Il report Usa: “Le armi americane per violare il diritto internazionale”
L’esercito israeliano ha usato armi statunitensi contro la popolazione palestinese ed è “ragionevole ritenere” lo abbia fatto in maniera “incoerente” con il diritto internazionale e “con le pratiche stabilite per mitigare i danni ai civili”. Venerdì sera il Dipartimento di Stato ha consegnato al Congresso statunitense il report sull’utilizzo delle armi americane da parte degli alleati.
GLI USA con quasi 25 miliardi di dollari di aiuti, solo dall’inizio della guerra, sono il primo fornitore di Israele. Nonostante il documento sia aspramente critico con Tel Aviv non può certo essere considerato favorevole ad Hamas. Nelle 15 pagine dedicate al conflitto si ripete più volte che l’organizzazione islamista opera fuori dal diritto internazionale: si nasconde tra la popolazione, attacca e sequestra civili israeliani, combatte senza rispettare alcuna regola. Le accuse verso Israele sono però le più dure mai lanciate dall’amministrazione Biden. La prima, e forse la più importante agli occhi di Washington, è quella sulla mancata condivisione di “informazioni complete per verificare se sistemi d’arma statunitensi siano stati specificamente utilizzati in azioni che hanno portato a presunte violazioni del diritto internazionale umanitario a Gaza, o in Cisgiordania e Gerusalemme Est”. Gli Stati Uniti non incolpano Israele di crimini di guerra o contro l’umanità, ma fanno una lunga lista, sono oltre venti gli episodi citati, in cui sollevano dubbi sul modus operandi dell’idf. Ci sono i bombardamenti sui campi profughi di Jabalia e Deir Al-balah, gli attacchi ai convogli di aiuti umanitari, la distruzione delle sedi operative delle ong. “La natura del conflitto a Gaza
– si legge nel documento – e il breve periodo di revisione in questo rapporto” rendono difficile indicare prove specifiche “tuttavia gli incidenti segnalati sono sufficienti a sollevare serie preoccupazioni”.
Il governo statunitense ha esaminato numerose segnalazioni e preso in considerazione che “Israele dispone di un sofisticato sistema per identificare dove si trovano i civili al fine di cercare di ridurre al minimo i danni civili”. Per questo ritiene fondate le denunce di Nazioni Unite e ong che indicano come “gli sforzi israeliani di mitigazione dei danni civili sono incoerenti, inefficaci e inadeguati”. Su questo passaggio si fonda la nuova politica del presidente Biden: sospensione dell’invio di armi a Tel Aviv. La settimana scorsa il Pentagono ha bloccato la spedizione di 3.500 bombe verso Israele. Mercoledì in un’intervista alla Cnn lo stesso presidente Biden ha detto “che se vanno a Rafah non fornirò le armi che vorranno usare a Rafah, che sono già state usate per le altre città”. Si riferiva alle munizioni per l’artiglieria. Queste dichiarazioni, il report di venerdì, la lunga tensione della relazione con Netanyahu e l’incapacità di porre un freno al conflitto, hanno isolato Biden. Secondo il Washington Post i progressisti democratici hanno accusato il rapporto di essere poco chiaro in merito alla catastrofe umanitaria in corso a Gaza. I conservatori invece vedono il rischio di una rottura con l’alleato mediorientale.
IN QUESTE ORE
i media israeliani danno molto spazio alle voci critiche contro Biden. Netanyahu ha ribadito che combatterà e prenderà Rafah, anche se fosse costretto a usare le unghie. “Abbiamo missili imprecisi – ha detto Tally Gotliv, parlamentare del Likud –, quindi invece di usare un missile preciso per abbattere un edificio specifico, userò i miei missili imprecisi per radere al suolo dieci palazzi. Questo è quello che farò. Se non mi dai missili precisi, userò missili imprecisi”. In questo momento di incertezza Hamas ha diffuso il video di un ostaggio, Nadav Popplewell, e poco dopo ne ha annunciato la morte, in un bombardamento del mese scorso.
Il leader di Hamas, Yahya Sinwar, secondo fonti dell’intelligence israeliana, è ancora vivo. Non si troverebbe a Rafah, ma in un tunnel a Khan Younis, un’area che l’idf avrebbe già conquistato da oltre un mese. Il governo di Netanyahu, che sopravvive grazie all’estrema destra religiosa, ha ordinato a tutti gli sfollati di lasciare Rafah. Vogliono prendere la città per distruggere Hamas, ma i miliziani sembrano ancora capaci di combattere in diverse altre aree della Striscia e ieri sera hanno accusato proprio gli Stati Uniti: “Siete voi i responsabili dell’escalation a Rafah e nel sud della Striscia”.