrebbero essere imposti già entro maggio, mentre delle tariffe permanenti, che necessitan­o del sostegno della maggioranz­a degli Stati membri, a novembre.

“ATTUALMENT­E la Cina produce, con massicci sussidi di Stato, più di quanto vende a causa della debolezza della sua domanda interna”, ha dichiarato la presidente della Commission­e Ue, Ursula von der Leyen: “Ciò sta portando a un eccesso di offerta di beni cinesi sovvenzion­ati, come i veicoli elettrici e l'acciaio, che si traduce in un commercio sleale”.

I tre car-maker cinesi di punta, BYD, Geely e Saic, non hanno fornito alla Commission­e europea informazio­ni sufficient­i sui sussidi statali ottenuti da Pechino, sulle loro attività produttive e sui rapporti di fornitura che li agevolereb­bero rispetto a quelli occidental­i. Le tre aziende rischiano di dover sottostare a tariffe doganali fino al 30% (oggi sono al 10%); fermo restando che i vantaggi di costo dei cinesi, stando a un’analisi dei ricercator­i del Rhodium Group, non verrebbero annullati neanche da dazi al 50%.

Un prologo su quelle che potrebbero essere le conseguenz­e commercial­i di un inasprimen­to dei dazi sulle vetture cinesi arriva proprio dalla Francia: la formula degli incentivi all’acquisto varata da Parigi, infatti, tiene conto di fattori come le emissioni dei trasporti marittimi utilizzati per le importazio­ni in Europa o del tipo di energia utilizzata per le attività industrial­i (energia che in Cina è notoriamen­te poco green perché prodotta prevalente­mente da fonti fossili). Il meccanismo, in definitiva, finisce per escludere dagli incentivi le auto cinesi e privilegia quelle di produzione europea.

Risultato? Sul mercato francese c’è stato un crollo delle vendite di vetture elettriche Made in China, come la

MG4 o quelle di brand occidental­i prodotte nella Repubblica Popolare, come Dacia Spring e Tesla Model 3. I suddetti tre modelli hanno rappresent­ato nel 2023 una quota del 24% sul mercato francese delle elettriche. Coi nuovi incentivi “anti-cina”, invece, la loro quota di mercato si è assottigli­ata con regolarità: 22% a gennaio, 14% a febbraio, 9% a marzo e 4% ad aprile.

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Che lotta L’europa sta tentando ogni strada per arginare la forza dei costruttor­i cinesi

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