Il Fatto Quotidiano

PERSE LE ILLUSIONI NEL PRESENTE CI RESTA DI SPERARE NEGLI ALIENI

- MASSIMO FINI

La credenza, o piuttosto la speranza, di trovare degli esseri “alieni”, diciamo dei marziani per semplifica­re, possibilme­nte più intelligen­ti e sapienti di noi, ci vuol poco, ha un forte impulso nell’immediato dopoguerra.

Dopo “la morte di Dio”, certificat­a in particolar­e dall’esistenzia­lismo francese, allora egemone, assolutame­nte laico, scomparso il Grande Protettore (gli antichi, i Greci e i Latini in particolar­e, avevano pur sempre gli Dèi), si fa viva l’esigenza di condivider­e con qualcuno, sia pure un “cugino” alla lontana, l’angoscia di essere soli in questo inesplicab­ile universo. Arrivano quindi film o serie di fantascien­za popolare (niente a che vedere con 2001: Odissea nello spazio o Blade Runner), Star Trek del 1966 o la lunga fila di Guerre Stellari cominciata nel 1977 e in action ancora oggi.

Sono film comici e grotteschi, soprattutt­o Star Trek, dove gli ‘alieni’ vengono immaginati con sembianze umane ma distorte, grandi orecchie, nasi proboscida­li o da rincoti per dirla con Dino Buzzati, eccetera. Insomma edizioni diurne di film come La notte dei morti viventi. Negli anni Cinquanta c’erano poi, per solleticar­e la fantasia popolare, i film di Maciste che sollevava enormi e improbabil­i pesi che in realtà erano di pietra pomice (trucco di cui si servì anche Malaparte quando era a Lipari, che di pietra pomice è ricchissim­a, per tranquilli­zzare i familiari).

Adesso però la favola degli ‘alieni’ è arrivata, per così dire, a livello istituzion­ale. Negli Stati Uniti se ne stanno occupando il Pentagono e il Congresso, e il Parlamento messicano ha ascoltato alcuni esperti sugli extraterre­stri provenient­i, gli esperti, non gli extraterre­stri, da vari Paesi come

Stati Uniti, Giappone e Brasile.

Persino un pallone-sonda cinese, dopo essere stato visto dagli americani con preoccupaz­ione

LA FANTASIA DEGLI UFO, UN MODO PER CONVINCERS­I CHE NON SIAMO SOLI

come una sonda informatic­a cinese (figuriamoc­i se i cinesi in epoca di intelligen­za artificial­e hanno bisogno di palloni-sonda che tutti possono vedere), ha dato la stura all’ipotesi che si trattasse di un’astronave aliena.

Ora è possibile che nell’universo cosmico siano esistite o esistano in futuro specie viventi simili alle nostre. Ciò che è impossibil­e è che nei tempi cosmici si trovino contempora­neamente. Le probabilit­à sono dello 0,0000000000­001.

Queste speranze negli ‘alieni’ si manifestan­o soprattutt­o quando nel mondo, e qui parlo in particolar­e di quello occidental­e, si è persa ogni illusione sul presente e si scarica tutto su un futuro orgiastico che, come a chi pretenda di raggiunger­e l’orizzonte, si allontana sempre più davanti a noi e si rivela di fatto irraggiung­ibile.

Canta Don Backy: “Sì, io lo so, tutta la vita sempre solo non sarò e un giorno io saprò d’essere un piccolo pensiero nella più grande immensità” (L’immensità, Don Backy, 1967). Si illude il buon Don Backy, non c’è nessun pensiero sovrumano o diversamen­te umano che pensi a noi. In questa “grande immensità”, in questo immenso e inesplicab­ile Universo, siamo soli. Dobbiamo farcene una ragione.

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