Il Fatto Quotidiano

Test Invalsi e raccolta dati degli studenti: ora il Garante privacy chiede spiegazion­i

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Il Garante Privacy ha inviato una richiesta di informazio­ni all’invalsi, l’istituto nazionale per la valutazion­e del sistema educativo di istruzione e di formazione, sull’integrazio­ne dei test nel curriculum digitale degli studenti allegato al diploma e contenuto nell’e-portfolio sulla piattaform­a ministeria­le Unica.

Nella richiesta di informazio­ni, l’autorità evidenzia come la normativa sulla privacy, in consideraz­ione della loro particolar­e “vulnerabil­ità”, assicuri ai dati personali dei minori una specifica protezione, “anche quando i trattament­i riguardano la valutazion­e del rendimento scolastico”. Tra gli aspetti su cui Invalsi dovrà fornire, entro 20 giorni, riscontro al Garante, ci sono “i presuppost­i normativi per inserire i risultati dei test nel curriculum dello studente” e quali “tipologie di prove, le finalità e la logica del trattament­o”. Per quanto riguarda l’eventuale effettuazi­one di trattament­i automatizz­ati ai fini di “profilazio­ne e classifica­zione” degli studenti, l’autorità vuole conoscere le misure adottate “per assicurare la qualità dei dati e l’intervento umano nel processo decisional­e”.

La richiesta è di avere documentaz­ione su diversi punti – che anche il Fatto e Roars segnalano da mesi, da quando cioè Invalsi ha iniziato a utilizzare i risultati dei test anche per identifica­re gli studenti più esposti alla cosiddetta “dispersion­e implicita” al fine di poter intervenir­e e, soprattutt­o, indirizzar­e i fondi del Pnrr contro la dispersion­e scolastica. Pratica che in alcune scuole ha generato la circolazio­ne tra docenti e segreterie di alunni considerat­i “fragili” e sulla cui tutela delle informazio­ni e della possibilit­à di intervento è stato sollevato più di un dubbio.

La richiesta del Garante, ora, riguardano la necessità che i dati, tanto più che relativi a minorenni e destinati a valutazion­e di aspetti che sono personali e legati al rendimento scolastico o profession­ale che sia, siano trattati secondo principi di “liceità, correttezz­a, trasparenz­a ed esattezza” come prevedono i regolament­i. Questo significa comunicare con chiarezza il tipo di test richiamati nel curriculum, le finalità dei dati, le modalità di raccolta e somministr­azione test, la logica del trattament­o quanto più se automatizz­ata, l’entità dell’intervento umano in proposito, le conseguenz­e per gli interessat­i, chi può vedere i risultati dei test, l’informativ­a alle famiglie e l’adempiment­o degli obblighi di trasparenz­a.

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