L’ispettorato offre lavori sotto i minimi del Ccln: “Errore”
“Èdi tutta evidenza come la tariffa oraria posta a base di gara non risulti congrua e giustificabile alla luce del recente rinnovo del contratto collettivo, e quindi non sia sufficiente a garantire i livelli minimi di trattamento salariale, richiamati dai noti, recenti, interventi della magistratura ordinaria e confermati dalla più recente giurisprudenza del lavoro”. Non è un sindacalista a scrivere a qualche imprenditore disattento. Ma è la presidente dell’univ, l’unione nazionale delle imprese dei servizi di sicurezza e vigilanza, che scrive all’ispettorato del Lavoro, riguardo un bando dell’ispettorato del Lavoro: quello per i servizi di vigilanza armata, in presenza o da remoto, presso gli immobili della sede centrale, pubblicato il 30 aprile, valore 540 mila euro.
Il bando per l’appalto, secondo l’associazione datoriale, prevede infatti un costo del lavoro orario, 17,94 euro
(tutto incluso, manodopera e costi di gestione), che rende praticamente impossibile pagare ai lavoratori quanto previsto dal contratto collettivo nazionale – intorno ai 9,5 euro lordi l’ora per la vigilanza armata, minimo – e allo stesso tempo consentire alle aziende in appalto un margine di utile. Eppure per l’ispettorato del Lavoro, i costi della manodopera stimati sono stati “calcolati sulla base degli elementi derivanti dall’esperienza relativa ad affidamenti precedenti, tenendo conto del costo medio orario del personale dipendente da istituti ed imprese di vigilanza privata e servizi fiduciari”.
CHE È SUCCESSO?
Succede che fino all’anno scorso il lavoro dei vigilantes costasse quasi la metà. Il Ccnl vigilanza e servizi fiduciari era ed è il più povero d’italia: fino al 2023 vedeva minimi intorno ai 4 euro lordi, e le trattative sindacali per il rinnovo erano andate così male che gli aumenti, concordati ad aprile 2023, erano decisamente risibili. Poi però sono arrivate una serie di inchieste della procura di Milano, che ha commissariato una dopo l’altra quasi tutte le principali società del settore, ritenendo le paghe non in grado di garantire una vita dignitosa in base all’articolo 36 della Costituzione. Tutte le società hanno man mano garantito aumenti del 38% del salario agli addetti, e poche settimane fa, il 4 aprile, è stato firmato, dopo meno di 12 mesi, il rinnovo, che sancisce gli aumenti per tutti, in due anni (1.300 euro al mese per chi non è armato, 1.500 per i vigilantes armati), e l’introduzione della quattordicesima. Paghe decisamente non ricche (per i non armati il minimo è intorno ai 7,5 euro lordi), ma ben più dignitose di un anno fa.
Tutti d’accordo, sindacati confederali e associazioni datoriali. Il problema è la committenza: non sempre felice di dover pagare di più il lavoro in appalto. Secondo i dati raccolti da Univ, e diffusi da Vigilanza Privata Online, solo nel 21,9% dei casi la Pubblica Amministrazione è disponibile a rivedere i prezzi. “Appare quasi paradossale” che la gara “venga proposta proprio dall’istituzione preposta al controllo della sicurezza e qualità del lavoro” scrive Univ nella sua lettera. L’ispettorato del Lavoro, contattato, in serata conferma che si è trattato di un mero errore materiale, dovuto al recente rinnovo del contratto: il bando, garantiscono, sarà aggiornato lunedì.
IL BANDO PAGA ORARIA TROPPO BASSA. LA REPLICA: “CORREGGIAMO”