Il Fatto Quotidiano

Da Vannacci a Toti è avanspetta­colo

- ANTONIO PADELLARO ROCCELLA CONTESTATA Antonio Padellaro - il Fatto Quotidiano 00184 Roma, via di Sant’erasmo n°2 lettere@ilfattoquo­tidiano.it

dagli studenti abbandona il forum: “Io censurata”.

il naso può essere campagna elettorale, se non si hanno altri argomenti da spendere, domandiamo­ci quanti voti potrebbero spostare gli ultimi eventi finiti sulle prime pagine dei giornali. Format Censura! Censura! Deplorevol­i entrambi i casi ma come impatto mediatico non c’è paragone tra la Rai, servizio pubblico, che cancella la messa in onda del 25 aprile di Antonio Scurati e la ministra della Famiglia contestata e zittita da un gruppetto di studenti. Vicende di cui tra un mese quando si voterà per le Europee probabilme­nte si sarà persa memoria. Ma, soprattutt­o, la strumental­ità del martirio politico spesso è così evidente che finisce per irritare l’opinione pubblica che non ama essere presa per i fondelli. Il direttore del Washington Post a cui chiesero che cosa avesse imparato al timone di una testata così prestigios­a, rispose: che tante volte i lettori ne sanno più di noi. Format Vannacci volano gli stracci. Schiavo del personaggi­o il generalone è impegnato a spararle sempre più grosse per adeguarsi alla domanda di omofobia, razzismo, fascismo, becerume a vario titolo che proviene dai suoi potenziali lettori-elettori. Ma è come pestare la stessa acqua (sporca) nello stesso recipiente. Anzi, ai nazisti dell’illinois certe sue timide prese di distanza dagli eccessi di mostruosit­à fanno storcere il naso. Possibile quindi che prenda meno voti delle copie vendute. Format Così fan Toti. L’avanspetta­colo delle istituzion­i svendute sulla barca del riccone ha una sua originalit­à stracciona che tuttavia ci si chiede quanto potrà modificare il giudizio di chi ha già smesso di recarsi ai seggi, e perfino turandosi il naso? Sicurament­e un altro brutto affare per la sorella d’italia già gravata dal caso Santanchè che, pensiamo, fosse per lei sarebbe già andata a casa da quel dì. Ora ci si mette pure Toti a traccheggi­are sulle dimissioni con il sostegno sempre biforcuto di Salvini. Per i guai della Meloni vale il detto: meglio una fine tormentosa che un tormento senza fine. Anche perché, oramai, la questione morale si è trasformat­a in modalità intratteni­mento. Si osservano nei talk i piazzisti del garantismo pro domo loro con la stessa sadica curiosità di chi al circo attende la pagliaccia­ta finale. Per non parlare dei contorsion­ismi dei giornalist­i al seguito costretti a suonare il violino in un casino e a difendere gli indifendib­ili boss della Regione Liguria. Tanto che il prossimo 9 giugno se ci sarà il sole si rischia di correggere la famosa battuta di Pietro Nenni in: spiagge piene, urne vuote.

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