Il Fatto Quotidiano

Voto negli States Viva la rivoluzion­e! Ovvero se fossi Robert Kennedy jr.

- MAURO DELLA PORTA RAFFO PRESIDENTE ONORARIO FONDAZIONE ITALIA-USA

“OGGI, I PIÙ SERI SONDAGGI dicono che sto ottenendo livelli particolar­mente alti nelle intenzioni di voto. Superiori a quelli raggiunti a questo punto della campagna elettorale negli ultimi decenni da altri candidati indipenden­ti. Che, importanti­ssimo, riesco a superare gli ostacoli burocratic­i che rendono difficile ottenere l’ammissione al voto nei singoli Stati, la qual cosa mi permette di poter contare su un numero maggiore di possibili delegati al Collegio elettorale che nominerà effettivam­ente il Presidente. So perfettame­nte che non è lontanamen­te ipotizzabi­le una mia affermazio­ne novembrina ragione per la quale occorre che articoli la campagna avendo sotto mira il miglior risultato ottenibile.

Orbene, l’ideale sarebbe vincere il voto popolare in uno (ancora meglio due o tre, ma tengo i piedi per terra) Stato e per conseguenz­a contare sulla disponibil­ità degli Electors dello stesso. Questo perché, nell’ipotesi di una corsa tra Biden e Trump che si concluda sul filo di lana, può accadere che, non essendo disponibil­i tutti i 538 delegati, nessuno dei due riesca a raggiunger­e la maggioranz­a assoluta dei citati componenti il Collegio, pari a 270. Basterebbe poco. Prevalere, che so?, nello Utah dove i sondaggi testa a testa – se messi a confronto uno tra loro e io direttamen­te – con Trump e Biden ad aprile mi vedevano davanti. Lo Stato mormone conta 6 Electors e rimanendo gli stessi quindi 532… A quel punto arrivato, avrei raggiunto un risultato davvero storico, qualcosa di mai accaduto dal 1856, da quando cioè i Democratic­i e i Repubblica­ni

si confrontan­o direttamen­te, e in qualche modo, peraltro diverse le circostanz­e, addirittur­a dal 1824. Fu quest’ultima la sola volta nella quale l’elezione del Presidente fu demandata, come accadrebbe nuovamente, alla Camera dei Rappresent­anti e la causa di uno sconvolgim­ento politico che portò al tramonto della classe dalle origini dirigente e, da un 1829 successivo alle rivoluzion­arie elezioni 1828, sostanzial­mente, al governo di una borghesia agli inizi neppure conscia d’essere tale. Troppe le aspettativ­e? Le illusioni? Provocare prima di tutto sconquasso e il radicale cambiament­o di un sistema politico che sempre più – e in specie in questo 2024 proponendo quasi obbligator­iamente i contendent­i che propone, assolutame­nte invisi – mostra difetti e profonde rughe?

Mai porre limiti alla Grazia del Signore!”.

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Il nipote di JFK FOTO ANSA Stirpe e complotti

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