Intesa contro l’abi, paga Sabatini
L’uscita di scena di Giovanni Sabatini dalla direzione generale dell’associazione bancaria italiana, ufficialmente sotto forma di “consensuale conclusione del rapporto di lavoro”, ha chiuso solo in parte lo scontro che da lungo tempo contrappone l’abi e Intesa Sanpaolo. Il “vivo ringraziamento” espresso dall’abi a Sabatini è poca cosa per chi ha di fatto guidato l’abi nel quindicennio dal 2009 a oggi. Il confronto tra Intesa e l’abi resta al calor bianco. Intanto nell’associazione esplode anche la diatriba su stipendi e costo del lavoro.
CHE QUALCOSA
fosse nell’aria si era capito sin dal 3 maggio, quando l’amministratore delegato di Intesa Sanpaolo, Carlo Messina, aveva affermato che “non c’è nessun problema personale con Patuelli”, il presidente ai vertici dell’abi sin dal 2011. Antonio “Patuelli sta lì perché l’ho fatto nominare io diverse volte in questi anni”, ha detto Messina, chiarendo il proprio ruolo di kingmaker. Invece “ci sarà una condivisione tra le banche, verranno prese le decisioni che potranno essere prese per ottenere il più possibile un contesto di reciproca soddisfazione. Se questo non sarà possibile, come nel Casl (il Comitato affari sindacali dell’abi, dal quale Intesa è uscita tempo fa, ndr), noi siamo sicuramente in grado di fare da soli”, ha concluso Messina.
Parole pesanti, quelle dell’ad di Intesa, che hanno di fatto segnato l’uscita di scena di Sabatini. Secondo fonti a conoscenza dei fatti, a pesare sull’addio dell’ex direttore generale sarebbero stati alcuni fattori che Intesa gli ha imputato. Tra questi, la mancata difesa dell’“italianità” nelle discussioni in sede Ue sull’unione bancaria europea, che secondo le stesse fonti per Intesa sono state condotte in modo troppo debole e che rischiano di causare l’ingresso in Italia di grossi player esteri con intenzioni ostili, come pure la linea morbida tenuta sul possibile lancio dell’“euro digitale”, la valuta cripto della Bce, che rischierebbe di iniziare a svuotare la raccolta diretta bancaria e potrebbe mettere i dati dei clienti in mano alla Bce, dando il via a ciò che le banche temono di più, la disintermediazione. Ora, secondo voci di corridoio, i papabili a sostituire Sabatini sarebbero Stefano Lucchini, capo delle comunicazioni istituzionali di Intesa, e Federico Cornelli, commissario Consob. Ma se l’abi non accetterà la linea di Messina, il quadro potrebbe peggiorare ancora.
Intanto una “manina” ha fatto filtrare all’esterno le retribuzioni lorde dei 202 dipendenti dell’abi. A fronte di un monte stipendi di 12,45 milioni annui, i 15 dipendenti con Ral oltre i 100mila euro ne hanno intascati in totale 2,27. Al top delle retribuzioni l’ex ad Sabatini e il suo vice Gianfranco Torriero, ora dg pro tempore. Un che rischia di gettare ulteriore benzina sul fuoco delle polemiche interne.