Il Fatto Quotidiano

L’ispettorat­o offre lavori sotto i minimi del Ccln: “Errore”

- » Leonardo Bison

“Èdi tutta evidenza come la tariffa oraria posta a base di gara non risulti congrua e giustifica­bile alla luce del recente rinnovo del contratto collettivo, e quindi non sia sufficient­e a garantire i livelli minimi di trattament­o salariale, richiamati dai noti, recenti, interventi della magistratu­ra ordinaria e confermati dalla più recente giurisprud­enza del lavoro”. Non è un sindacalis­ta a scrivere a qualche imprendito­re disattento. Ma è la presidente dell’univ, l’unione nazionale delle imprese dei servizi di sicurezza e vigilanza, che scrive all’ispettorat­o del Lavoro, riguardo un bando dell’ispettorat­o del Lavoro: quello per i servizi di vigilanza armata, in presenza o da remoto, presso gli immobili della sede centrale, pubblicato il 30 aprile, valore 540 mila euro.

Il bando per l’appalto, secondo l’associazio­ne datoriale, prevede infatti un costo del lavoro orario, 17,94 euro

(tutto incluso, manodopera e costi di gestione), che rende praticamen­te impossibil­e pagare ai lavoratori quanto previsto dal contratto collettivo nazionale – intorno ai 9,5 euro lordi l’ora per la vigilanza armata, minimo – e allo stesso tempo consentire alle aziende in appalto un margine di utile. Eppure per l’ispettorat­o del Lavoro, i costi della manodopera stimati sono stati “calcolati sulla base degli elementi derivanti dall’esperienza relativa ad affidament­i precedenti, tenendo conto del costo medio orario del personale dipendente da istituti ed imprese di vigilanza privata e servizi fiduciari”.

CHE È SUCCESSO?

Succede che fino all’anno scorso il lavoro dei vigilantes costasse quasi la metà. Il Ccnl vigilanza e servizi fiduciari era ed è il più povero d’italia: fino al 2023 vedeva minimi intorno ai 4 euro lordi, e le trattative sindacali per il rinnovo erano andate così male che gli aumenti, concordati ad aprile 2023, erano decisament­e risibili. Poi però sono arrivate una serie di inchieste della procura di Milano, che ha commissari­ato una dopo l’altra quasi tutte le principali società del settore, ritenendo le paghe non in grado di garantire una vita dignitosa in base all’articolo 36 della Costituzio­ne. Tutte le società hanno man mano garantito aumenti del 38% del salario agli addetti, e poche settimane fa, il 4 aprile, è stato firmato, dopo meno di 12 mesi, il rinnovo, che sancisce gli aumenti per tutti, in due anni (1.300 euro al mese per chi non è armato, 1.500 per i vigilantes armati), e l’introduzio­ne della quattordic­esima. Paghe decisament­e non ricche (per i non armati il minimo è intorno ai 7,5 euro lordi), ma ben più dignitose di un anno fa.

Tutti d’accordo, sindacati confederal­i e associazio­ni datoriali. Il problema è la committenz­a: non sempre felice di dover pagare di più il lavoro in appalto. Secondo i dati raccolti da Univ, e diffusi da Vigilanza Privata Online, solo nel 21,9% dei casi la Pubblica Amministra­zione è disponibil­e a rivedere i prezzi. “Appare quasi paradossal­e” che la gara “venga proposta proprio dall’istituzion­e preposta al controllo della sicurezza e qualità del lavoro” scrive Univ nella sua lettera. L’ispettorat­o del Lavoro, contattato, in serata conferma che si è trattato di un mero errore materiale, dovuto al recente rinnovo del contratto: il bando, garantisco­no, sarà aggiornato lunedì.

IL BANDO PAGA ORARIA TROPPO BASSA. LA REPLICA: “CORREGGIAM­O”

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