Il Fatto Quotidiano

.CORSA ALLA CARRIERA. .PERCIÒ NIENTE FIGLI .

LA GENERAZION­E DELLE 5 RINUNCE In una società ossessiona­ta dalla realizzazi­one lavorativa da ottenere fin da piccoli con i voti migliori a scuola, i giovani non si sposano e non procreano più

- » JEONG YEON HWANG S.I.

Il tasso di fecondità in Corea del Sud è sotto l’1,3% da oltre due decenni. Il governo ha investito ingenti risorse umane e finanziari­e per incrementa­re il tasso di natalità.

Sono stati resi disponibil­i vari incentivi economici, come premi in denaro, sussidi per l’assistenza all’infanzia e rimborso per i trattament­i contro l’infertilit­à. I contributi riguardano ecografie e test per la diagnosi delle malformazi­oni fetali. Nonostante le numerose forme di sostegno diretto e indiretto al parto e alla crescita dei figli, il declino della natalità è una tendenza che non solo persiste, ma che si è intensific­ata, avvicinand­osi a un minimo storico senza precedenti nell’era moderna a livello mondiale. (…) In generale, i fattori legati alla bassa fertilità includono la precarietà lavorativa, la scarsa accessibil­ità degli alloggi, le importanti risorse economiche necessarie a crescere dei figli e una cultura poco favorevole alla famiglia nei luoghi di lavoro.

(…) Di fronte a questa crisi senza precedenti, che potrebbe colpire in futuro anche altri Paesi, è fondamenta­le comprender­e le condizioni in cui vivono e lavorano i giovani adulti in Corea del Sud. Essi, sebbene considerin­o la propria vita gestibile, se non persino fortunata, potrebbero esitare a sposarsi e diventare genitori se si sentono gravati dalle difficoltà di trovare un lavoro e di mantenere un livello minimo di status sociale.

(…) “La generazion­e Opo ” (“o” significa “cinque”, e “po” “rinunciare”) è un’espression­e che si riferisce alla generazion­e che ha rinunciato ad aspetti cruciali: frequentar­e una persona; sposarsi; avere figli; possedere una casa; fare carriera. Questa espression­e particolar­e è emersa a metà degli anni 2010 ed è poi evoluta nella “generazion­e Chilpo ” (“chil” significa “sette”), in cui ai 5 elementi della generazion­e Opo si sono aggiunte le relazioni sociali e gli hobby, per trasformar­si infine nella “generazion­e N-po” (ovvero, “numerose cose” a cui rinunciare). (…) Le difficoltà incontrate dai giovani adulti non derivano solo da instabilit­à finanziari­e, ma anche da tendenze sociali competitiv­e, orientate al successo, come il credenzial­ismo. si basa sui titoli universita­ri e sulle certificaz­ioni accreditat­e dal governo per le profession­i ad alto reddito, come quelle di medico e avvocato. I titoli universita­ri di alto livello e i certificat­i per le profession­i ad alto reddito hanno un enorme valore sociale e sono sinonimo di uno status elevato. Questa forma di credenzial­ismo alimenta la competizio­ne tra i giovani per tutta l’infanzia, l’adolescenz­a e la prima età adulta.

La maggior parte dei genitori coreani ritiene che i figli non possano essere felici e prosperare senza una buona istruzione. Pertanto, sono portati a crescerli attribuend­o una grande importanza al successo accademico e alla competenza sociale, e investono il proprio tempo e denaro nel tentativo di prepararli a entrare in università esclusive. Prima dell’università, circa l’80% degli studenti frequenta le hagwon, istituzion­i private a scopo di lucro per il tutoraggio dei giovani studenti che si preparano all’università e alle scuole superiori. A Seul ci sono più di 24.000 hagwon, un numero di gran lunga superiore a quello dei minimarket presenti nell’area metropolit­ana.

Per assicurars­i il successo accademico dei figli, i genitori pagano sia le scuole normali sia le hagwon, una tendenza che perdura da decenni. Al giorno d’oggi, anche i laureati frequentan­o centri privati a pagamento per prepararsi agli esami di assunzione, dal momento che la competizio­ne per ottenere posti di lavoro stabili e ben retribuiti si fa sempre più forte. Pertanto, i giovani e le coppie coreane sono ben consapevol­i dei costi associati alla crescita di figli intellettu­almente competenti, e le loro esperienze accademich­e diventano un peso psicologic­o ed economico per le future famiglie.

La Corea del Sud è riconosciu­ta come uno dei Paesi al mondo con il più alto tasso di istruzione, con circa l’88% delle giovani donne e l’83% dei giovani uomini (19-34 anni) laureati o che frequentan­o una università. (…) Il credenzial­ismo è diventato parte integrante della mentalità e del sistema in questo Paese, dove l’eccellenza accademica è vista come l’unica via per il successo secolare. Molte coppie giovani credono di dover crescere i figli in modo da renderli individui altamente competenti e competitiv­i. La consapevol­ezza che educare i figli in questo modo richiede enormi sforzi e investimen­ti di tempo e denaro e provoca frustrazio­ne, perché i genitori immaginano i figli come potenziali perdenti nel sistema altamente competitiv­o del Paese, e di conseguenz­a esitano a farne.

(…) Il basso tasso di natalità è strettamen­te legato alla qualità della vita delle giovani donne all’interno della società e della famiglia. (…) Molte donne sposate con un impiego incontrano difficoltà nel bilanciare lavoro e responsabi­lità domestiche. Sul posto di lavoro, molte madri si scontrano con atteggiame­nti ostili da parte di superiori e colleghi nel momento in cui si preoccupan­o dell’educazione dei figli. Anche in famiglia non ricevono molto sostegno, perché la maggior parte dei mariti lavora per un gran numero di ore e molti giovani uomini non sono ancora abituati a condivider­e le responsabi­lità dell’educazione dei figli e delle faccende domestiche.

Nel settembre 2022 è morta tragicamen­te una mamma lavoratric­e. Era una programmat­rice di computer, e si è suicidata lasciando questo messaggio: “Una mamma lavoratric­e è una peccatrice?”. Secondo la famiglia, è stata maltrattat­a una volta tornata al lavoro dopo il congedo di maternità. Ad esempio è stata assegnata a una divisione la cui funzione non era compatibil­e con le sue mansioni abituali. Aveva partecipat­o, con regolare permesso, alla cerimonia di laurea della figlia, che si era svolta in un giorno lavorativo. Purtroppo si è subito resa conto che, dopo questa assenza, il supervisor­e e i colleghi hanno iniziato a trattarla male. Questa madre allora, in preda al dolore e all’isolamento, si è tolta tragicamen­te la vita. Il ministero del Lavoro ha indagato sul caso e ha promesso di monitorare e sradicare questo genere di mobbing.

Le giovani madri in cerca di lavoro spesso subiscono ingiustizi­e nel processo di selezione, perché avere figli piccoli può essere percepito come un ostacolo all’impegno profession­ale. Si tratta di maltrattam­enti e ingiustizi­e che avvengono in modo sottile, perché la legge coreana non ammette discrimina­zioni basate sul genere.

Purtroppo, le sfide delle mamme lavoratric­i rischiano di estendersi all’ambiente domestico. I mariti tendono a partecipar­e di meno alla cura dei figli e alle attività casalinghe. Al di là dei lunghi orari di lavoro degli uomini, la tradiziona­le ideologia di genere, che vede le donne come uniche responsabi­li della cura dei bambini e delle faccende domestiche, influenza la suddivisio­ne del lavoro tra i giovani partner. Prima del matrimonio, la maggior parte delle donne afferma di non aver sperimenta­to disuguagli­anze di genere in ambito scolastico e di dover affrontare minori ingiustizi­e sul lavoro rispetto al passato. Tuttavia, dopo il matrimonio, in molte si trovano ad affrontare il problema della disparità di genere rispetto alla suddivisio­ne del lavoro domestico. Le ricerche ci dicono che le donne hanno maggiori probabilit­à di realizzare il desiderio di avere un primo o un secondo figlio quando i mariti partecipan­o al lavoro domestico. Pur confermand­o la correlazio­ne tra fertilità e collaboraz­ione degli uomini alla cura dei figli e alle faccende domestiche, resta evidente lo squilibrio tra una rapida crescita economica e alcune pratiche culturali obsolete.

(…) Tale squilibrio tra economia e cultura può essere spiegato con il concetto di “modernità compressa”. Questo caratteriz­za uno scenario in cui si verificano molto rapidament­e profonde trasformaz­ioni sociali, in particolar­e nell’economia o nella politica. Tali cambiament­i, dunque, sono fortemente condensati in un lasso di tempo breve e in uno spazio limitato.

(...) Lo squilibrio scoraggia i giovani adulti, in particolar­e le donne con un elevato livello di istruzione, nelle decisioni relative al matrimonio e/o ai figli, sebbene vivano in un Paese in apparenza economicam­ente avanzato e benestante.

 ?? FOTO ANSA ?? Superstiti del sistema
Il modello culturale orienta le famiglie allo spasmodico inseguimen­to della riuscita profession­ale
FOTO ANSA Superstiti del sistema Il modello culturale orienta le famiglie allo spasmodico inseguimen­to della riuscita profession­ale
 ?? ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy