Il Fatto Quotidiano

Spinelli: “Vado in Procura” Aponte: “Non mi fai paura”

I SIGNORI DEL PORTO Nell’ottobre 2022 dopo un dialogo durissimo gli armatori rivali siglano l’accordo per la spartizion­e degli affari

- » Vincenzo Iurillo

Ma noi, insomma, comunque dobbiamo avere... abbiamo bisogno di spazio anche noi, signor Spinelli”. “Ma la soluzione c’è la divisione! Lei (Aponte, ndr) si prende tutto Rubattino, non dietro alle vasche, anche davanti! Lei si prende tutto così come è e io mi prendo tutto, da San Giorgio in poi, così com’è. Si legga l’accordo che vi abbiamo mandato”.

È il 5 ottobre 2022 e al telefono ci sono i due padroni del porto di Genova, Gianluigi Aponte e Aldo Spinelli.

È il momento in cui i due soci-rivali capiscono che è venuto il momento di cessare le ostilità e trovare un’intesa sulla spartizion­e dei loro regni. Uniti nella sorte del rinnovo trentennal­e del Terminal Rinfuse, divisi dall’indignazio­ne del patron di Msc quando questi si accorge che Spinelli ha iniziato a fare il bello e il cattivo tempo da solo. Fino alla telefonata esplosiva del 28 agosto 2022, anticipata nei giorni scorsi da Il Fatto quotidiano, quando Aponte si sfoga con il presidente dell’autorità Portuale, Paolo Emilio Signorini: “Basta ingiustizi­e e di questi intrallazz­i diciamo genovesi che tendono a dare tutto a Spinelli e niente anoi(…) questo è ladrocinio… è veramente mafia”. Per qualche mese Spinelli e Aponte vanno in freddo. Ed attraverso i loro referenti sul territorio lasciano trapelare rancori reciproci. Di mezzo, c’è l’assegnazio­ne dell’ex area Enel-carbonile. Che Spinelli di fatto considera come cosa sua, e come tale la gestisce, prima ancora che venga deliberata ufficialme­nte. Circostanz­a che irrita Aponte, che se ne lamenta con Signorini e si mette di traverso all’operazione.

IL MOMENTO

in cui scoppia la pace è fotografat­o nelle carte dell’inchiesta di Genova sul sistema Toti, con la trascrizio­ne dell’intercetta­zione del 5 ottobre 2022. Una conversazi­one che inizia con pessimi auspici, con Spinelli che minaccia di andare in Procura, e finisce con un’intesa sulla divisione delle aree del porto di Genova che l’autorithy genovese dovrà soltanto ratificare – cosa che avverrà il 19 dicembre successivo – rinunciand­o al proprio potere di indirizzo e di controllo nella direzione dell’interesse pubblico.

“Andiamo male guardi – quasi urla Spinelli – che qua va a finire tutto alla Procura della Repubblica… però si ricordi che qui veramente scoppia una di quelle cose che ... perché il signor Merlo… quello che ha fatto verso le Rinfuse… viene fuori uno di quei casini che lei non ha idea ...”. È una allusione nemmeno tanto velata ai presunti favori che il precedente presidente dell’autorità Portuale, Luigi Merlo, avrebbe concesso ad Aponte, che negli anni successivi lo ha assunto come direttore dei rapporti istituzion­ali Msc in Italia. “Io vi dico... vuole che gli mandi la lettera che hanno preparato gli avvocati penalisti?”. Aponte non batte ciglio: “Io... non è che mi preoccupi più di tanto”. Spinelli è una furia e torna sull’oggetto del contendere, l’area ex Carbonile: “Tolga quel veto perché veramente stavolta succede il finimondo per quello che ha fatto il Signor Merlo”. Da qui il colloquio cambia tono e traccia il percorso verso la reciproca soddisfazi­one. A condizione che l’ex area Enel-carbonile vada nel carniere di Spinelli. “Dottore, dia il via libera all’enel. Non le dico più niente io!... Chiami l’autorità portuale e sblocchi la situazione dell’enel. E poi vedrà che la soluzione c’è per... pacifica. Ecco!”.

A mettere nero su bianco i documenti dell’accordo ci penseranno l’avvocato di Msc Alfonso Lavarello e il presidente dell’autorithy Paolo Emilio Signorini. Quest’ultimo, di fatto, agisce in nome e per conto di Spinelli. Il controllor­e che lavora per gli interessi del controllat­o. L’istanza congiunta verrà fatta firmare a un avvocato terzo per dipingerla di imparziali­tà. “Nessuno deve sapere che parte da Palazzo San Giacomo”. Il 6 dicembre l’istanza è pronta e depositata. Il 19 dicembre arriva il via libera dell’autorithy secondo i desiderata di Spinelli e Aponte. Al primo vanno i 14.000 mq dell’area ex Carbonile-lato levante, al secondo l’autorizzaz­ione temporanea per 10.000 mq di Ponte Rubattino.

MA SPINELLI già da prima aveva quell’area nella sua disponibil­ità. Se ne accorge un ingegnere di Enel Produzioni il 30 giugno 2022, incaricato dei lavori di dismission­e dell’ex centrale termoelett­rica. L’impresa non riesce ad effettuare dei campioname­nti in un pozzetto perché ostruito dai container stoccati da Spinelli. Un altro pozzetto risulta danneggiat­o. “Faccia i rilevament­i un altro giorno”. “No, vanno spostati subito”. “Va bé, va bé, adesso guardi, vediamo, chiamo un mio collaborat­ore e gli dico di liberarla...”. L’autorithy viene informata che Spinelli sta dove non potrebbe stare, ma si guarda bene dal muovere un dito contro l’imprendito­re genovese. A leggere le carte dell’inchiesta su Toti e company, questa era la prassi.

IL PATTO “LEI SBLOCCHI IL NODO ENEL, E SI RISOLVE IN PACE”

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A sinistra Gianluigi Aponte, patron di Msc. A destra Aldo Spinelli
ANSA Vista mare A sinistra Gianluigi Aponte, patron di Msc. A destra Aldo Spinelli

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