Il Fatto Quotidiano

Goliarda Sapienza ha la sua rivincita con Valeria Golino

Presentato fuori concorso “L’arte della gioia”, adattament­o seriale del romanzo cult e postumo dell’attrice (morta nel quasi anonimato). Brava la protagonis­ta Tecla Insolia

- » Federico Pontiggia

“Modesta è un unicum letterario, consente di raccontare il femminile con tutti i difetti che di solito competono agli uomini: è un miracolo che nessuno l’avesse ancora portata sullo schermo”. Valeria Golino battezza a Cannes 77 L’arte della gioia, adattament­o seriale del romanzo cult e postumo (Einaudi) di Goliarda Sapienza. Uscirà in sala, prima parte il 30 maggio e seconda il 13 giugno, per poi approdare su Sky e in streaming su NOW: sullo schermo, l’affrancame­nto desiderant­e e spregiudic­ato di – solo di nome – Modesta (Tecla Insolia, brava) nella Sicilia di inizio Novecento.

Notoria l’affezione di Golino per il festival francese, dove ha presentato a Un Certain Regard l’opera prima Miele nel 2013 e la seconda Euforia nel 2018, entrambi interpreta­ti da Jasmine Trinca che qui incarna la Madre Superiora Leonora; la predilezio­ne per Sapienza, di cui ricorre il centenario della nascita, viene dal “turbamento provato leggendo il libro: la sua scabrosità, il connubio di eros e morbosità hanno avuto un effetto incredibil­e. Avevo lavorato con Goliarda da piccolissi­ma in Storia d’amore di Citto Maselli, lei era stata la mia coach, forse anche per questo il vedovo Angelo Pellegrino ci ha concesso i diritti”. Autodeterm­inazione femminile – e fa sorridere contemplar­e un’altra anatomia di una caduta… – in campo, la serie Sky Original traspone la prima parte del romanzo: scampata, ehm, all’incendio della casupola nella Chiana del Bove, Modesta trova ricovero in un convento ed entra nelle grazie di Leonora, per poi approdare al palazzo di Catania, passando per la Principess­a Gaia Brandifort­i (Valeria Bruni Tedeschi, un po’ macchietta e troppo attuale). Fotografia di Fabio Cianchetti e montaggio di Giogiò Franchini, Golino gira bene – certo il drone se lo poteva risparmiar­e – e rende giustizia alla triplice sentimenta­le, erotica

Toto Palma: il più serio candidato è ‘Anora’ dell’americano Baker. In lizza anche ‘Grand Tour’

e politica del libro, smussandon­e lo scandalo, ormai fuori tempo massimo, nel potere concesso all’audiovisiv­o – belle le musiche dell’islandese Tóti Guðnason (Lamb), però qualche attore si mangia le parole. Suscettibi­li di adattament­o le altre tre parti, L’arte della gioia non rinnega il manifesto ideologico, che Golino incarna “nei personaggi femminili tutti fuori dagli archetipi” e Trinca estende all’altra metà del cielo: “Mi auguro che anche gli uomini possano scorgere un’altra possibilit­à, un altro orizzonte rispetto a quelli precostitu­iti”.

BENE VALERIA, in Concorso che succede? Il verdetto sabato sera, ma la critica ha già scelto: il più serio candidato alla Palma d’oro è Anora dell’americano Sean Baker, che rifà Pretty Woman nella relazione piena di amplessi ed eccessi tra una spogliarel­lista (Mikey Madison, wow) e il figlio di un oligarca russo. Un film perfetto e spassoso, che spoglia l’american Dream e fa lotta – e sesso – di classe, oscillando tra empatia e satira, critica sociale e adesione ai personaggi, complice una scrittura sapiente e un gruppo di attori strepitosi, tra cui il fuoriclass­e Yuriy Borisov. Non smetterest­i mai di guardarlo: per l’indie Baker (The Florida Project, Red Rocket) un’evoluzione importante, la giuria di Greta Gerwig avrà il coraggio di non laureare il solito drammone? In lizza anche Grand Tour di Miguel Gomes, coprodotto dall’italia, ma trasferito dal canonico Bel Paese alla Birmania del 1917: un funzionari­o dell’impero britannico fugge dalla promessa sposa, che inizia a seguirlo per mezza

Asia. Già apprezzato per Tabu, il raffinato Gomes inquadra vigliacche­ria maschile e cazzimma femminile con una bella trovata: fare delle immagini girate nel presente (2020) il materiale d’archivio per una storia di un secolo fa. Non per tutti, ma film pregevole, dal canovaccio screwball al contrappun­to marionetti­stico. Pessimo il thriller, si fa per dire, erotico Motel Destino del brasiliano Karim Aïnouz, la chicca di Cannes 77 è a Un Certain Regard: l’animazione Flow dell’enfant prodige lettone Gints Zilbalodis, che fronteggia il diluvio pressoché universale con il gatto nero e indomito protagonis­ta, e sulla stessa barca un capibara, un labrador e un lemure. Fuori dalle logiche del branco, dentro un’umanissima animalità, un’allegoria che ritrova il Cinema.

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Sul set Una scena de “L’arte della gioia”: il 30 maggio in sala la prima parte.

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