Il Fatto Quotidiano

.PIRATI STORY: BOTTINI .E SCALATE SOCIALI.

OGGI COME ALLORA Sono ancora gli strati più poveri della società a vedere nella pirateria un’occasione di affrancame­nto. Da parte degli occidental­i il problema si pone invece sul tema dei commerci

- » BEATRICE NICOLINI

Ipirati hanno proliferat­o nei mari fin dall’antichità. La pirateria si riferisce al furto in mare, in cui i pirati attaccano altre navi e le derubano di beni di valore. La loro bandiera conosciuta come Jolly Roger, sia rossa che nera, raffiguran­te il teschio e le tibie incrociate, è stata un simbolo di morte e pericolo associato al diavolo.

(...)Durante l’epoca romana, le navi cariche di grano e datteri nel Mediterran­eo venivano spesso attaccate dai pirati. La pirateria rimase un fenomeno diffuso anche nel Medioevo e successiva­mente prosperò nel periodo compreso tra il 1620 e il 1720, diventando il periodo d’oro (...). Nel corso del tempo, i governi delle potenze europee dell’epoca iniziarono a incoraggia­re questi assalti alle navi e la raccolta di beni di valore. (...)

Nel primo Ottocento, i direttori della Compagnia delle Indie Orientali britannica (East India Company) organizzar­ono una massiccia campagna navale per porre fine alla pirateria nel Golfo Persico. Nel novembre 1819, una spedizione salpò da Bombay (oggi Mumbai) in India. Il compito era chiaro: si doveva risolvere la questione con i capi arabi della costa dei pirati. La “costa dei pirati” fu identifica­ta nel tratto di costa dalla penisola del Qatar fino all’oman. I capi arabi erano la confederaz­ione tribale Al Qasimi – gli attuali emiri di Sharjah, Stato degli Emirati Arabi Uniti – che controllav­ano questa regione dalla città strategica di Ras al Khaymah, anch’esso oggi uno degli Stati degli Emirati Arabi Uniti. Le forze navali della Compagnia britannica inflissero una sconfitta agli Al Qasimi, ma gli effetti di questa vittoria furono temporanei. Gli Al Qasimi tornarono alle loro attività marittime, continuand­o ad attaccare le spedizioni mercantili della Compagnia delle Indie Orientali in tutta la regione del Golfo. Durante la prima metà del 1800, la flottiglia britannica fu la più grande spedizione marittima mai inviata dall’india occidental­e al Golfo Persico. Essa era composta da tre navi da guerra della marina britannica. (...)

La Compagnia era perfettame­nte disposta a sostenere la pirateria, purché non influenzas­se gli interessi commercial­i britannici. Dopo la soppressio­ne della rivolta di alcuni corpi militari di religione musulmana del 1857 in India (Great Mutiny), il governo anglo-indiano affittò sei navi da guerra dalla Royal Navy britannica per 70 mila sterline all’anno. Le navi dovevano essere impiegate in servizio costante ed esclusivo nel Golfo Persico, dove avrebbero svolto compiti di polizia e impedito ai capi locali arabi di rendere insicura la navigazion­e e il commercio con spedizioni piratesche. I costi di queste operazioni furono attribuiti interament­e a carico dei contribuen­ti indiani. (...)

Venendo ai giorni nostri, i principali focolai della pirateria attuale includono il Golfo di Aden, oggi associato agli Houthi nello Yemen e ai più noti pirati somali, il Sud-est asiatico, il Golfo del Messico e il Golfo di Guinea, che ha registrato la maggior parte dei sequestri marittimi nel mondo. Le motivazion­i alla base delle attività piratesche contempora­nee rispecchia­no le stesse problemati­che socioecono­miche che hanno spinto gli uomini a intraprend­ere la via della pirateria per secoli. I pirati originano dalle fasce più basse dell’ordine sociale, offrendo opportunit­à a coloro

.che altrimenti non avrebbero alcuna via d’avanzament­o. Si configura come una sorta di via d’uscita e di riscatto. (...)

Posizionat­o tra la penisola malese e Sumatra, lo Stretto di Malacca ha storicamen­te registrato significat­ivi livelli di pirateria a causa della sua posizione strategica e dell’intenso traffico marittimo. Tuttavia, negli ultimi decenni, gli sforzi regionali e la cooperazio­ne internazio­nale, come le pattuglie congiunte e gli accordi bilaterali, hanno contribuit­o a ridurre l’incidenza della pirateria in questa zona.

I numerosi e indiscrimi­nati attacchi perpetrati dagli Houthi a navi commercial­i e petroliere nello Stretto di Bab el-mandeb, nel Mar Rosso, costituisc­ono il nucleo delle crisi internazio­nali coinvolgen­ti le rotte strategich­e tra l’oceano Indiano e il Mar Rosso – che rappresent­ano il 12% del commercio globale – e le relazioni tra gli Stati del Golfo, del Medio Oriente e del Corno d’africa. Gli Houthi sono un gruppo armato prevalente­mente sciita zaydita, originato verso la fine del Novecento nello Yemen, divenuto attivo in senso antigovern­ativo negli anni Duemila. Il gruppo ha dato vita a un’organizzaz­ione armata autonomina­ta “Partigiani di Dio” o “Gioventù Credente”. Il nome deriva dal fondatore Hussein al Houthi, ma il gruppo non presenta omogeneità interna. Dal 2020, gli Houthi controllan­o due terzi del territorio dello Yemen, dove risiedono circa 33 milioni di persone. Questo crea ostacoli ulteriori secondo il diritto internazio­nale per le definizion­i di pirati, o meglio di corsari, di terroristi, ma anche di nuova forza politica che si contrappon­e alla leadership politica di Sanaa.

Lo Yemen confina a nord con l’arabia Saudita e a est con l’oman. Nonostante la presenza di giacimenti petrolifer­i e di gas naturale poco sfruttati, il Paese è uno dei più poveri al mondo. Le rimesse degli emigrati costituisc­ono il 40% del prodotto nazionale lordo, mentre le limitate infrastrut­ture e la persistent­e violenza ne ostacolano lo sviluppo. Nel 1839, l’espansione coloniale britannica stabilì una base commercial­e nel porto di Aden, successiva­mente integrata con la creazione del Canale di Suez nel 1869. La regione meridional­e della Penisola Arabica fu divisa tra l’area d’influenza britannica e l’area formalment­e turca, poiché lo Yemen fu parte dell’impero Ottomano fino al 1918. Negli anni Sessanta del XX secolo, il Paese fu al centro delle proxy wars, conflitti per procura tra ideologie socialiste e capitalist­e che impoveriro­no ulteriorme­nte la regione. Dopo anni di guerra civile fino al 1990, lo Yemen meridional­e e settentrio­nale si unirono politicame­nte, ma le tensioni ripresero dopo quattro anni. A partire dal 2015, gli Houthi hanno consolidat­o il loro controllo in uno Yemen dilaniato da lotte politiche interne, ricevendo anche supporto militare dall’iran, mirato principalm­ente a contrastar­e l’influenza saudita. Il conflitto in Yemen è stato talvolta semplifica­to come una guerra settaria tra fazioni sostenute dall’arabia Saudita wahabita e dall’iran sciita, una narrazione che non corrispond­e alla complessit­à delle violenze alimentate da interessi regionali e internazio­nali. A questo riguardo, Elizabeth Kendall, esperta di Yemen contempora­neo, sostiene che il legame tra gli Houthi e l’iran era inizialmen­te strumental­e agli obiettivi in Yemen. L’iran cercava soprattutt­o di percepirsi come un importante “sponsor” del gruppo armato, prima che l’escalation delle violenze portasse, dal 2020, all’invio di droni e missili balistici chiarament­e di origine iraniana. Lo Yemen sembra ora sull’orlo di una nuova frammentaz­ione. Gli Houthi si presentano come autentici patrioti e difensori leali della nazione yemenita, contrappon­endosi ad altri gruppi armati come al Qaeda e alle fazioni politico-militari governativ­e che spesso hanno tradito le popolazion­i locali.

I recenti attacchi in uno dei “colli di bottiglia” globali nel Golfo di Aden, nel Mar Rosso e nell’oceano Indiano si sono rivelati calcoli estremamen­te errati. Le ripercussi­oni sulle catene di approvvigi­onamento internazio­nali – con richieste assicurati­ve fino a 2 milioni di dollari per i passaggi attraverso lo Stretto di Bab el Mandeb – potrebbero causare gravi crisi economico-commercial­i. Prolungare i viaggi di dodici-quindici giorni, costringen­do le navi a circumnavi­gare l’africa, potrebbe incrementa­re i costi fino a 1 milione di dollari per rotta e inevitabil­mente rallentare i tempi di consegna delle merci. Tuttavia, gli Houthi mantengono la loro convinzion­e autentica che Dio sia dalla loro parte, alimentand­o così la loro militanza apparentem­ente indomita.

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 ?? FOTO ANSA ?? All’arrembaggi­o Un assalto a un cargo nel Mar Rosso da parte degli Houthi nel dicembre 2023
FOTO ANSA All’arrembaggi­o Un assalto a un cargo nel Mar Rosso da parte degli Houthi nel dicembre 2023
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