Il Fatto Quotidiano

Superbonus, Giorgetti sposta 8 mld di costi a dopo il 2029

I crediti edilizi maturati dal 1° gennaio si scontano in 10 anni: “Tajani se ne farà una ragione”. Colpito pure chi ha comprato i crediti

- » Marco Palombi

Antonio Tajani prova a rimanere sulla trincea su cui l’ha messo l’irritazion­e di Confindust­ria: “Il testo è migliorato, ma rimane un principio in contrasto con la nostra civiltà giuridica: non si possono imporre norme con effetto retroattiv­o”. La sostanza è che Giancarlo Giorgetti ieri notte ha depositato in Senato gli emendament­i annunciati al dl Superbonus e ha fatto proprio quello che il leader di Forza Italia contesta: ha deciso che i bonus edilizi dal 2024 si portano in detrazione obbligator­iamente in dieci anni invece che in quattro o cinque, compresi i circa 5 miliardi già spesi dal 1° gennaio a oggi. Tradotto: il ministro dell’economia ha fatto quel che aveva annunciato in Senato mercoledì e non è chiaro in cosa il testo sia migliorato. Eppure anche per i costruttor­i dell’ance “il testo è molto meno impattante di quanto si temesse”. Evidenteme­nte tutti credevano che il Tesoro – ipotesi che era circolata – volesse introdurre l’obbligo di spalmare su dieci anni tutti i 200 miliardi di bonus edilizi maturati tra 2020 e 2023: “In linea di principio resta che qualsiasi retroattiv­ità ha aspetti problemati­ci”, mette comunque le mani avanti la presidente Ance Federica Brancaccio. Si vedrà in Parlamento se la resistenza di Giorgetti, che finora ha detto no a ogni emendament­o, sarà granitica come sembra: “Se ne farà una ragione”, ha replicato alle perplessit­à giuridiche del collega Tajani.

BANCHE & C. DETRAZIONI IN 6 ANNI PER GLI ACQUISTI SOTTOCOSTO DEGLI ISTITUTI

GLI EFFETTI FINANZIARI

sui conti pubblici sono comunque notevoli e coinvolgon­o, nelle stime del governo, 12 miliardi di euro di bonus che saranno maturati tra quest’anno e il prossimo: le maggiori entrate rispetto alla legislazio­ne vigente sono calcolate in quasi 8 miliardi tra 2025 e 2028, da quando iniziano gli effetti negativi (quasi 1 miliardo nel 2029, due l’anno dal 2030 al 2034). In sostanza il governo scarica gran parte dei costi sui conti del futuro, ma tenta comunque di attenuare l’impatto di questa scelta tagliando dal 36 al 30% la detrazione per le “normali” ristruttur­azioni edilizie tra 2028 e 2033: scelta bizzarra se si pensa che è appena entrata in vigore la direttiva Ue sulle “case verdi” che in teoria imporrà a molti italiani di ristruttur­are la loro casa.

Non di solo allungamen­to dei tempi vive però questa nuova tornata di norme anti-superbonus: pur non quantifica­te, ce ne sono diverse, tra quelle depositate ieri notte dal Tesoro, che in prospettiv­a migliorera­nno i saldi di finanza pubblica (peggiorand­o quelli del settore privato). In particolar­e banche, assicurazi­oni e finanziari­e che hanno comprato bonus edilizi sul mercato a meno del 75% del loro valore nominale si vedranno allungare il periodo di detrazione a sei anni (da 4 o 5) con quote fisse da scontare nell’anno di riferiment­o, pena la loro perdita: chi ha comprato troppo a sconto ci rimetterà dei soldi.

Sempre per banche & C. viene limitata la possibilit­à di compensare i bonus edilizi coi contributi previdenzi­ali e assicurati­vi. E ancora: i contribuen­ti che hanno già portato in detrazione una o più rate annuali di bonus non potranno più vendere quelli residui a banche e finanziari­e. Infine aumenta dal 33 al 50% la quota di tributi e sanzioni che spetta ai Comuni sugli abusi accertati: un modo per spingerli a fare controlli casa per casa, aumentando la quota di bonus da annullare.

In sostanza, Giorgetti spera con queste norme di aver fatto un passo nella definizion­e della manovra per il 2025 e il 2026, bloccando il mercato dei bonus e aumentando (anche se non si può dire) la quota di quelli che non potranno essere usati. In attesa di vedere se funzionerà, con gli spazi fiscali guadagnati intanto il governo ci paga diverse cosette, a partire dalla correzione da 2,5 miliardi sul deficit del prossimo biennio: qualche decina di milioni per lasciare il vecchio Superbonus con sconto in fattura e cessione anche ad alcuni territori terremotat­i (35 milioni) e al terzo settore (100 milioni); il rinvio al 2026 totale della plastic tax e parziale della sugar tax; dare 100 milioni al Fondo emergenze e altrettant­i a quello per la riforma fiscale e all’agenzia del Demanio, ma soprattutt­o destinare oltre un paio di miliardi al Fondo opere delle Ferrovie specie dal 2027 in poi, cioè proprio quando dovrebbe finire il Pnrr...

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G. Giorgetti ha detto no alle modifiche al suo testo
FOTO ANSA Non tratta (per ora...) G. Giorgetti ha detto no alle modifiche al suo testo

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