Salvini in passerella, cagnolini a passeggio e Saviano ecumenico
Il ministro dei selfie (e pochi fischi). Standing ovation per Rushdie
“Assaporo i libri e leggo il vino”: una réclame di aperitivi e panini al Salto numero 36. La focaccia però “no, grazie: sono a dieta”, così il vicepremier e ministro dei Trasporti Matteo Salvini rifiuta il cadeau dello stand della Regione Liguria, augurando loro però un “grande in bocca al lupo. In alto i cuori. Stasera (ieri, ndr) sono da voi”. Citofonare Toti Giovanni. Ospite ieri della Vita immaginaria della fiera, Salvini ha regalato un garrulo firmacopie del suo memoir Controvento (Piemme), quinto in classifica questa settimana, ma primo dei titoli italiani con 16.600 copie, di cui 9.100 vendute dalla casa editrice senza passare dalle librerie: le ha acquistate il leghista medesimo? O qualche sezione del suo partito? Lo hanno comprato gli addetti alla porchetta delle sagre padane o i fan del colore verde (militare)? Chi lo sa. Epperò anche tra i padiglioni il ministro milanista prima e scrittore poi va forte, con stuolo di ragazzini a chiedergli selfie: c’è pure uno studente di genitori nordafricani, a cui Matteo concede un largo sorriso e una foto, mentre un addetto alla sicurezza bisbiglia nelle retrovie: “Marocchino di m”. Peccato che questi bimbetti, che si professano “di destra e berlusconiani” e cantano “un capitano, c’è solo un capitano” – Salvini o Ancelotti? –, non votino: vogliono solo una photo opportunity col famoso di turno – Salvini o Ancelotti – da esibire sui social e nelle chat con gli amici, mentre poco più in là, una loro quasi coetanea già maggiorenne, Emy Buono, presenta Desiderio o devozione. Da Onlyfans al convento (Serradifalco). Salvini si limita invece ad andare da uno stand all’altro, in quasi due ore di passerella con vista elezioni: gli spazi delle Regioni, della Difesa (“Qui sono a casa”), della Stampa (il quotidiano, non il ministero unico), della Rai, della Treccani… schivando i cagnolini a passeggio, gettonatissimi, e i pochi contestatori che a bassa voce azzardano: “Pezzo di m.; senti che puzza; ignorante”. Ma un’altra lo corregge: “Il ministro è qui perché ha imparato a leggere”. E pure a scrivere, compilando una autobiografia da “David contro Golia”, fingendosi cioè un debole contro i poteri forti, probabilmente i magistrati, ultimi attaccati ieri, e giocando da vittima come “un Pesci ascendente Scorpione” qualunque.
Vittime vere sono Roberto Saviano e Salman Rushdie, “legati da molti anni di amicizia” e in dialogo al Salone sui rispettivi libri: Noi due ci apparteniamo. Sesso, amore, violenza, tradimento nella vita dei boss (Fuoriscena, zona Cairo) e Coltello (Mondadori). La concorrenza, nella sala accanto (un palco all’aperto), offre Er Piotta, ma la coppia italo-indo-britannica è ecumenica: attira quasi mille persone, Digos compresa, in un incontro blindatissimo quanto innocuo. “Io sono stato citato in giudizio da
Indira Gandhi, quindi non sei il primo” a essere querelato da una premier, dice Rushdie a Saviano. “Scrittori, giornalisti, intellettuali sono sotto attacco, è un brutto momento per la libertà di espressione”. Standing ovation,
“viva la libertà” e si ritorna in Rai, a settembre con Insider, il programma di Saviano già registrato ma poi boicottato.
Quanto agli affari, quelli dell’editoria vanno maluccio: l’aie certifica che la varia nei primi quattro mesi del 2024 segna -2,2%. Poco importa, tutti già guardano alla Buchmesse autunnale, dove l’italia sarà il
Paese ospite d’onore. E porterà in dote un nuovo blasone: il Premio internazionale Cesare De Michelis per l’editoria, promosso dalla famiglia e da Marsilio.
Varie ed eventuali del secondo giorno: Zerocalcare alla toilette; un forno di sala stampa; due bambine smarrite e chiamate al megafono come ai bagni numero 10 di Riccione; code e code per le autrici di romance; qr code e qr code ovunque, anche per decrittare la cartina (di carta) degli interminati spazi. Seguono sovrumani silenzi della direttrice Annalena Benini. Introvabile. Persino al buffet.