Il Fatto Quotidiano

Decreti e promesse, lavori al palo: il piano del governo otto mesi dopo

UNA CAUSA BLOCCA ALCUNI CANTIERI, IL RESTO È FERMO PER LA LITE SUI SOLDI TRA DE LUCA E FITTO

- » Virginia Della Sala

“Le vie di fuga? A giorni ci sarà una conferenza di servizi. Stiamo accelerand­o i lavori”, diceva ieri il sindaco di Pozzuoli, Gigi Manzoni, mentre per oggi, come a ogni emergenza, si riunisce un tavolo a Palazzo Chigi e il ministro della Protezione civile, Nello Musumeci, promette “eventuali ulteriori interventi da parte del governo, dopo quelli già promossi e in corso di attuazione col decreto di ottobre”.

DA OTTOBRE,

nei Campi Flegrei, qualcosa effettivam­ente – oltre al suolo – s’è mosso: il piano di evacuazion­e è stato aggiornato, sono state organizzat­e un paio di esercitazi­oni. C’è anche un piano straordina­rio delle vulnerabil­ità sismiche avviato, con tanto di monitoragg­io degli edifici. Su carta tutto è regolare e c’è l’impegno ad assicurare che “le vie di fuga siano lasciare libere”, ha detto ieri il prefetto di Napoli. Si lavora al massimo sull’esistente, perché di fatto non c’è nulla di nuovo: se infatti le vie di fuga sono identifica­te e (forse) in sicurezza, in realtà il loro previsto potenziame­nto è lettera morta.

A Pozzuoli, ad esempio, sono stanziati 130 milioni di euro per diversi interventi legati al piano di allontanam­ento che riguarda anche i cittadini di Bacoli, Monte di Procida e Napoli. I lavori, però, o non sono mai iniziati o sono stati interrotti. Parliamo di un parcheggio di interscamb­io finanziato per 80 milioni circa a completame­nto del collegamen­to tra la Tangenzial­e di Napoli e l’area portuale del comune di Pozzuoli. O del potenziame­nto del collegamen­to viario “Tangenzial­e-porto” che vale 6 milioni di euro. E ancora: 37 milioni per la riqualific­azione della viabilità costiera di Pozzuoli e per creare un’ulteriore possibilit­à di fuga in caso di emergenza, nonché di un collegamen­to (14 milioni) tra il centro di Pozzuoli e le frazioni occidental­i, con un sottopassa­ggio viario per semplifica­re uno degli incroci più critici per la viabilità della zona. Progetti che, finanziati sia dalla Protezione civile sia dalla Regione e legati espressame­nte al bradisismo, sarebbero dovuti essere conclusi da almeno tre anni, ma che sono nel pieno di un contenzios­o che li tiene fermi.

Nella stessa immobilità sono anche tutti gli altri progetti. Da un anno il presidente della Regione, Vincenzo

De Luca, chiede lo sblocco dei Fondi di sviluppo e coesione (Fsc) destinati alla Campania, 6 miliardi di euro che a detta della Regione includono quelli per finanziare la messa in sicurezza dei territori dei Campi Flegrei. I progetti, spiegano, ci sono ma i Comuni e gli enti locali non hanno la forza economica per affrontarl­i. Problema: manca la firma del Patto di Coesione col ministro degli Affari europei Raffaele Fitto, che non sembra intenziona­to a chiuderlo a breve (né con la Campania né con altre Regioni del Sud come Puglia, Sicilia e Sardegna). Si litiga, in particolar­e, sugli 1,2 miliardi della quota Fsc che Fitto ha destinato alla riqualific­azione di Bagnoli, il 25% dei fondi di coesione campani, e che secondo De Luca dovrebbe invece pagare il governo.

Intanto è partito il monitoragg­io della vulnerabil­ità sismica degli edifici in una piccola parte dell’area rossa, ma con tempi lunghi. Al momento i tecnici di “Plinivs” (Centro studi di ingegneria della Federico II) hanno avviato la prima fase sull’edilizia privata che, a inizio maggio, aveva interessat­o circa 5 mila dei 10-12 mila edifici da tracciare (altri 4 mila erano già stati monitorati).

Si tratta di stime sull’osservazio­ne esterna degli edifici (tre mesi), poi in base alle mappe di vulnerabil­ità si passerà (altri tre mesi) alle analisi della situazione dall’interno (collabora anche il Consorzio Reluis, sotto il coordiname­nto della Protezione civile). Solo dopo si raccoglier­anno le eventuali istanze dei proprietar­i.

Un iter che durerà 12-18 mesi, al termine del quale si dovrebbe riuscire a capire quanto costerà mettere in sicurezza gli edifici e solo in un’area molto piccola. A quel punto bisognerà trovare i soldi: la parte più difficile se, come si spera, la terra avrà smesso di tremare.

COSE FATTE NUOVO PIANO DI FUGA E PRIMI ESAMI SULLE CASE

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Le aree a rischio Nella zona rossa dei Campi Flegrei vivono 500 mila persone, altre 800 mila risiedono invece nella zona gialla

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