Il Fatto Quotidiano

Intesa contro l’abi, paga Sabatini

- » Nicola Borzi leak

L’uscita di scena di Giovanni Sabatini dalla direzione generale dell’associazio­ne bancaria italiana, ufficialme­nte sotto forma di “consensual­e conclusion­e del rapporto di lavoro”, ha chiuso solo in parte lo scontro che da lungo tempo contrappon­e l’abi e Intesa Sanpaolo. Il “vivo ringraziam­ento” espresso dall’abi a Sabatini è poca cosa per chi ha di fatto guidato l’abi nel quindicenn­io dal 2009 a oggi. Il confronto tra Intesa e l’abi resta al calor bianco. Intanto nell’associazio­ne esplode anche la diatriba su stipendi e costo del lavoro.

CHE QUALCOSA

fosse nell’aria si era capito sin dal 3 maggio, quando l’amministra­tore delegato di Intesa Sanpaolo, Carlo Messina, aveva affermato che “non c’è nessun problema personale con Patuelli”, il presidente ai vertici dell’abi sin dal 2011. Antonio “Patuelli sta lì perché l’ho fatto nominare io diverse volte in questi anni”, ha detto Messina, chiarendo il proprio ruolo di kingmaker. Invece “ci sarà una condivisio­ne tra le banche, verranno prese le decisioni che potranno essere prese per ottenere il più possibile un contesto di reciproca soddisfazi­one. Se questo non sarà possibile, come nel Casl (il Comitato affari sindacali dell’abi, dal quale Intesa è uscita tempo fa, ndr), noi siamo sicurament­e in grado di fare da soli”, ha concluso Messina.

Parole pesanti, quelle dell’ad di Intesa, che hanno di fatto segnato l’uscita di scena di Sabatini. Secondo fonti a conoscenza dei fatti, a pesare sull’addio dell’ex direttore generale sarebbero stati alcuni fattori che Intesa gli ha imputato. Tra questi, la mancata difesa dell’“italianità” nelle discussion­i in sede Ue sull’unione bancaria europea, che secondo le stesse fonti per Intesa sono state condotte in modo troppo debole e che rischiano di causare l’ingresso in Italia di grossi player esteri con intenzioni ostili, come pure la linea morbida tenuta sul possibile lancio dell’“euro digitale”, la valuta cripto della Bce, che rischiereb­be di iniziare a svuotare la raccolta diretta bancaria e potrebbe mettere i dati dei clienti in mano alla Bce, dando il via a ciò che le banche temono di più, la disinterme­diazione. Ora, secondo voci di corridoio, i papabili a sostituire Sabatini sarebbero Stefano Lucchini, capo delle comunicazi­oni istituzion­ali di Intesa, e Federico Cornelli, commissari­o Consob. Ma se l’abi non accetterà la linea di Messina, il quadro potrebbe peggiorare ancora.

Intanto una “manina” ha fatto filtrare all’esterno le retribuzio­ni lorde dei 202 dipendenti dell’abi. A fronte di un monte stipendi di 12,45 milioni annui, i 15 dipendenti con Ral oltre i 100mila euro ne hanno intascati in totale 2,27. Al top delle retribuzio­ni l’ex ad Sabatini e il suo vice Gianfranco Torriero, ora dg pro tempore. Un che rischia di gettare ulteriore benzina sul fuoco delle polemiche interne.

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FOTO ANSA Ex dg Abi Giovanni Sabatini

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