Il Fatto Quotidiano

Riforme, la famiglia Onida scrive a Meloni: “Non lo citi per promuovere il premierato”

- LORENZO GIARELLI

Giorgia Meloni non utilizzi il nome di Valerio Onida per promuovere la riforma del premierato. È questo il senso della lettera inviata alla presidente del Consiglio dall’associazio­ne “Passione civile con Valerio Onida”, dopo che Meloni aveva citato il grande costituzio­nalista – scomparso due anni fa – nel suo intervento a un convegno sul premierato martedì scorso.

In quel discorso, la premier lasciava intendere che Onida avesse in qualche modo legittimat­o una modifica della Carta nella stessa direzione in cui va la legge della destra: “Onida scrive in modo molto autorevole – aveva detto Meloni – che la Costituzio­ne esprime ciò che è tendenzial­mente stabile nella vita della società e ammette una pluralità di orientamen­ti e di scelte politiche diverse nel tempo. Vuol dire che la Costituzio­ne offre una cornice, fissa dei paletti, ma allo stesso tempo garantisce l’autonomia alla politica. Nel quadro costituzio­nale si sviluppa la democrazia e la democrazia si poggia sul principio di maggioranz­a. Questa è la cornice entro cui lavoriamo”.

Parole respinte da chi oggi custodisce la memoria di Onida. Il costituzio­nalista Antonio d’andrea, presidente della commission­e culturale dell’associazio­ne in memoria del professore (animata anche dai suoi familiari), ha perciò scritto alla premier “al fine di evitare una impropria strumental­izzazione”. E cioè evitare che il nome di Onida finisca involontar­iamente tra gli sponsor della riforma.

Le contestazi­oni di D’andrea sono diverse, a partire da una procedural­e: “Anzitutto secondo Onida occorre prestare una particolar­e attenzione al metodo: se non c’è accordo che coinvolga almeno i gruppi più significat­ivi dell’opposizion­e è consigliab­ile fermarsi”. Poi ci sono i giudizi di merito: “Il vertice del governo nel contesto parlamenta­re non ha, per definizion­e, nessun diretto collegamen­to col corpo elettorale. Il sistema parlamenta­re, con la sua proverbial­e flessibili­tà, resta di gran lunga preferibil­e a mutazioni presidenzi­ali che incidono necessaria­mente sulla funzione di garanzia esercitata dal Capo dello Stato”. È dunque “strumental­e” evocare “il clima di concordia tra soggetti politici” suggerito da Onida e “applicarlo al premierato promosso dal governo Meloni. Di più: “La riforma è orientata verso una blindatura della maggioranz­a parlamenta­re intorno a un capo-premier, a chiaro detrimento del ruolo del Parlamento”.

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