Il Fatto Quotidiano

“Dal fronte tornano disabili: sono 300mila”

- » Michela A. G. Iaccarino

Secondo le autorità di Kiev da febbraio 2022 ci sono 300mila ucraini in più con disabilità: 20mila hanno subito amputazion­i permanenti. Il ministero dei veterani ucraino calcola che presto ci potrebbero essere 5 milioni di ex soldati a cui servono cure fisiche e psicologic­he. Anna Horkun, 35 anni, nella sua vita precedente faceva la producer tv: oggi è la manager del centro riabilitaz­ione veterani di Lviv, quello a cui i cittadini “hanno chiesto di chiudere le finestre, per evitare di vedere i mutilati”. Sono i soldati che hanno “salvato” l’ucraina, ma “la maggior parte delle persone non vuole vedere la guerra” dice Anna: “Sono tempi crudeli. Le persone a proteggere la loro salute mentale. Hanno paura di essere loro i prossimi”.

È difficile far reintegrar­e i veterani nella vita civile?

I veterani, in tempo di guerra, sono ancora più difficili da reintegrar­e che in tempo di pace. Molti di loro vogliono tornare nell’esercito, non riescono ad immaginare una vita senza: gli fa bene sapere che sono necessari al Paese. Con le amputazion­i più semplici si può ancora servire; altri hanno l’obbligo di fermarsi e tornare nella società civile. Per questo esiste il nostro centro: non solo riabilitaz­ione, ma anche ritorno alla vita civile.

Perché vogliono tornare in guerra?

Alcuni sono soldati profession­isti, altri vogliono fare tutto il possibile per il Paese, i loro amici sono morti. Molti non possono riconcilia­rsi con nuove forme di vita: in guerra è tutto bianco e nero, combatti o muori; nella vita civile devi prendere decisioni e per loro paradossal­mente è più difficile. Non sanno più come essere felici, nemmeno come fare una corsa al parco. Quando i veterani vengono qui, si chiedono come sia possibile fare cose normali, come andare al bar, quando c’è la guerra.

Qual è il vostro principale problema?

La mancanza di risorse, fondi e personale. E una grossa confusione: esiste il ministero dei veterani, ma ora ogni dicastero sta avviando programmi per i suoi veterani, spesso ciò genera caos, si sprecano così tempo e risorse. Un altro grosso problema è l’altissimo numero di persone che ha bisogno di riabilitaz­ione: centri come il nostro (dove lavorano 15 persone che seguono 300 residenti) stanno aprendo in tutto il Paese, da Lviv a Kiev a Kharkiv. Dobbiamo essere più produttivi possibile e far inteprovan­o ragire le due anime della società: militare e civile. Dobbiamo far iniziare il dialogo tra le due parti. Soprattutt­o gli studenti ci chiedono come comunicare con i veterani: facciamo lezioni a migliaia di persone in tutta l’ucraina, questo mi dà speranza.

Che età media hanno?

Ci chiedono di tenere le finestre chiuse per evitare l’orrore

Il più giovane dei nostri residenti ha 23 anni, i più anziani ne hanno 50. Uno degli errori più comuni è credere che soffrono tutti di choc post traumatico, ma solo circa il 15% dei veterani ha questi sintomi.

Ci sono anche le veterane.

Le ragazze hanno ferite e traumi proprio come i ragazzi. Centinaia e centinaia di giovani sono rimasti ciechi, per sempre. La gioventù che va in guerra a 18 anni mi fa bruciare l’anima: non possiamo immaginare cosa significhi diventare disabili così giovani e dover trovare forza e volontà per continuare a vivere.

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