Riforme, la famiglia Onida scrive a Meloni: “Non lo citi per promuovere il premierato”
Giorgia Meloni non utilizzi il nome di Valerio Onida per promuovere la riforma del premierato. È questo il senso della lettera inviata alla presidente del Consiglio dall’associazione “Passione civile con Valerio Onida”, dopo che Meloni aveva citato il grande costituzionalista – scomparso due anni fa – nel suo intervento a un convegno sul premierato martedì scorso.
In quel discorso, la premier lasciava intendere che Onida avesse in qualche modo legittimato una modifica della Carta nella stessa direzione in cui va la legge della destra: “Onida scrive in modo molto autorevole – aveva detto Meloni – che la Costituzione esprime ciò che è tendenzialmente stabile nella vita della società e ammette una pluralità di orientamenti e di scelte politiche diverse nel tempo. Vuol dire che la Costituzione offre una cornice, fissa dei paletti, ma allo stesso tempo garantisce l’autonomia alla politica. Nel quadro costituzionale si sviluppa la democrazia e la democrazia si poggia sul principio di maggioranza. Questa è la cornice entro cui lavoriamo”.
Parole respinte da chi oggi custodisce la memoria di Onida. Il costituzionalista Antonio d’andrea, presidente della commissione culturale dell’associazione in memoria del professore (animata anche dai suoi familiari), ha perciò scritto alla premier “al fine di evitare una impropria strumentalizzazione”. E cioè evitare che il nome di Onida finisca involontariamente tra gli sponsor della riforma.
Le contestazioni di D’andrea sono diverse, a partire da una procedurale: “Anzitutto secondo Onida occorre prestare una particolare attenzione al metodo: se non c’è accordo che coinvolga almeno i gruppi più significativi dell’opposizione è consigliabile fermarsi”. Poi ci sono i giudizi di merito: “Il vertice del governo nel contesto parlamentare non ha, per definizione, nessun diretto collegamento col corpo elettorale. Il sistema parlamentare, con la sua proverbiale flessibilità, resta di gran lunga preferibile a mutazioni presidenziali che incidono necessariamente sulla funzione di garanzia esercitata dal Capo dello Stato”. È dunque “strumentale” evocare “il clima di concordia tra soggetti politici” suggerito da Onida e “applicarlo al premierato promosso dal governo Meloni. Di più: “La riforma è orientata verso una blindatura della maggioranza parlamentare intorno a un capo-premier, a chiaro detrimento del ruolo del Parlamento”.