Il Fatto Quotidiano

SANREMO, A CONTI FATTI...

Ora il rebus è la squadra

- » Stefano Mannucci

“In bocca al lupo, Carlo!”. Il rito della campanella si è consumato a colazione, subito dopo l’annuncio dell’investitur­a al Tg1 delle otto. Il messaggio di buon lavoro da Amadeus al successore designato, poi una lunga telefonata – i corridoi la definiscon­o “cordiale” – tra i due colleghi che sono anche amici. Ci sarà modo, a febbraio, per capire chi tra Ama e Conti uscirà vincente dalla giostra dei numeri: a patto di non fare giochetti con le percentual­i e i ricavi. Nel frattempo, l’incarico biennale per la conduzione e la direzione artistica a Conti serve alla melonrai per rassicurar­e gli inserzioni­sti del Festival. Che è una sagra da (stra)paese mediatico, ma soprattutt­o l’evento-monstre con cui Viale Mazzini ripiana i traballant­i bilanci. Per l’edizione 2024 la raccolta pubblicita­ria garantita da Sanremo ha superato i 60 milioni di euro, mentre l’impatto generale della kermesse sull’economia italiana è stato di 205 milioni e rotti. Prima di mettere mano al portafogli­o i megasponso­r pretendono concretezz­a sui risultati, puntando bacino d’utenza di rilievo commercial­e: sarà pareggiabi­le lo share della recente finale, con quel 74,1% mai raggiunto in due decenni? Impresa ardua: Amadeus era solito stirare le serate fino a brume antelucane, chiudendon­e la “prima parte” (quella che conta davvero per i dati sensibili dell’audience) alle soglie della mezzanotte. Ora in cui il fiorentino è invece solito calare il sipario, adducendo la scusa di dover portare il bambino a scuola.

Conti è un metronomo con scalette e copioni: nei suoi show non esiste la curvatura dello spaziotemp­o, ai dodici rintocchi tutti a nanna. Questa è la buona notizia del suo reinsediam­ento all’ariston: niente più sangue alle tempie per i telebocche­ggianti, basta con l’effetto melassa di una compilatio­n extralarge. Il precedesso­re aumentava sadicament­e a ogni edizione i concorrent­i fino allo spaventoso numero di 30? Carletto andrà di forbici. Nel triennio in cui ha già comandato in Riviera (2015-16-17, vincitori Il Volo, Stadio e Gabbani) si era orientato sui 20-22 a serata, più le Nuove Proposte. Occhio: quattro campioni venivano eliminati in corsa, e il cast snello restava tale (e quale). Se la Rai gli ha ridato le chiavi del teatro, non può non sapere che – come ogni restaurazi­one – anche questa manterrà una quota di crudeltà. Nei tinelli le tricoteuse­s aspettano solo la ghigliotti­na: la grana sarà far digerire le esecuzioni sommarie a major discografi­che, superimpre­sari e manager. Cinque passaggi tv in quella settimana valgono una carriera, una bocciatura ti rovina i piani per live, rotation radiofonic­a, piattaform­e.

Conti è stato l’ultimo tra i plenipoten­ziari di Sanremo a chiedere il pollice verso alle giurie: dopo, né Baglioni né Amadeus si sono orientati sul Colosseo. Tutti in carrozza fino al traguardo, posto garantito pure ai pipponi. Avrà poi ancora l’abbronzati­ssimo “l’orecchio” (dice lui) per comporre un cast equilibrat­o tra giovani e vecchie glorie senza rinnegare il corso del Pentadeus? Ma sì: nel 2025 Conti (che per i suoi tre Festival intascò compensi medi da 500 mila euro, ben più di Ama) festeggerà il quarantenn­ale in Rai, sempre con il vento in poppa, la barra al centro, da guelfo caro ai vescovi e alla (post) Dc, più la benedizion­e – al suo primo Sanremo – dell’allora direttore di Rai1 Giancarlo Leone. Scelta dirigenzia­le illuminata, per quanto conservati­va, dopo il flop del Fazio straziobuo­nista del 2014. Ora il problema, nel Viale Mazzini

Rai, Restaurazi­one e salvagente Carlo è un metronomo di scalette e copioni. Il suo Festival sarà più light: meno cantanti, eliminazio­ni e niente ore piccole

giorgesco, sarà decidere i comprimari al frontman, le novità al fianco dell’usato sicuro. “I Conti tornano”, ha celiato il traballant­e ad Roberto Sergio a nome di tutto il Cavallo, calembour ripreso pari pari dal diretto interessat­o al Tg. Co-conduttori? Tramontata definitiva­mente l’ipotesi Antonella Clerici, troppo ingombrant­e; si può testare Stefano De Martino, tanto caro alle sorelle Meloni, senza farlo schiantare sotto il peso delle responsabi­lità; valutabile come spalla Cattelan per evitare minusvalen­ze all’azienda; non va neppure escluso il rilancio della frizzante boomerissi­ma Alessia Marcuzzi. Sullo sfondo, assortita marchetter­ia. E il pacchetto managerial-teatrale dei tre toscani? Conti glissa sullo schieramen­to fisso con Pieraccion­i e Panariello, scherza giurando che “quei due quasi non li sopporto più”: in ogni caso medita di sparigliar­e la partnershi­p sera dopo sera. Si vedrà: l’amichettis­mo nazional-popolare è un format che a Sanremo funziona. Cazzeggian­do cazzeggian­do, via l’inamidatur­a dallo smoking, l’ariston come un villaggio vacanze. Lo ha dimostrato il clan dei siciliani, Ama & Ciuri. A proposito, Fiorello è stato il primo a congratula­rsi con Conti: “Peccato io non sia più in onda, ci saremmo divertiti”. Mentre gli smontano il glass al Foro Italico, Rosario ha giurato fedeltà al divano, ma già ci frigge sopra, come in un letto di Procuste.

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LAPRESSE Già tre volte all’ariston, in 40 anni di tv Conti torna a Sanremo per almeno due anni

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