SANREMO, A CONTI FATTI...
Ora il rebus è la squadra
“In bocca al lupo, Carlo!”. Il rito della campanella si è consumato a colazione, subito dopo l’annuncio dell’investitura al Tg1 delle otto. Il messaggio di buon lavoro da Amadeus al successore designato, poi una lunga telefonata – i corridoi la definiscono “cordiale” – tra i due colleghi che sono anche amici. Ci sarà modo, a febbraio, per capire chi tra Ama e Conti uscirà vincente dalla giostra dei numeri: a patto di non fare giochetti con le percentuali e i ricavi. Nel frattempo, l’incarico biennale per la conduzione e la direzione artistica a Conti serve alla melonrai per rassicurare gli inserzionisti del Festival. Che è una sagra da (stra)paese mediatico, ma soprattutto l’evento-monstre con cui Viale Mazzini ripiana i traballanti bilanci. Per l’edizione 2024 la raccolta pubblicitaria garantita da Sanremo ha superato i 60 milioni di euro, mentre l’impatto generale della kermesse sull’economia italiana è stato di 205 milioni e rotti. Prima di mettere mano al portafoglio i megasponsor pretendono concretezza sui risultati, puntando bacino d’utenza di rilievo commerciale: sarà pareggiabile lo share della recente finale, con quel 74,1% mai raggiunto in due decenni? Impresa ardua: Amadeus era solito stirare le serate fino a brume antelucane, chiudendone la “prima parte” (quella che conta davvero per i dati sensibili dell’audience) alle soglie della mezzanotte. Ora in cui il fiorentino è invece solito calare il sipario, adducendo la scusa di dover portare il bambino a scuola.
Conti è un metronomo con scalette e copioni: nei suoi show non esiste la curvatura dello spaziotempo, ai dodici rintocchi tutti a nanna. Questa è la buona notizia del suo reinsediamento all’ariston: niente più sangue alle tempie per i teleboccheggianti, basta con l’effetto melassa di una compilation extralarge. Il precedessore aumentava sadicamente a ogni edizione i concorrenti fino allo spaventoso numero di 30? Carletto andrà di forbici. Nel triennio in cui ha già comandato in Riviera (2015-16-17, vincitori Il Volo, Stadio e Gabbani) si era orientato sui 20-22 a serata, più le Nuove Proposte. Occhio: quattro campioni venivano eliminati in corsa, e il cast snello restava tale (e quale). Se la Rai gli ha ridato le chiavi del teatro, non può non sapere che – come ogni restaurazione – anche questa manterrà una quota di crudeltà. Nei tinelli le tricoteuses aspettano solo la ghigliottina: la grana sarà far digerire le esecuzioni sommarie a major discografiche, superimpresari e manager. Cinque passaggi tv in quella settimana valgono una carriera, una bocciatura ti rovina i piani per live, rotation radiofonica, piattaforme.
Conti è stato l’ultimo tra i plenipotenziari di Sanremo a chiedere il pollice verso alle giurie: dopo, né Baglioni né Amadeus si sono orientati sul Colosseo. Tutti in carrozza fino al traguardo, posto garantito pure ai pipponi. Avrà poi ancora l’abbronzatissimo “l’orecchio” (dice lui) per comporre un cast equilibrato tra giovani e vecchie glorie senza rinnegare il corso del Pentadeus? Ma sì: nel 2025 Conti (che per i suoi tre Festival intascò compensi medi da 500 mila euro, ben più di Ama) festeggerà il quarantennale in Rai, sempre con il vento in poppa, la barra al centro, da guelfo caro ai vescovi e alla (post) Dc, più la benedizione – al suo primo Sanremo – dell’allora direttore di Rai1 Giancarlo Leone. Scelta dirigenziale illuminata, per quanto conservativa, dopo il flop del Fazio straziobuonista del 2014. Ora il problema, nel Viale Mazzini
Rai, Restaurazione e salvagente Carlo è un metronomo di scalette e copioni. Il suo Festival sarà più light: meno cantanti, eliminazioni e niente ore piccole
giorgesco, sarà decidere i comprimari al frontman, le novità al fianco dell’usato sicuro. “I Conti tornano”, ha celiato il traballante ad Roberto Sergio a nome di tutto il Cavallo, calembour ripreso pari pari dal diretto interessato al Tg. Co-conduttori? Tramontata definitivamente l’ipotesi Antonella Clerici, troppo ingombrante; si può testare Stefano De Martino, tanto caro alle sorelle Meloni, senza farlo schiantare sotto il peso delle responsabilità; valutabile come spalla Cattelan per evitare minusvalenze all’azienda; non va neppure escluso il rilancio della frizzante boomerissima Alessia Marcuzzi. Sullo sfondo, assortita marchetteria. E il pacchetto managerial-teatrale dei tre toscani? Conti glissa sullo schieramento fisso con Pieraccioni e Panariello, scherza giurando che “quei due quasi non li sopporto più”: in ogni caso medita di sparigliare la partnership sera dopo sera. Si vedrà: l’amichettismo nazional-popolare è un format che a Sanremo funziona. Cazzeggiando cazzeggiando, via l’inamidatura dallo smoking, l’ariston come un villaggio vacanze. Lo ha dimostrato il clan dei siciliani, Ama & Ciuri. A proposito, Fiorello è stato il primo a congratularsi con Conti: “Peccato io non sia più in onda, ci saremmo divertiti”. Mentre gli smontano il glass al Foro Italico, Rosario ha giurato fedeltà al divano, ma già ci frigge sopra, come in un letto di Procuste.