Decreti e promesse, lavori al palo: il piano del governo otto mesi dopo
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“Le vie di fuga? A giorni ci sarà una conferenza di servizi. Stiamo accelerando i lavori”, diceva ieri il sindaco di Pozzuoli, Gigi Manzoni, mentre per oggi, come a ogni emergenza, si riunisce un tavolo a Palazzo Chigi e il ministro della Protezione civile, Nello Musumeci, promette “eventuali ulteriori interventi da parte del governo, dopo quelli già promossi e in corso di attuazione col decreto di ottobre”.
DA OTTOBRE,
nei Campi Flegrei, qualcosa effettivamente – oltre al suolo – s’è mosso: il piano di evacuazione è stato aggiornato, sono state organizzate un paio di esercitazioni. C’è anche un piano straordinario delle vulnerabilità sismiche avviato, con tanto di monitoraggio degli edifici. Su carta tutto è regolare e c’è l’impegno ad assicurare che “le vie di fuga siano lasciare libere”, ha detto ieri il prefetto di Napoli. Si lavora al massimo sull’esistente, perché di fatto non c’è nulla di nuovo: se infatti le vie di fuga sono identificate e (forse) in sicurezza, in realtà il loro previsto potenziamento è lettera morta.
A Pozzuoli, ad esempio, sono stanziati 130 milioni di euro per diversi interventi legati al piano di allontanamento che riguarda anche i cittadini di Bacoli, Monte di Procida e Napoli. I lavori, però, o non sono mai iniziati o sono stati interrotti. Parliamo di un parcheggio di interscambio finanziato per 80 milioni circa a completamento del collegamento tra la Tangenziale di Napoli e l’area portuale del comune di Pozzuoli. O del potenziamento del collegamento viario “Tangenziale-porto” che vale 6 milioni di euro. E ancora: 37 milioni per la riqualificazione della viabilità costiera di Pozzuoli e per creare un’ulteriore possibilità di fuga in caso di emergenza, nonché di un collegamento (14 milioni) tra il centro di Pozzuoli e le frazioni occidentali, con un sottopassaggio viario per semplificare uno degli incroci più critici per la viabilità della zona. Progetti che, finanziati sia dalla Protezione civile sia dalla Regione e legati espressamente al bradisismo, sarebbero dovuti essere conclusi da almeno tre anni, ma che sono nel pieno di un contenzioso che li tiene fermi.
Nella stessa immobilità sono anche tutti gli altri progetti. Da un anno il presidente della Regione, Vincenzo
De Luca, chiede lo sblocco dei Fondi di sviluppo e coesione (Fsc) destinati alla Campania, 6 miliardi di euro che a detta della Regione includono quelli per finanziare la messa in sicurezza dei territori dei Campi Flegrei. I progetti, spiegano, ci sono ma i Comuni e gli enti locali non hanno la forza economica per affrontarli. Problema: manca la firma del Patto di Coesione col ministro degli Affari europei Raffaele Fitto, che non sembra intenzionato a chiuderlo a breve (né con la Campania né con altre Regioni del Sud come Puglia, Sicilia e Sardegna). Si litiga, in particolare, sugli 1,2 miliardi della quota Fsc che Fitto ha destinato alla riqualificazione di Bagnoli, il 25% dei fondi di coesione campani, e che secondo De Luca dovrebbe invece pagare il governo.
Intanto è partito il monitoraggio della vulnerabilità sismica degli edifici in una piccola parte dell’area rossa, ma con tempi lunghi. Al momento i tecnici di “Plinivs” (Centro studi di ingegneria della Federico II) hanno avviato la prima fase sull’edilizia privata che, a inizio maggio, aveva interessato circa 5 mila dei 10-12 mila edifici da tracciare (altri 4 mila erano già stati monitorati).
Si tratta di stime sull’osservazione esterna degli edifici (tre mesi), poi in base alle mappe di vulnerabilità si passerà (altri tre mesi) alle analisi della situazione dall’interno (collabora anche il Consorzio Reluis, sotto il coordinamento della Protezione civile). Solo dopo si raccoglieranno le eventuali istanze dei proprietari.
Un iter che durerà 12-18 mesi, al termine del quale si dovrebbe riuscire a capire quanto costerà mettere in sicurezza gli edifici e solo in un’area molto piccola. A quel punto bisognerà trovare i soldi: la parte più difficile se, come si spera, la terra avrà smesso di tremare.
COSE FATTE NUOVO PIANO DI FUGA E PRIMI ESAMI SULLE CASE