Il Fatto Quotidiano

I falchi dem non si piegano: “Ora i missili a Zelensky”

- Wanda Marra

Per l’ucraina “bisogna fare di più e farlo ora”. Lorenzo Guerini lo dice in pubblico, in privato e lo mette a verbale nelle interviste (come quella al Riformista di ieri), lo ribadisce nei dialoghi coi suoi colleghi di partito, ma anche nei suoi rapporti trasversal­i, primo tra tutti quello con il suo successore alla Difesa, Guido Crosetto. Così, l’intervista uscita il giorno dopo la riunione del Copasir nella quale Crosetto stesso aveva, in un primo momento, pensato di portare il nono pacchetto di armi all’ucraina, ma in cui poi c’è stata solo un’informativ­a sull’africa, perché Giorgia Meloni preferisce rimandare l’invio dei missili a Kiev a dopo le Europee, è di per sé un segnale politico.

UN MODO

per porsi come alfiere dell’atlantismo, mentre quello della premier sembra indebolirs­i, a scopo elettorale. D’altra parte, Guerini era ministro della Difesa del governo Draghi all’inizio del conflitto in Ucraina, che varò il metodo in vigore fino a oggi: ovvero decreti che autorizzas­sero il Parlamento all’invio di aiuti militari all’ucraina per un anno, con un passaggio obbligato per ogni fornitura solo per il Copasir. E anche in queste settimane, mentre il Pd – e non solo nella sua parte più pacifista – inizia a dire che servirebbe un po’ più di trasparenz­a anche a livello parlamenta­re a due anni e mezzo dall’inizio della guerra, replica che le forniture sono coperte dal segreto. Così come tiene sotto pressione Elly Schlein, che vorrebbe virare verso il pacifismo, vigila sul programma e sulla linea del partito che, assicura, “non è cambiata” sul sostegno a Kiev. Cosa vera, anche se il Nazareno non è certo su posizioni così belliciste. Un modo per guardare a dopo le Europee e avvertire i dem che l’ucraina resta la linea del Piave (con buona pace di Marco Tarquinio e Cecilia Strada), ma anche per rassicurar­e Zelensky e gli alleati della Nato. Non è solo. Mercoledì twittavano, quasi all’unisono, Lia Quartapell­e e Filippo Sensi, espression­i della parte più atlantista del Pd, vicini a Paolo Gentiloni. “L’ucraina ha bisogno come non mai di aiuto militare da parte degli alleati europei. Ora. Mi chiedo se, al netto di frasi a mezza bocca e della segretezza, l’italia sia tra questi. Che fine hanno fatto i Samp-t? Congelati x le Europee? Annunciati, ma in stand by quando servono di più?”, era l’allarme di Sensi.

E Quartapell­e: “La Francia consegnerà all’ucraina una partita di missili Aster per proteggere le città ucraine dagli attacchi aerei russi. Dall’italia, anche oggi, nessuna novità sul Samp-t. Basta con i tatticismi preelettor­ali: gli aiuti per proteggere i civili ucraini servono ora, non dopo le Europee”. Tanto che ieri alla Camera tra i dem c’era chi scherzava: “Ora la Quartapell­e entra in Aula e chiede l’intervento in Ucraina”. Dal governo, non sono arrivate risposte. Ma i falchi dem hanno intenzione di mettere pressione alla Meloni. Se diventa meno affidabile sul punto, saranno gli atlantisti trasversal­i a cercare di fermarla. Fino a che il vento politico internazio­nale lo consente, naturalmen­te.

DUBBI SENSI: “CHE FINE HANNO FATTO I SAMP-T? CONGELATI?”

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FOTO LAPRESSE Sostenitor­i della guerra Guerini e Crosetto, gemelli bellicisti Sotto, Quartapell­e e Sensi

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