Salone-gaza: Zero(calcare) a uno, l’incontro è possibile
Tensione tra polizia e manifestanti filo-palestinesi, poi sedata dal fumettista che riesce a far entrare 5 attivisti: è la prima vera polemica dopo tre giorni sonnacchiosi e gag della Littizzetto
EQUI ISRAELE MA DENTRO C’È CHI BOICOTTA IL LIBRO SUL 7.10
pur si muove: dopo tre giorni sonnacchiosi, il movimento filopalestinese è riuscito a raggiungere il Salto al Lingotto, ma Rafah è lontana, i cancelli chiusi, i manganelli pronti. Centinaia di attivisti, tra studenti, centro sociale Askatasuna e comunità araba torinese, si sono radunati per il presidio “Tutti gli occhi su Rafah”, ma Rafah è lontana, la Polizia di fronte e non li fa entrare. “Il Salone è pieno di sionisti, pieno di falsità. Blocchiamo tutto. Stop occupazione, stop genocidio a Gaza” e giù le transenne. Zerocalcare, sbucato dal salotto di Repubblica, sul piazzale si fa mediatore di pace tra manifestanti e Digos: “Io non so’er rappresentante de niente, rega’… Ma non è normale che uno spazio che parla di cultura e attualità lasci fuori la Storia: di quello che sta accadendo in Palestina sarà chiesto conto a noi testimoni che non stiamo interrompendo il massacro in corso”. Bene, bravo, bis: sulle note di Ghali e Checco Zalone, cinque attivisti vengono fatti entrare con Zero (“Er giorno più riposante della vita mia...”) per parlare coi vertici della fiera e inscenare una manifestazione di solidarietà ai palestinesi. Torino-gaza: Zero(calcare) a uno, l’incontro è possibile.
Forse. Poco prima, la presentazione del libro di Fiamma Nirenstein , 7 ottobre 2023. Israele brucia (Giubilei Regnani), era stata boicottata da alcuni spettatori che hanno lasciato la sala mezza vuota dopo le critiche all’anpi e alle piazze del 25 aprile e del 1° maggio. “Sento parlare di pericolo fascista ma è tutto il contrario”, ha commentato il giornalista e attivista Angelo Pezzana. Semmai il problema è “il ritorno dell’antisemitismo”. E fuori tutti, indignados. Fuori è anche il premio intitolato al pionieristico movimento omosessuale italiano, di cui Pezzana è presidente: collegato al Salone Off, è andato a Cinzia Leone, prima donna eterosessuale a vincerlo in sei edizioni con Vieni tu giorno nella notte (Mondadori), un amore tra un palestinese e un israeliano, ovviamente consumato in Israele, dove i diritti Lgbt sono tutelati e dove – parole di Eshkol Nevo, qui col suo ultimo romanzo Legami (Feltrinelli
Gramma) – “è il momento più triste e tragico, ma anche il più significativo. Noi scrittori capiamo che le storie possono essere salvezza e dare speranza alle persone. Questo ho fatto negli ultimi sei mesi”.
Ci salverà la sostenibile leggerezza dell’essere anche perché Luciana Littizzetto – che cura appunto la “Leggerezza” della Vita immaginaria –ogni giorno regala un guizzo e un titolo di giornale, dalla cataratta alla prostata di Mentana. Ieri il siparietto è toccato a Gianni Morandi: “Fatti mandare dalla mamma a prendere un libro”. Sai che ridere. E sì che si celebrava un maestro dello humour come Marcello Marchesi, non pervenuto: “Ogni nuovo libro danneggia quelli già usciti. Che rimorso, rubare un solo lettore ai classici”.
Più classico che eccentrico, più zuccherino che divisivo, il Salone n. 36 smoscia persino Luciano Canfora (“L’episodio di Scurati è un brutto segnale, ma da qui a dire che abbiamo perso la libertà ce ne corre”) e soprattutto deprime i “gonzi”: non ci sono più le feste di una volta; la più cool è il Minimum Party di Minimum Fax. Si duole Ottavio Cappellani: “Una volta pisciavamo nel Po di questo Salmone del Libro che cerca ancora di nuotare controcorrente ma è sempre più stanco”. Gli fa da controcanto Antonio Padellaro: “Mi sono divertito ma la festa è finita” pure nel “pianeta cartaceo” dei quotidiani e di “giornalisti, artisti, pagliacci”, come racconta nell’ultimo pamphlet autobiografico Solo la verità lo giuro (Piemme), presentato ieri in fiera. Altra letteratura, infine: oggi il presidente del Gabinetto Vieusseux, Riccardo Nencini, annuncia la costituzione del Fondo Citati, con la biblioteca dello scrittore ricostruita nelle stanze dell’istituzione fiorentina e l’esposizione di una delle sue macchine da scrivere accanto a quelle di altri colleghi come Fallaci, Pasolini, Arbasino, Montale.