Il Fatto Quotidiano

Separazion­e, Nordio insiste Ma le toghe: “Incompatib­ile”

- Saul Caia e Antonella Mascali

Da una parte il poliziotto buono e dall’altra quello cattivo. I ministri Matteo Salvini e Carlo Nordio si dividono i ruoli. Il primo attacca le toghe per l’indagine di Genova, mentre il secondo fa il “collega” dei magistrati al 36esimo congresso nazionale dell’anm a Palermo, dove ha deciso di andare all’ultimo minuto.

Salvini “spera” che i magistrati “non vogliano bloccare un intero Paese”, mentre Nordio ribadisce la solita storia del “sono stato per 40 anni pubblico ministero, figuriamoc­i se posso pensare che stia sotto l’esecutivo”. Ma la platea presente al congresso non ci crede e, quando il ministro difende la sua riforma sulla separazion­e delle carriere, dicendo che è nel “programma elettorale” anche se non c’è una data, la sala mugugna. Si aggiunge poi l’alleato (di fatto) del governo, Matteo Renzi che parla “di rapporto malato che certi magistrati, certi politici, hanno con alcune redazioni di giornali”. Senza fare nomi, ma riferendos­i a Il Fatto. Renzi attacca il leader 5S Giuseppe Conte, al quale andrebbe “regalata una copia della Costituzio­ne” per aver detto che “garantismo e giustizial­ismo sono la stessa cosa”. E sferra un colpo a tutta l’anm per non aver fatto nessun comunicato sulla “condanna in primo e secondo grado dell’ex presidente dell’anm”, Piercamill­o Davigo, mentre lui per aver “criticato i pm” è stato “ripetutame­nte attaccato”.

In realtà, le riforme della destra hanno un unico comune denominato­re: stravolger­e la Costituzio­ne affinché la politica controlli la magistratu­ra. Oltre al bavaglio alla stampa. “Se qualche pm venisse intercetta­to, non so quanti andrebbero a spasso”, dice Salvini, che rilancia la responsabi­lità civile per i pm: “Non esistono caste”.

A PALERMO, Nordio dialoga con gli ex colleghi spiegando che “un principio non negoziabil­e” è “una assoluta indipenden­za del pubblico ministero nei confronti di qualsiasi autorità, a cominciare dal potere esecutivo”. Poi quando cita l’accordo di Bordeaux, leggendo alcuni articoli e spiegando, secondo la sua interpreta­zione, che legittimer­ebbe la separazion­e delle carriere. Ma la sala mugugna rumorosame­nte e Alessandra Maddalena, vicepresid­ente Anm, lo dice chiaro: “La riforma è incompatib­ile con il mantenimen­to dell’autonomia e dell’indipenden­za della magistratu­ra”. Nordio affronta anche il nodo Csm: “Nella composizio­ne del nuovo Csm la prevalenza dei magistrati togati sarà assoluta”.

Al congresso giudici e magistrati esprimono un coro unanime contro tutte le riforme. “Viviamo una fase storica di emergenza democratic­a – dice il senatore Roberto Scarpinato (M5S), per una vita magistrato –. Se diamo uno sguardo alle riforme in cantiere, dal premierato, all’assetto della magistratu­ra si comprende come la posta in gioco sia totale e riguardi la sopravvive­nza del modello di democrazia che nasce dalla Costituzio­ne. La maggioranz­a è erede delle stesse forze politiche che hanno manifestat­o avversione alla Costituzio­ne del ’48”.

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ANSA Giuseppe Santalucia e Carlo Nordio

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