Il Fatto Quotidiano

“Noi sulle armi non siamo divisi”

- Lorenzo Giarelli

La fila per i selfie sul palco si smaltisce quando ormai è quasi mezzanotte, orario anomalo per gli eventi politici. Giuseppe Conte lascia il Teatro Dal Verme, a Milano, dopo due ore di monologo: l’apertura della campagna elettorale del Movimento 5 Stelle nella circoscriz­ione Nord-ovest è tutta del leader, che di fronte a un migliaio di persone (non era scontato, Milano non è mai stato territorio fertile per i 5S) nella sera di venerdì scandisce i punti del programma per le Europee, presenta i principali candidati e insiste soprattutt­o sulle contraddiz­ioni della destra e le ambiguità del Pd.

Nelle prime due file ci sono big come Chiara Appendino e Alessandra Maiorino, oltre all’ex senatore Gianluca Perilli e ai lombardi Nicola Di Marco (capogruppo in Regione), Dario Violi e Stefano Buffagni. Conte imposta la prima metà del monologo sulla pace: alle sue spalle scorrono titoli di giornali, servizi del Tg e filmati di questi due anni di guerra in Ucraina mentre l’ex premier marca la diversità del Movimento: “Noi non ci arrendiamo a un’italia e un’europa trascinate in guerra. Questa posizione la teniamo, costi quel che costi. No a nuovi aiuti militari”. E qui c’è un messaggio, neanche tanto implicito, al Pd: “Su questo tema non abbiamo 10 posizioni diverse al nostro interno. La nostra posizione sull’ucraina non ammette tentenname­nti, chi vi chiede il voto per andare a Bruxelles sarà un costruttor­e di pace in mezzo a un’europa di guerrafond­ai”.

Alcune slide ricordano i voti dei partiti italiani al Parlamento europeo quando si è trattato di impegnarsi per nuove armi a Kiev: “Tutti favorevoli, tranne noi”. Quando l’avvocato indica il logo del Pd, la sala mugugna.

Ma non c’è solo la pace. Conte ringrazia gli europarlam­enti uscenti (in platea c’è la ricandidat­a Mariangela Danzì) e snocciola i temi più identitari della campagna 5 Stelle, ognuno dei quali è associato a un candidato-banidera. Ci sono il sociale (con menzione per Pasquale Tridico), la “lotta alle lobby” (ecco il fondatore di Banca Etica Ugo Biggeri), i diritti civili (Carolina Morace), la legalità (Giuseppe Antoci) e poi i conflitti di interessi, declinati anche nel sistema di informazio­ne: “C’è un deputato di centrodest­ra, Antonio Angelucci, che è proprietar­io di tre giornali e ora tratta con Eni per un’agenzia”. È il gancio per presentare Gaetano Pedullà, ex direttore della Notizia in corsa per Bruxelles, tra i più applauditi: “Si è dimesso dal suo giornale e sta perfeziona­ndo la cessione delle sue quote sociali”. La foto di gruppo dei candidati chiude la serata. E avvia, davvero, la campagna elettorale.

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