LA “FANTASTIC MACHINE” DELLE IMMAGINI MANIPOLATORIE
Il premiato doc svedese smaschera la finzione di video e foto, dai regimi a Tiktok
DAI MIRABOLANTI teatrini filmati di Méliès ai coloratissimi video self-promotional dei Tiktoker: la manipolazione della realtà attraverso le immagini è equivalente. Perché a discapito dell’evoluzione tecnologica, nell’arco di centinaia di anni la sostanza non è cambiata, e a chi ancora credesse che la riproduzione fotografica o audiovisiva sia una copia fedele del reale va confessata una dolorosissima verità: trattasi infatti di rappresentazioni “manipolate” per il semplice fatto che sono frutto di una scelta, di un punto di vista, di una narrazione insomma. Di questo racconta il prodigioso documentario Fantastic Machine (in sala), pluripremiato al Sundance, Berlino e svariati festival, diretto dagli svedesi Axel Danielson e Maximilien Van Aertryck sotto l’egida produttiva del più famoso connazionale Ruben Östlund, il due volte Palma d’oro a Cannes. Con un approccio squisitamente antropologico, il docufilm è costruito sul montaggio d’archivio di uno zibaldone storico-evolutivo dell’immagine video-fotografica e soprattutto degli effetti che essa nel tempo ha sortito sull’essere umano. In discussione è messa l’idea di fiducia ivi riposta attraverso la dimostrazione di tutte le fake news immaginifiche prodotte o producibili, basta cambiare prospettiva, sfondo, ampiezza dell’inquadratura.
Se il potere sensazionale del linguaggio foto-cinematografico è da sempre ben noto alla propaganda politica – che appunto ne ha forzato l’insita capacità manipolatrice – non ugualmente può dirsi della gente comune. Per questo il duo svedese si è proposto con ironia ma autorevolezza di veicolare contenuti utili a tutti, dai bambini ai loro insegnanti e genitori, fino agli apparentemente più scaltri: state attenti, perché nulla è come sembra.