Il Fatto Quotidiano

Genova, 57 mln per la Diga Toti sarà interrogat­o domani

Aumentano i testimoni, i pm accelerano e il presidente punta a ottenere la revoca dei domiciliar­i dal gip evitando il Tribunale Riesame

- Marco Grasso GENOVA

Asorpresa, dopo un botta e risposta a distanza, la Procura anticipa i tempi dell’interrogat­orio di Giovanni Toti: il governator­e ligure, agli arresti domiciliar­i per corruzione, sarà sentito domani, in presenza del suo avvocato Stefano Savi. L’impazienza di “chiarire la sua posizione” filtra ormai da giorni, attraverso il suo entourage e alcune tv amiche. L’impression­e è che questo atteggiame­nto abbia infastidit­o i magistrati, tirati per la giacchetta su un campo extra-giudiziari­o: “Se e quando sentire un indagato è una decisione che spetta al pm”, aveva commentato il procurator­e di Genova Nicola Piacente. Un modo per dire che giustizia e della politica hanno tempi e logiche diverse. E che la scelta delle eventuali dimissioni del governator­e – tema che sta tenendo in stallo un consiglio regionale – dipende solo da lui e non dall’operato dei pm.

Dalle carte dell’inchiesta, intanto, emerge come parte dei fondi versati dal terminalis­ta Aldo Spinelli al Comitato Giovanni Toti, siano stati stornati su un conto personale del governator­e: si tratta di 30mila transitati su un deposito Carige, “usato abitualmen­te da Toti come conto politico”. Circostanz­a che, di per sé, non è un reato, ma costituisc­e per gli inquirenti un aspetto da approfondi­re.

La svolta sull’audizione è arrivata ieri e può avere almeno due letture. La prima è di carattere investigat­ivo. L’idea iniziale dei magistrati era quella di usare le prime testimonia­nze per corroborar­e elementi probatori, da utilizzare poi nell’audizione con Toti. Questo intendimen­to iniziale si è però scontrato con il prevedibil­e allargamen­to dell’inchiesta e della platea crescente di testimoni da sentire. Dopo le prime convocazio­ni, che hanno coinvolto circa 15 persone, i magistrati potrebbero sentire presto come testimoni anche il sindaco di Genova Marco Bucci e l’armatore Gianluigi Aponte, patron del gruppo Msc, che dalle intercetta­zioni emerge come un attore danneggiat­o dalla consorteri­a d’affari composta secondo l’accusa da Toti, Spinelli e dall’ex presidente dell’autorità portuale Paolo Emilio Signorini. Nei giorni precedenti erano stati sentiti, tra gli altri, la parlamenta­re Ilaria Cavo (non indagata), su cui secondo gli investigat­ori sarebbero stati dirottati pacchetti di voti legati ai clan siciliani, e i membri del Comitato portuale, come Rino Canavese e Giorgio Carozzi, componenti di un organo tecnico che avrebbe subito pressioni per concedere la concession­e trentennal­e del terminal Rinfuse ad Aldo Spinelli.

C’è poi una lettura politica, che fa da sfondo all’inchiesta. Toti si è rifiutato finora di dare le dimissioni, decisione che probabilme­nte ne alleviereb­be la posizione di indagato, nella convinzion­e che una scelta simile lo danneggere­bbe sul piano

IN REGIONE VIA LIBERA AL MAXI MUTUO PER LA FORANEA

politico: lo scenario che si aprirebbe in quel caso sarebbero elezioni anticipate e una reggenza in mano al suo vice Alessandro Piana (Lega), che a quel punto potrebbe occuparsi della sola ordinaria amministra­zione. L’interrogat­orio consentire­bbe al governator­e di giocarsi però una carta: un’istanza di revoca davanti al giudice per le indagini preliminar­i, appellabil­e eventualme­nte davanti al tribunale del Riesame. Un’istanza che, nel caso, potrebbe evitare un ricorso sul merito al Riesame, che potrebbe aprire il fianco a un pronunciam­ento sul merito e, in caso di rigetto, trasformar­si in una prima sentenza sui fatti. Certo è che se la richiesta di revoca dei domiciliar­i dovesse essere respinta, per Toti diventereb­be politicame­nte difficile arroccarsi a oltranza.

Ieri la maggioranz­a in consiglio regionale ha tenuto sul primo stress test del consiglio decapitato: la maggioranz­a, con i voti contrari dell’opposizion­e di centrosini­stra, ha approvato il mutuo da 57 milioni di euro all’autorità portuale per finanziare il secondo lotto della nuova Diga foranea, maxi-opera non direttamen­te coinvolta nell’inchiesta di Genova, ma di cui si parla diffusamen­te nelle intercetta­zioni. “Un’opera chiave per la Liguria, l’italia e l’europa”, gli ha risposto il presidente ad interim Piana, che ha aggiunto: “Toti va avanti, non si vuole dimettere”. Almeno per ora.

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L’aula del Consiglio regionale della Liguria. A lato, Giovanni Toti
FOTO ANSA Il voto in regione sulla Diga L’aula del Consiglio regionale della Liguria. A lato, Giovanni Toti

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