Eurovision, finale con fischi per Eden Golan Lo sponsor principale i cosmetici israeliani
Eurovision si scherma da ogni critica con una sola frase: la kermesse è apolitica. Ieri è sembrato il contrario. Mentre scriviamo sta salendo sul palco Eden Golan, la cantante israeliana. A Malmö, dove si tiene la finale, sono arrivati 100 mila manifestanti da 90 paesi: chiedono il cessate il fuoco. Dentro l’arena la sicurezza è pronta a intervenire al primo segno di protesta. Durante la semifinale l’esibizione di Golan è stata coperta dai fischi, alcuni media locali hanno riportato che per evitare l’imbarazzo siano stati usati applausi registrati alla fine della canzone. La partecipazione d’israele alla competizione è stata motivo di discussione per settimane. Due anni fa l’invasione dell’ucraina, seppur il concorso si definì apolitico, portò all’esclusione della Russia dalla gara. Negli scorsi mesi in molti hanno chiesto una riflessione sulla guerra a Gaza e sull’esposizione che avrebbe ottenuto Israele. La risposta di Tel Aviv fu secca: la canzone in gara sarebbe stata October Rain il cui testo parla dell’attacco di Hamas avvenuto il 7 ottobre. Dopo molte pressioni Ebu, il network di tv europee e di cui Israele fa parte, decise di far partecipare Golan a Eurovision, ma con una canzone diversa. Lo sponsor principale del concorso canoro, da anni, è Maroccanoil. Si tratta di un’azienda cosmetica israeliana che commercializza prodotti a base di olio di argan tipico del sud del Marocco, confezionati in Canada. Il sostegno israeliano a Eurovision è stato ribadito anche dal governo Netanyahu. Ieri il ministro degli Esteri, Israel Katz, ha rivendicato la presenza dello stato ebraico alla kermesse come una forma di lotta contro “l’odio immenso e l’antisemitismo”. Concorrenti, pubblico e persino conduttori non la pensano allo stesso modo. Dopo la squalifica, decisa da Ebu, del cantante olandese Joost Klein, per un non meglio precisato “comportamento inadeguato”. Ci sono state tensioni con l’irlandese Bambie Thug, che ha saltato le prove. E il francese Slimane bloccatosi a metà esibizione, sempre durante le prove, per lanciare un messaggio di pace. La situazione era così complicata che tutta la delegazione israeliana è stata spostata in un altro edificio. Un messaggio per la fine della guerra è arrivato anche da Alessandra Mele, la cantante italo-norvegese, che avrebbe dovuto presentare parte dello spettacolo da Oslo. “È in atto un genocidio. Aprite gli occhi” ha detto in un video sui social per annunciare che non avrebbe partecipato alla serata.