Il Fatto Quotidiano

I tank dividono in due Rafah Onu, sì all’iter per la Palestina

Report Usa: “Tel Aviv non viola i diritti”

- » Riccardo Antoniucci

Mentre a Gaza i tank israeliani avanzavano fino a circondare l’area est di Rafah, ieri, avvicinand­osi un altro po’ alla “linea rossa” tirata da Joe Biden, a New York l’assemblea generale dell’onu si preparava a dare un altro segnale di isolamento politico a Israele, dopo sette mesi di conflitto in risposta al massacro del 7 ottobre. Il Palazzo di vetro ieri ha approvato una risoluzion­e di iniziativa araba che riconosce alla Palestina lo status di Paese qualificat­o ad aderire a pieno titolo (dal 2012 è osservator­e non membro) e raccomanda al Consiglio di sicurezza di rivedere la sua contrariet­à, dovuta al veto Usa. Voti: 143 favorevoli, 9 contrari (tra cui Usa e Israele). L’italia si è astenuta con Germania, Regno Unito e altri 22. “Un dono ad Hamas. Questo giorno sarà negli annali dell’infamia”, per l’ambasciato­re israeliano Gilad Erdan, che ha rappresent­ato il suo sdegno stracciand­o davanti ai delegati una riproduzio­ne della

Carta Onu, con un tritacarte.

Intanto, Washington ha fatto trapelare ad Axios le conclusion­i dell’atteso rapporto sulla condotta di Israele a Gaza, in preparazio­ne da febbraio e a cui è vincolato il sostegno militare Usa a Tel Aviv. Il testo critica l’alleato ma non dice che avrebbe violato il diritto internazio­nale. Gli invii di armi non saranno bloccati per principio, perciò, ma resteranno una decisione politica, come lo è stato lo stop a una fornitura di 3500 bombe voluta da Biden nelle scorse settimane. La linea americana è tracciata e passa dal no a un’offensiva totale su Rafah. Quei 65 km quadrati al confine con l’egitto, dove hanno trovato rifugio nei mesi un milione e mezzo di sfollati, per Benjamin Netanyahu però sono vitali per sconfigger­e Hamas, ed è prontoa tirare la corda. “Andremo avanti anche da soli, con le unghie e con i denti”, ha detto giovedì il premier israeliano. E nella notte il suo gabinetto di guerra ha approvato all’unanimità “l’espansione dell’area di operazione”. Non un attacco su vasta scala. Per due delle tre fonti israeliane che hanno rivelato la notizia, non violerà la linea rossa di Washington, la terza non ne era sicura.

I tank dell’idf ieri hanno preso il controllo della strada che divide Rafah da nord a sud, circondand­o la zona orientale della città. L’agenzia Reuters ha riferito di bombardame­nti e intensi combattime­nti con le milizie islamiste. Ma le forze israeliane sono impegnate ancora anche a nord, a Gaza city. Ieri sono morti quattro soldati israeliani, di 19 anni, in “duri scontri” nel quartiere Zeitun.

Infine, il gabinetto di guerra di Tel Aviv ha anche stabilito di continuare i negoziati per una tregua e un accordo sugli ostaggi. Il nuovo round dovrebbe tenersi a Doha, la prossima settimana, presente anche il capo della Cia William Burns (che ha lasciato il Cairo solo giovedì). Hamas ha fatto sapere che sta rivedendo la strategia. Ci sarà un’altra telefonata tra Biden e Netanyahu.

Ieri Il Sudafrica ha chiesto alla Corte penale internazio­nale dell’aja di adottare ulteriori misure provvisori­e contro Israele, citando il rischio di genocidio per la crisi di Rafah.

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