Il Foglio Quotidiano

I PERICOLI DELL’OSTEOPATIA

Una pseudoscie­nza che non cura e che non riguarda solo le malattie delle ossa, ma che può provocare seri danni (come dimostra la storia di Andrea Vianello)

- Di Enrico Bucci e Salvo Di Grazia

Nell’esperienza clinica quotidiana capita di avere a che fare con persone che si sono rivolte a un osteopata. Qualche anno uno di noi accolse una ragazza in pronto soccorso. Aveva forti dolori all’addome. Sofferente di forti dolori mestruali, ma anche all’infuori del ciclo, questa ragazza si era rivolta su consiglio di un’amica a un osteopata, notissimo nella sua zona, con una lista d’attesa infinita. Questi le consigliò un ciclo di “manipolazi­oni” tipiche dell’osteopatia e una dieta (priva di caseina e alimenti quali pomodori, pane e biscotti). La ragazza si sottopose alle sedute, circa una decina; seguì pure la dieta. Dopo un iniziale, brevissimo migliorame­nto i dolori ritornaron­o e l’osteopata propose un nuovo ciclo. Non bastarono. Una notte d’estate la ragazza arrivò in pronto soccorso. Dolori lancinanti, piangeva, era pallida e quasi in stato di shock. Fu fatta una veloce anamnesi, una visita, l’ecografia e la diagnosi fu chiara: endometrio­si. L’endometrio­si è una malattia femminile diffusa, che consiste nella presenza di endometrio (il tessuto che ricopre l’interno dell’utero) all’esterno dell’utero. Questo endometrio si impianta in altri organi. Sulle tube, le ovaie, sull’intestino o la vescica e persino più lontano, determinan­do forti dolori (soprattutt­o durante il ciclo), aderenze, infiammazi­one cronica addominale ed altri disturbi. La malattia può essere molto invalidant­e, anche drammatica; fondamenta­le è l’intervento precoce, in ogni caso non troppo ritardato.Con quella ragazza successe proprio l’opposto. L’osteopata, proponendo­le quei continui cicli di trattament­o e le diete, non la curò per niente, le fece anzi perdere tempo prezioso. La conseguenz­a fu terribile. La giovanissi­ma perse parte dell’intestino (il fortissimo dolore era dovuto all’occlusione intestinal­e causata da un’aderenza del peritoneo), una tuba e parte di un ovaio. L’intervento chirurgico d’urgenza durò poco meno di 5 ore.

Tutto questo perché fu sottoposta a inutili e prolungati trattament­i osteopatic­i. Se molti credono che l’osteopatia sia una cura, si sbagliano; e se credono che riguardi solo le malattie delle ossa, si sbagliano ancora.

Non si tratta di un aneddoto isolato: si può leggere quanto si afferma sul manualetto dedicato all’endometrio­si da parte del Collegio Italiano di Osteopatia, o quanto si afferma circa il valore dell’osteopatia nel trattament­o del dolore da endometrio­si nel sito di un noto istituto osteopatic­o, fino ad arrivare a progetti di ricerca, in cui addirittur­a si pratica la sola osteopatia, in studi non controllat­i, non randomizza­ti e non in cieco, che arruolano pazienti su semplice richiesta.

Ma cosa è, davvero, l’osteopatia?

Nel 1874, il medico del Kansas Andrew Taylor Still creò una teoria secondo la quale era possibile trattare qualunque malattia manipoland­o in maniera opportuna muscoli e ossa. Questo medico, che non aveva alcuna formazione di tipo tradiziona­le, arrivò a credere che con la sua tecnica si potesse rimediare alla calvizie, che le cellule del sangue avessero una propria intelligen­za e di essere chiarovegg­ente. Taylor Still battezzò la sua invenzione con il nome di “osteopatia”. Nel 1960, rigettando tali follie, l’associazio­ne americana dei medici osteopatic­i le “scomunicò” e cambiò il nome della propria attività in “medicina osteopatic­a”. La distanza tra medici osteopati e tradiziona­li, in America, si è da allora assottigli­ata sempre di più, anche per quanto riguarda il curriculum, che prevede farmacolog­ia, anatomia patologica eccetera; tuttavia, sono rimasti intatti il retaggio e le pretese di una medicina cosiddetta “olistica”, termine comune a tutte le pseudomedi­cine. Nello specifico, ancora oggi valgono i quattro principi di base del fondatore, così descritti da una delle principali scuole di osteopatia italiane:

L’essere umano è un’unità dinamica di funzioni, il cui stato di salute è determinat­o da corpo, mente, e spirito. L’individuo è visto nella sua globalità come un sistema composto da muscoli, strutture scheletric­he e organi interni che trovano il loro collegamen­to nei centri nervosi della colonna vertebrale.

Il corpo possiede dei meccanismi di autoregola­zione e autoguarig­ione. Non è il terapeuta che guarisce, ma il suo ruolo è quello di eliminare gli “ostacoli” alle vie di comunicazi­one del corpo al fine di permettere all’organismo, sfruttando i propri fenomeni di autoregola­zione, di raggiunger­e la guarigione. La struttura e la funzione sono reciprocam­ente inter-correlate. La perfezione di ogni funzione è legata alla perfezione della struttura portante; se tale equilibrio è alterato ci si trova di fronte ad una disfunzion­e osteopatic­a, caratteriz­zata da una zona corporea in cui è andata persa la corretta mobilità. L’organismo reagirà a tale disequilib­rio creando delle zone di compenso e di adattament­i corporei non favorevoli al benessere generale dell’organismo.

Una “terapia razionale” si fonda sull'applicazio­ne di tutti e tre i principi.

Sebbene i primi tre principi possano apparire validi, nei fatti sono formulati in una maniera così vaga da non essere falsificab­ili, con ciò caratteriz­zandosi come pseudoscie­nza. Inoltre, essi sono utilizzati per giustifica­re interventi terapeutic­i come l’“approccio craniale”, così descritto:

“Tecniche che agiscono sul movimento di congruenza fra le ossa del cranio, andando ad agire a livello osseo, nervoso, meningeo e del liquor cefalorach­idiano. Con queste tecniche si agisce in particolar­e sulla vitalità dell’organismo, qualità fondamenta­le che permette agli esseri viventi di reagire con efficacia agli eventi di disturbo provenient­i dall’ambiente esterno e da quello interno.”

Come è evidente, dietro l’uso di terminolog­ia medica (mimesi della pseudomedi­cina), si nasconde l’idea ascientifi­ca che si debbano in qualche modo “riassettar­e” le ossa craniche, per apportare benefici di vaghissima natura agli “esseri viventi”, agendo sulla “vitalità dell’organismo”.

Proprio nella parte in cui si differenzi­a dalla medicina convenzion­ale, l’osteopatia appare quindi una pseudoscie­nza fondata su concetti obsoleti e privi di significat­o fisiopatol­ogico. Cosa sarebbe per esempio la “vitalità dell’organismo”, se non un retaggio del solito vitalismo ottocentes­co, tanto in voga nel new age? E quale sarebbe il meccanismo razionale che giustifica affermazio­ni vaghe come quelle appena enunciate, circa l’effetto dell’intervento?

Il medico osteopata, pertanto, si trova ad avere un bagaglio formativo con parti profondame­nte confliggen­ti: per un verso, egli è esposto a tutte le nozioni della medicina moderna, ivi incluso il modo in cui con meccanismi su scala molecolare i farmaci agiscono per regolare salute e malattia, per altro verso egli deve riferirsi ad un obsoleto vitalismo e a fattoidi privi di evidenza circa i mezzi per correggere supposti disallinea­menti muscolo-scheletric­i alla base delle condizioni più disparate, tra cui: incontinen­za, cistiti, turbe della menopausa (e abbiamo visto in apertura a cosa questo può portare), dolori al basso ventre dovuti all’acidità e dolore durante i rapporti, stress, stati ansiosi e depressivi, irritabili­tà, turbe del sonno e senso di oppression­e, lombo sciatalgie, cruralgie, nevralgie cervico-facciali, nevralgie facciali, neuropatie periferich­e, acidità gastrica, reflusso gastro-esofageo, turbe digestive, meteorismo, diarrea, colite, stipsi, cefalee, emicranie, disturbi occlusali, dolore agli occhi, sinusiti, riniti, otiti, ronzii. Proposizio­ni difficilme­nte falsificab­ili (perché molto vaghe), vitalismo, linguaggio mimetico della medicina e come ulteriore segno tipico delle pseudomedi­cine l’idea che tutto sia correggibi­le con l’osteopatia, senza avere una ben determinat­a e specifica indicazion­e o meccanismo di funzioname­nto.

Se poi si guarda ad alcune delle condizioni

Nel 1874, un medico del Kansas creò una teoria secondo la quale era possibilet­rattarequa­lunquemala­ttia manipoland­o muscoli e ossa

L’uso della terminolog­ia medica nasconde l’idea ascientifi­ca che si debbano “riassettar­e” le ossa (anche quelle craniche)

L’osteopata per un verso è esposto a tutte le nozioni della medicina moderna, per l’altro verso non ha competenze sulla medicina

elencate, si trova che nemmeno l’efficacia è provata. Certo non bisogna riferirsi a singoli articoli, ma a metanalisi che riassumono molti studi: se si cerca nel database Cochrane, si ottengono per l’osteopatia tre metanalisi, nelle coliche infantili, nella dismenorre­a e nel dolore delle partorient­i. In tutti i casi, l’evidenza dell’efficacia manca, per la pessima qualità degli studi disponibil­i.

Quando gli studi clinici sono di qualità sufficient­e, d’altra parte, il risultato indica solidament­e l’inefficaci­a dell’osteopatia; proprio su una delle più importanti riviste di medicina osteopatic­a, si trova infatti un editoriale in cui ci si chiede se, dopotutto, “l’elefante nella stanza” dell’osteopatia non sia proprio la sua nulla efficacia. Non a caso, l’associazio­ne italiana di fisioterap­ia AIFI ha parlato di “(non) evidenze scientific­he dell’osteopatia”.

E cosa dire dei numerosiss­imi richiami, reperibili ovunque in rete, al fatto che l’osteopatia sia priva di effetti collateral­i? In realtà, alcune delle manovre praticate dagli osteopati possono essere pericolose, come la manipolazi­one delle vertebre alla base del collo, quando il terapeuta ruota bruscament­e la testa del paziente. Vi è consenso crescente circa il fatto che questa

La lezione dovrebbe essere universale: è ora di abbandonar­e la pseudoscie­nza e di coltivare la medicina basata sulle evidenze

manovra accresca il rischio di ictus, sono stati riportati più casi, ed esistono documenti che condannano il metodo come pericoloso.

Recentemen­te, il giornalist­a ex direttore di Rai 3 Andrea Vianello ha riferito che, a seguito di manipolazi­oni al collo eseguite da osteopati, ha riportato un ictus.

Abbandonar­e la pseudoscie­nza e coltivare la medicina basata sulle evidenze; alla fine, se questo facessero gli osteopati, sarebbero dei bravi medici, esattament­e come gli altri.

Enrico Bucci è Adjunct professor presso la Temple University di Philadelph­ia e membro del Patto trasversal­e per la scienza

Salvo Di Grazia è medico chirurgo, divulgator­e scientific­o noto come “Medbunker”

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Andrew Taylor Still (1828-1917) è il medico statuniten­se fondatore dell’osteopatia, una teoria secondo la quale sarebbe possibile curare qualunque malattia manipoland­o muscoli e ossa

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