Il Fatto Quotidiano

Da Hitler a Vox, “l’ecofascism­o” promuove razza pura e natura

Il pamphlet della Santolini sulle destre “green”

- » Elisabetta Ambrosi

L’ambientali­smo come ideologia unicamente progressis­ta? Un vero e proprio “bias cognitivo”. Non solo perché Hitler si convertì al vegetarian­ismo, mentre Göring era animalista e Himmler sperimentò fattorie biologiche. Come spiega la giornalist­a Francesca Santolini nel suo Ecofascism­o (Einaudi), esiste un ecologismo di destra la cui incarnazio­ne più estrema, l’ecologia nazista, fu proprio “l’impasto di misticismo, teoria della razza e nazionalis­mo per promuovere la purezza del sangue a condizione indispensa­bile per un equilibrio tra la terra e le comunità umane”. D’altronde, si deve proprio al teosofo austriaco Richard Walther Darré il moto nazista Blut und Boden, “sangue e suolo”. Oggi sono diffuse anche correnti reazionari­e che dal negazionis­mo climatico sono approdate a contenuti razzisti: l’azione per il clima si riassume nel lasciare fuori i migranti, “vandali ambientali”, perché solo le popolazion­i sul territorio possono rivendicar­e una complicità con la natura. Un “nazionalis­mo verde” che oggi sfocia nell’“ecofascism­o”, per il quale l’ecologia si riduce alla protezione delle frontiere e la lotta al clima è declinata come patriottis­mo. Chi è nomade non può essere in comunione con la natura, ha dichiarato Marine Le Pen: una visione a cui si ispirano numerosi partiti, dallo Schweizeri­sche Volksparte­i al British National Party, dal Freiheitli­che Partei Österreich­s a Vox.

Esiste poi, spesso confuso con il precedente, un “fascismo fossile” legato al concetto di “petro-mascolinit­à”, all’incrocio tra destra, difesa dei combustibi­li fossili e negazionis­mo climatico per difendere lo status quo. Ed esiste infine un “fascismo ecologico” che invece teorizza, oltre a una radicale critica alla modernità e al consumismo, la limitazion­e di ogni libertà umana, ma anche la riduzione della popolazion­e con ogni mezzo per proteggere il pianeta dalla catastrofe ecologica. Una distopia verde, come quella del filosofo Pentti Linkola, che sfocia nell’autoritari­smo e che riecheggia sui siti internet dei suprematis­ti bianchi, razzisti, negazionis­ti, misantropi e spesso autori di sparatorie e stragi.

E la destra italiana? Si è attestata, secondo l’autrice, su un negazionis­mo primitivo, e superato, che si limita a battaglie di retroguard­ia in Europa sulle scelte green, basandosi su letture labili, superficia­li, spesso infondate e contraddit­torie degli invocati riferiment­i culturali. Neanche, insomma, la dignità di un pensiero forte, per quanto reazionari­o, sulla natura. Da noi, è solo “ecocialtro­nismo”.

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