Ora Nordio ispeziona le indagini
Lunedì approda in aula alla Camera il ddl sulla cybersicurezza che contiene un colpo di mano, l’ennesimo, del solito Enrico Costa, responsabile Giustizia di Azione, con il benestare – e una correzione – del governo. L’emendamento può diventare il cavallo di Troia del governo per controllare le indagini dei magistrati: riguarda l’invio degli ispettori presso le procure per verificare la regolarità degli accessi alle banche dati. È stato votato dal centrodestra, da Iv e Azione, in commissione Giustizia. Hanno votato contro Pd, M5S e Avs. Tutte e tre le forze di opposizione denunciano l’alto rischio di “spionaggio” da parte del potere politico sul lavoro delle toghe.
L’emendamento Costa “rivisitato” dal governo prevede che, quando il ministro della Giustizia invia gli ispettori, devono verificare anche “il rispetto delle prescrizioni di sicurezza negli accessi alle banche di dati in uso presso gli uffici giudiziari”. Ma in realtà non si tratta solo, si fa per dire, della verifica dell’osservanza delle prescrizioni. C’è qualcosa di più grave che si legge nella relazione tecnica che spiega la ratio dell’emendamento e smaschera l’obiettivo del controllo politico sulle indagini. Gli ispettori, inviati in un ufficio giudiziario, si legge, “al fine di accertarne la produttività”, “l’entità e la tempestività del lavoro dei singoli magistrati” devono verificare anche “la regolarità degli accessi alle banche dati”. L’emendamento Costa “originale” era ancora più ingerente perché prevedeva l’invio annuale degli ispettori senza esigenze specifiche. In ogni caso poco cambia. Secondo l’ex procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero de Raho, deputato del M5S, il tipo di controllo degli ispettori ministeriali “determinerebbe una verifica nel merito” e quindi ci sarebbe “un allargamento dell’intervento del ministro della Giustizia sui contenuti dell’attività investigativa”. Dura anche la capogruppo del M5S, Valentina D’orso: “La previsione che consentirà agli ispettori ministeriali di verificare il rispetto presso gli uffici giudiziari delle prescrizioni di sicurezza negli accessi alle banche dati ci preoccupa fortemente perché, in assenza di una contestuale espressa elencazione di quali siano queste prescrizioni, viene il legittimo sospetto che questo sia il grimaldello con cui il governo intenda esercitare indebite ingerenze sulle indagini delle Procure”. Il capogruppo del Pd in Commissione Giustizia Federico Gianassi ha ricordato che la banca dati riguarda “procedimenti penali coperti da segreto e trovo pericoloso che si consenta a un organo politico come il ministero, attraverso l’ispettorato, che è un organo amministrativo, di controllarlo”. Per Devis Dori e Filiberto Zaratti, capigruppo di Aves nelle Commissioni Giustizia e Affari costituzionali “siamo di fronte a un controllo politico delle attività giurisdizionali”.